Bauscia Cafè

Ne mancano sei…

Cerchiamo di mantenere l’equilibrio. Regaliamoci almeno noi qualche momento di calma, in cui ci raccontiamo tranquillamente quello che abbiamo visto ieri sera. Ho voglia di ignorare tutte le voci di mercato, le chiacchiere sul futuro di Conte, le polemiche e di focalizzarmi solo ed esclusivamente su quello che stiamo vedendo in campo. Posto che anch’io sono incline durante la partita a farmi prendere dal calore della gara, adesso a freddo credo di poter almeno provare a fare un poco di ordine e ripensare alla nostra situazione con buon senso.

Spegniamo un poco i bollori e diciamo rispettosamente come stanno le cose: abbiamo vinto una partita contro un avversario al culmine della propria mediocrità, questo è il primo punto. Il Torino è stato veramente poca cosa e ha segnato solo ed esclusivamente per un errore grossolano di Handanovic. Insomma, con molta onestà intellettuale partiamo dicendo che abbiamo affrontato in casa una squadra che sta attraversando un periodo davvero difficile e che ieri in campo ha messo davvero poca qualità.

Comunque sia abbiamo vinto, dimostrando di essere una squadra seria. Abbiamo i nostri equilibri, abbiamo le nostre certezze anche in un momento non semplice per noi e tutti i presenti in campo, panchina compresa, mi hanno dato una forte sensazione di unità di intenti. Certo, ci sono delle lacune di carattere qualitativo e non abbiamo espresso un calcio spettacolare, ma abbiamo fatto la partita e dominato per larghi tratti, ottenendo una vittoria assolutamente meritata e cercata. Questo non è casuale e mi preme sottolinearlo.

Nei momenti di difficoltà la cosa più importante è vincere. Oggi abbiamo vinto bene, nonostante un gol subito in maniera inaspettata. Facciamo autocritica e guardiamo avanti, non possiamo tornare indietro su quanto successo in passato. Pensiamo a continuare a vincere ora che siamo al secondo posto, dobbiamo solo pensare a ottenere i tre punti nelle prossime partite e vediamo dove potremo arrivare”

Godin, intervistato dopo la partita.

Nelle ultime uscite è innegabile che ci siano stati diversi alti e bassi, con critiche che comprensibilmente sono piovute all’indirizzo di giocatori e tecnico, non ingiustificate, tra l’altro. Al netto di queste ci troviamo comunque al secondo posto e quando mancano sei gare, che saranno importanti per inquadrare meglio il nostro percorso, siamo ad otto punti dalla capolista. Fino a qui, pur con tutte le critiche che possono essere mosse, siamo in una posizione molto più vicina alla vetta rispetto agli anni passati e abbondantemente in Champion’s League, potendo vantare quattordici punti di vantaggio sulla Roma.

Non intendo al momento sbilanciarmi in nessun senso, onestamente: voglio prima vedere come concluderemo il campionato. Mancano sfide importanti con diverse squadre che hanno ancora qualcosa da chiedere al campionato e l’esito di queste uscite ci permetterà di avere il quadro completo della stagione in base al quale potremo davvero tirare le somme. Prendiamo un bel respiro e – nel caso – mordiamoci la lingua.

Non possiamo lasciarci influenzare ogni tre giorni dal risultato della partita, nel bene e nel male, per valutare la stagione della squadra e dei singoli calciatori. twittalo

Molti si aspettavano probabilmente qualcosa in più da questa stagione. Specialmente dopo un inizio di campionato tanto promettente: 46 punti nel girone di andata ci proiettavano per assurdo ad oltre novanta punti. Sebbene fosse nella natura delle cose mettere in conto una flessione, la società dovrà comunque riflettere sulle ragioni che hanno portato a questo peggioramento nella seconda parte di stagione, purtroppo peggiore rispetto a quanto atteso. Anche l’uscita dalla Coppa Italia nella doppia sfida con il Napoli è motivo di delusione: le due gare sono erano ampiamente alla nostra portata ed era lecito attendersi qualcosa di diverso.

Sulla nostra prestazione europea molto è ancora da scrivere e avremo solo ad Agosto un verdetto definitivo. Quello che è apparso dal girone di Champion’s League è che, sebbene il nostro girone fosse certamente complesso e a tratti si sia anche espresso un buon calcio, ci manca ancora qualcosa per tornare ad essere realmente competitivi in Europa.

Grida vendetta il secondo tempo di Dortmund, gara dove di fatto ci sarebbe bastato un pareggio e dove abbiamo mostrato un’Inter a due facce: tanto bella nel primo tempo, quanto nulla e passiva nel secondo. Un leit-motiv che abbiamo visto anche in altre uscite importanti quest’anno.

Naturalmente, abbiamo ritrovato anche delle certezze quest’anno, va detto. Ad inizio stagione venivamo da uno scossone importante sul piano della rosa e la squadra era stata ridisegnata nei suoi giocatori chiave e nel sistema di gioco. Dopo un anno possiamo dire che Lautaro Martinez sia un ottimo giocatore, ancora giovane, che ha acquisito una dimensione differente rispetto ad un anno fa e che Lukaku sia perfettamente in grado di vestire la maglia numero nove dell’Internazionale di Milano. La rosa qualitativamente sembra essere cresciuta.

Ci sono delle riflessioni che andranno fatte e si dovrà valutare come operare in sede di mercato. Indipendentemente dalle valutazioni, che spettano alla società e al tecnico, il mio augurio è che si continui ad andare nella direzione tracciata lo scorso anno, con investimenti funzionali al gioco e futuribili. Conte ieri nell’intervista rilasciata a Sky ha insistito sull’idea di un progetto triennale e sul percorso da fare, quindi spero che si continui a crescere mettendo a disposizione dell’allenatore una rosa più forte e completa di quella di quest’anno, spogliata delle lacune che ha accusato in questa stagione.

“Ci vuole del tempo, in altri anni ho sorpreso perché ho portato subito la squadra alla vittoria o ho vinto qualcosa. Sono arrivato all’Inter con tanto entusiasmo, ho iniziato un progetto che ha la durata di tre anni, poi magari il presidente mi può allungare il contratto. So che c’è una strada lunga da fare, però al tempo stesso non voglio essere di troppo. Se sono contenti del mio lavoro, e penso che sia così perché me lo dicono, non vedo perché non si possa continuare.”

Antonio Conte, intervistato da Sky Sport.

Le parole del tecnico mi sono parse equilibrate, lucide e concilianti. Vedremo in futuro quello che si potrà fare, in accordo con le disposizioni della società, ma su queste basi credo che ci siano ampi margini per costruire un’Inter più forte la prossima stagione.

Qualche parola è giusto spenderla anche su Eriksen, nelle ultime partite poco utilizzato. Anche in questo caso Conte è stato molto chiaro, evidenziando come la stella polare delle sue scelte sia non il nome del calciatore, ma l’apporto che questo può, secondo lui, dare in campo in quel dato momento. Posto che ritengo il danese un calciatore di grandissima qualità, qui la questione è molto semplice: al momento Eriksen non fornisce quel “quid” che Conte desidera. E anche qui devo fare uno sforzo ed uscire dalla mia passione per un giocatore che ho tanto voluto all’Inter e giudicare esclusivamente quello che si è visto in campo finora.

Parto dalla fine e non ci giro troppo intorno: Borja Valero oggi sembra offrire qualcosa in più rispetto ad Eriksen all’interno di questa squadra. E mi tocca anche dire che non è neppure una questione di sistema di gioco. Ieri sera abbiamo giocato 3412, con un centrocampo molto mobile, va sottolineato, ma fondamentalmente abbiamo proposto lo stesso sistema che dovrebbe favorire l’inserimento di Eriksen.

Non mi chiedo se un domani Eriksen potrà proporre quello che ieri ha offerto Borja Valero sul piano del rendimento in campo, perchè sarei folle e sono ampiamente convinto che in prospettiva il danese abbia tutto per interpretare quel ruolo meglio dello spagnolo, ma oggi è effettivamente più indietro e la cosa onestamente mi rattrista.

Torno a dire – e ne sono convinto – che a parer mio il sistema di gioco e gli interpreti che ha intorno non sono i più indicati a valorizzare le sue specifiche qualità, ma dopo aver visto con continuità Borja Valero devo realmente smussare un po’ alcune mie posizioni. Conte non è auto-lesionista, ce lo siamo già detti in passato e se da un lato credo che ci voglia senz’altro pazienza con Eriksen, dall’altro penso che anche lui abbia il dovere di fare un passo in avanti e di alzare il numero di giri.

Il tecnico e il calciatore insomma devono venirsi incontro. La critica a Conte ci può stare, l’invito a disegnare uno schieramento più congruo a quello che è indiscutibilmente un talento è legittima, ma per onestà intellettuale va anche detto poi che, nel momento in cui il 35enne Borja Valero, né atleticamente né tecnicamente superiore a Eriksen, gioca ad buon livello in quel ruolo, interpretando le richieste del tecnico più che dignitosamente, allora urge chiedere anche al giocatore danese uno sforzo nel calarsi meglio nella nuova realtà. Altrimenti non ne usciamo.

Infine, per concludere, una chiosa finale per uno dei talenti più cristallini della squadra che sfortunatamente ha avuto qualche problema fisico di troppo: Alexis Sanchez. Sta salendo di condizione e sembra essere tornato ai livelli di Ottobre: il cileno apprezzato al Camp Nou ce lo ricordiamo tutti. La mia sensazione è che sia ancora un giocatore di grande qualità, che paga dazio a qualche acciacco fisico e che purtroppo mentalmente veniva da una stagione davvero difficile al Manchester United.

Anche sul cileno andranno fatte delle riflessioni, naturalmente di buon senso. Non si può pensare di garantirgli uno stipendio esoso, né di contare pienamente su di lui sotto il profilo dell’integrità fisica, ma è un calciatore che potendo scegliere vorrei sempre all’interno del mio parco attaccanti e che ha qualità uniche che mancano agli altri giocatori offensivi di cui disponiamo.

Il_Casa

Interista, fratello del mondo. Dal 1992 un'unica fede a tinte rigorosamente nerazzurre. Sobrio come Maicon, faticatore come Recoba.

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