A questo punto giustamente vi chiederete “sì ok va bene, ma se avevi deciso di non vederle più perché oggi ci stai tu a raccontare di questa partita?“. La risposta è semplice: il motivo per cui oggi ci sono qua io a parlare della partita risiede tutto nel bene che voglio a mio padre. Perciò mi sono detto “perché devo privarmi della possibilità di condividere le ultime gioie sportive con mio padre a causa di questi stronzi?“, e quindi eccomi qua.
Tutto questo lungo preambolo per dirvi, sì sono un sostituto.
La prima mezz’ora è un riassunto di tutto quello che non si è visto e che avremmo voluto vedere nelle prime quattro partite del girone: attenzione, intensità, fame e qualità. Nei primi 30 minuti di partita siamo i padroni del campo e finalmente si riesce a tradurre in sostanza le nostre intenzioni. Manovra efficace ed essenziale su tutto il campo grazie al ritrovato Brozovic, autore di una prestazione sontuosa, e con Barella e Lukaku a prendere botte e fare legna contro tutti gli avversari. E proprio da una combinazione di questi tre che nasce il vantaggio nerazzurro, poi finalizzato da Darmian dopo la bella assistenza di Gagliardini.
Dopo l’avvio in quarta, dove dopo il gol sprechiamo almeno due occasioni per il raddoppio, succede che la squadra inizi a rifiatare e a scendere rinculando in difesa lasciando le iniziative ai tedeschi. E come spesso accade, dopo 10/15 minuti in trincea in cui Handanovic è autore di due/tre parate importanti, subiamo il gol del pareggio poco prima delle ripresa. E questo accade per due motivi, uno di natura fisica e uno di natura mentale.
I 15 minuti finali del primo tempo passati in apnea sono dovuti al fatto che il calo fisico è fisiologico e naturale per una squadra che corre tanto contro un’altra che gioca bene la palla. Funziona così. L’altro motivo più preoccupante è che questa squadra capisce poco i momenti della partita, ed è lo stesso errore fatto a Madrid in occasione del terzo gol dei Blancos.
La ripresa riprende con il nostro destino spalle al muro e qui inspiegabilmente scatta nei nostri quella scintilla che era mancata finora in stagione. Brozovic alza i giri del motore e l’ingresso di Hakmi al posto di Darmian da nuova linfa da sfruttare sulle fasce, e nel giro di 10 minuti cambia la storia della partita. O almeno così pare sul momento. Prima al 62° Lautaro prende un palo con un tiro a giro da lontano che fa gridare alla jella scarogna, poi due minuti dopo l’accoppiata Gagliardini-Brozovic recuperano un pallone a centrocampo e il croato verticalizza subito per Lukaku che, da motozappa atomica quale è, tiene botta su Zakaria (entrato apposta nell’intervallo per contenere il belga) e sigla il nuovo vantaggio. La nostra betoniera d’ebano si ripete dopo 10 minuti per il 3-1 in modo da regalarci un po’di tranquillità.
Tranquillità che non sappiamo dove sta di casa visto che pronti via e subito regaliamo il secondo gol al Borussia su un gentile omaggio di Sanchez che invece di aprire di prima per Hakimi pensa bene di provare a scartare due/tre giocatori a centrocampo finendo per perderla. Confermando la tesi che questa squadra capisce poco i momenti della partita. E come se non bastasse a 7 minuti dal 90° il Borussia trova pure il pareggio su un tiro non irresistibile di Plea. Il cuore smette di battere come quella sera del 28 Aprile del 2010, la beffa è nuovamente dietro l’angolo. Ma come quella sera di 10 anni fa una decisione arbitrale ribalta l’esito e dopo una review al VAR il gol viene annullato per la posizione in fuorigioco attivo di Embolo che ostruisce la visuale di Handanovic. Studi scientifici effettuati nella notte hanno rivelato che la distanza tra il piede di Embolo e quello di Bastoni è pari ad una lattina di Coca Cola.
Non paghi nei restanti minuti, inclusi i 6 di recupero, cerchiamo di fare di tutto pur di non chiuderla e rimanere con il fiato sospeso fino al fischio finale ma per una volta il destino è dalla nostra e riusciamo a portare a casa la prima vittoria in Europa che inspiegabilmente, visto il girone pazzo in cui siamo capitati, ci tiene ancora in vita per il passaggio del turno.
Questa partita potrebbe essere la nostra Sliding Doors stagionale e noi ce lo auguriamo con tutto il cuore. twittaloPer il terzo anno di fila ci presentiamo all’ultima partita con la qualificazione ancora a portata di mano, ma questa volta non è tutto solo nelle nostre mani. Con il biscotto si va a casa, senza siamo padroni del nostro destino.
Fatemi concludere questa analisi con un grosso e doveroso applauso a Brozovic che di ritorno dalla positività al Covid-19 non si sa con quali polmoni abbia finito la partita. E anche con la considerazione che il croato non sarà certamente un fenomeno, ma quando è in campo la squadra ha un equilibrio e un senso completamente diverso.
P.S. voglio tranquillizzare subito chi leggendo l’introduzione si fosse iniziato a preoccupare per mio padre. Sta bene e non ha nessun problema fisico, è solo che ha una certa età e purtroppo come tutti noi non è immortale.