Bauscia Cafè

Déja Vu: questo l’ho già visto.

Non so veramente da dove iniziare. Sono intrappolato da qualche ora in un’opprimente sensazione di déjà vu.  A rischio scomunica misuro a passi lenti le stanze di casa mia, come se contassi i metri per la barriera. Che giornataccia. Visto che ancora fatico a somatizzare i fatti, andrò a scindere il dibattito in più pezzi, così da fare ordine mentale mentre scrivo, perchè la voglia di sassare il telecomando contro il televisore oggi è stata molto grande.

Facciamo un bel respiro e partiamo dall’ennesimo pareggio, con quell’amaro sapore di già visto e altri punti buttati nel cesso. L’Inter anche oggi passa in vantaggio con un bel gol di Lautaro, servito da Young con un pregevole cross dalla destra. A nulla servono le grossolane lamentele di tutto il Cagliari e del suo tecnico Maran, che entra in campo denunciando in maniera veemente le indicibili violenze subite dal giovane Walukiewicz nell’occasione. Ammonito Maran, il primo tempo si chiude con una bella parata di Handanovic su un pericoloso colpo di testa cagliaritano.

Nonostante qualche momento di appannamento, soprattutto nel primo tempo dove subiamo a tratti il palleggio del Cagliari, nel secondo tempo abbiamo diverse situazioni in cui manchiamo il raddoppio. Sprechiamo malamente diverse situazioni, accusando mancanza di qualità e cattiveria, mentre il tempo scorre e la partita rimane viva. Ed è proprio in questo momento che comincia  a materializzarsi l’ennesima “fregatura” stagionale.

Come da copione malato, al 78′ Nainggolan, ex della partita, riceve palla e tira rasoterra dalla casa del Signore. Deviazione di Bastoni che mette fuori-tempo l’incolpevole Handanovic, palo e palla che entra mestamente in rete. Un altro gol da mettere nella scatola insieme all’eurogol di Vlahovic ed alle reti di Mancosu e Gosens. Un poker di gol che sancisce per direttissima un lungo periodo di permanenza in purgatorio per molti di noi.

Sotto il profilo calcistico potremmo anche avanzare una riflessione, considerando che, alla difficoltà nel chiudere le partite, recentemente si affianca anche una certa complessità a tenere la porta inviolata. Dal pareggio con la Fiorentina su 6 partite solo in una occasione (con il Genoa) siamo riusciti a non subire gol. La faccenda merita un’analisi, ma abbiamo preso abbastanza bottigliate sui testicoli oggi per tediarci pure su questo e ce lo risparmiamo volentieri.

La partita scorre e Lukaku va vicino ad un gol straordinario. Poi tanta volontà, ma poche occasioni vere, con una squadra parsa consumata e fiacca. Un’Inter di Gennaio, tutto sommato, qualcosa che con le dovute proporzioni si è già vista in altre stagioni in questo periodo. A gara in corso entra Sanchèz, in una posizione a metà tra trequartista e mezz’ala sinistra che francamente considero ripensabile ed entra Di Marco che abbatte un piccione con un imprudente esterno sinistro al volo. Qui si chiude la nostra gara.

Anzi, no. Perchè le giornate di merda vanno sempre nobilitate, arricchite, l’amaro calice è tale sempre fino all’ultima goccia. Al 93′ Lautaro Martinez subisce fallo a centrocampo, ma l’arbitro Manganiello ancora una volta non fischia. Lautaro questa volta non ci sta, protesta e nel giro di dieci secondi gli viene prima mostrato il giallo, poi il rosso diretto che gli costerà verosimilmente il derby.

Qui preferisco non esprimermi apertamente, ma riporto solo qualche dato statistico, da interpretare come preferite. Il Cagliari ha commesso 10 falli con nessun ammonito, mentre l’Inter ha fatto 10 falli per 4 ammoniti e – crème de la crème – un’espulsione per proteste. Invito chi ha visto la partita a chiedersi se questi numeri rappresentano, nell’arco dei novanta e passa minuti, il quadro corretto di quello che è accaduto in campo sul piano dell’agonismo. Sul peso poi di queste ammonizioni nell’arco di una stagione possiamo ragionarci, magari in un’altra occasione.

Non abbiamo pareggiato per colpa dell’arbitro, c’è fastidio per la mancata vittoria. Abbiamo sprecato troppe chance e di tutto questo non si parlava. L’arbitro? Abbiamo solo detto che non ha fischiato mai niente ai nostri attaccanti. Ma non è il motivo del pari.

Samir Handanovic a fine partita.

Handanovic si è espresso correttamente a mio modo di vedere, da Capitano che non cerca giustificazioni. Se non vinci in casa con il Cagliari evidentemente sotto il profilo della prestazione qualcosa non è andato bene. Abbiamo faticato ad andare a prendere il Cagliare nella loro metà campo in modo analogo a quanto fatto a Lecce, per esempio. Siamo stati poco cinici e precisi in situazioni dove invece dovevamo essere più cattivi e concretizzare.

Facciamo quindi “mea culpa” per le occasioni sciupate e gli errori, giustissimo, ma a margine evidenziamo anche che il signor Manganiello abbia concesso ai difensori del Cagliari “la qualunque” sui nostri attaccanti.

Fatto il dovuto inciso, diciamo anche che nelle ultime sette partite di campionato abbiamo pareggiato cinque volte: stiamo attraversando la prima flessione stagionale.

Rimanendo ancorati alla prestazione è evidente che qualcosa non stia funzionando. C’è una statistica interessante emersa oggi in telecronaca: l’Inter – seconda in campionato – è quindicesima per dribbling riusciti e passaggi smarcanti. Vogliamo dare un’interpretazione anche a questo: siamo qualitativamente poveri e abbastanza piatti.

Non per niente le squadre oggi giocano contro di noi sistemandosi a specchio: si adattano. Uomo vs Uomo non riusciamo ad avere la meglio nel duello individuale e a spaccare schieramenti chiusi. Perchè dei 5 pareggi ben 4 sono maturati contro squadre che hanno giocato a specchio contro di noi (Fiorentina, Atalanta, Lecce e Cagliari) con partite molto simili. Anche contro il Verona, a tratti, abbiamo visto qualcosa di analogo.

Quindi per me alla radice di questo calo non vi è un problema di forma fisica oppure di brillantezza. Può darsi che alcuni giocatori siano in leggera flessione, ma è fisiologico nell’arco di una stagione. Il Cagliari in coppa italia si schiera contro di noi con un 4321 e prende quattro gol, laddove potevano essere anche di più. Oggi in campionato – imparata la lezione – si mette a specchio e noi non riusciamo ad essere incisivi.

Il problema quindi per me è qualitativo. Tuttavia ostinarsi anche a gara in corso a mantenere un sistema di gioco su cui l’avversario ti ha preso le misure è un segnale che va compreso e richiede delle riflessioni anche di natura tattica.

Non abbiamo un piano di contingenza. Quando le cose non funzionano e sbattiamo contro un muro, continuiamo a sbatterci contro fino alla fine. Condividi il Tweet

Il nodo della questione per me è che laddove qualitativamente hai delle mancanze, almeno sul piano del sistema di gioco a gara in corso ci puoi mettere mano. Togliere Biraghi e mettere Di Marco, oppure togliere Godin ed inserire Bastoni (come a Lecce), non cambia niente all’avversario. Avessimo due esterni in grado di saltare l’uomo con continuità e due mezz’ali in grado di spaccare il centrocampo potremmo giocare 352 senza mai cambiare, che piova o ci sia il sole, ma se per esempio la squadra fa fatica ad andare a prendere il terzo centrale del Cagliari, magari variare il sitema per semplificare quella situazione può aiutare.

Perchè oggi al netto di tutto quello che ci possiamo correttamente raccontare il Cagliari ha fatto a S. Siro il 60% di possesso palla. Dato che va contestualizzato, certamente, ma che suggerisce anche che i tempi della partita li abbia dettati la squadra di Maran, più che la nostra.

Lungi da me pontificare, ma mi sembra plausibile che in parte gli avversari ci abbiano preso le misure e pensare ad una soluzione, anche situazionale, alternativa al solito spartito ci aiuterebbe a sbrogliare certe situazioni, anche solo sul piano tattico. Sanchèz – per esempio – sono due partite che viene inserito in una posizione ibrida tra mezz’ala sinistra e trequartista, mentre dietro abbiamo sempre tenuto i tre centrali e i due esterni (poco qualitativi) sulle fasce.

In una partita che devi vincere, giocare con tre centrali puri per novanta minuti dove dall’altra parte hai Babacar/Lapadula oppure Simeone/Joao Pedro merita una riflessione: se la mia squadra fatica ad andare a prendere in avanti il sistema a tre avversario, è efficiente perdere un uomo per rivendicare la superiorità numerica nel confronto difensori vs attaccanti? L’alternativa potrebbe essere quella di andare a prendere il terzo centrale avversario con una mezz’ala e il centrocampista avversario con un difensore, come fa l’Atalanta, ma ad oggi non riusciamo a farlo bene.

Insomma siamo qui a leccarci le ferite. Nelle ultime sette gare abbiamo fatto undici punti, senza sconfitta, ma con un calo oggettivo. Verosimilmente ci stiamo ridimensionando e stiamo andando a collocarci in una posizione che meglio rispecchia il nostro valore complessivo. Oggi essere ottimisti è un po’ più difficile, ma vedremo nelle prossime uscite. Molto dipenderà da come e se riusciremo a invertire il trend di questo periodo, tornando ai ritmi di qualche tempo fa. Nel frattempo mancano pochi giorni alla fine del mercato, che speriamo ci porti in dote qualche rinforzo: ne abbiamo bisogno.

Il_Casa

Interista, fratello del mondo. Dal 1992 un'unica fede a tinte rigorosamente nerazzurre. Sobrio come Maicon, faticatore come Recoba.

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