Tutta la discussione, inevitabilmente, è partita dall’errore di Gagliardini che sul 2-1 a nostro favore spara sulla traversa a porta spalancata. Chiarendo fin da subito che è indifendibile e che l’errore è imperdonabile, il primo pensiero che viene in mente è quello che Gagliardini è arrivato su quel pallone senza concentrazione e colmo di fatica e da qui il dubbio su quanto questa mancanza di concentrazione dipenda dai giocatori o dall’essere spremuti da uno come Conte. Ed è evidente che se con questo tipo di allenatore, questi giocatori non riescono ad essere concentrati perché troppo cotti o spremuti mentalmente, vuol dire che non vanno bene per il valore dell’Inter. E l’altro discorso che viene di conseguenza è che uno dovrebbe fare la zuppa con gli ingredienti che ha. E se ho ingredienti scarsi è difficile fare una zuppa cinque stelle.
Ma siamo sicuri che in caso di gol del 3-1 la partita sarebbe stata chiusa e il Sassuolo avrebbe smesso di giocare? Perché basta vedere come dopo aver trovato nuovamente il vantaggio con Borja Valero ci siamo fatti riprendere subito, dopo aver sprecato nuovamente l’opportunità di siglare il doppio vantaggio con Candreva. E qui forse si ha una prima risposta su quello che è effettivamente mancato mercoledì: la concentrazione totale della squadra.
Perché da una parte ci sono degli errori dei singoli tipo Gagliardini o Young, che è entrato solo per causare due calci di rigore, ma dall’altra parte c’è il fatto che non è che abbiamo dominato una partita e poi per sfiga o inettitudine non è andata come si voleva. Mercoledì sera c’è stato un problema di atteggiamento, una squadra è entrata in campo per giocare una partita di Serie A e un’altra è entrata in ciabatte e il cocktail in mano. E guarda caso, quella che è entrata in campo bene aveva preso 4 gol la partita prima mentre quella che è entrata col mojito in mano era quella che diceva “Scudetto” appena tre giorni prima. A quel punto capisci che c’è una discrepanza tra parole e fatti, che va oltre il tipo di gioco, va oltre gli errori dei singoli, va oltre l’avversario.
Siamo giunti al punto che i giocatori sono determinanti per le sorti di una squadra e che sono i singoli che fanno la differenza, ma ricordiamoci anche che domani i vari Gagliardini, Candreva, Young e compagnia cantante ce li ritroviamo in campo, o in panchina, e fargli una guerra oggi non risolve nulla se non peggiorare la situazione.
Dopo aver dedicato la prima parte delle nostre riflessioni esclusivamente ai giocatori, è arrivato il momento di fare altrettanto pure sull’allenatore. E la cosa che mi preme chiedere e sapere è: si possono muovere delle critiche anche all’allenatore, in particolare a questo allenatore, o gli sbagli vengono sempre e solo da una parte?
Perché se analizziamo la formazione iniziale salta subito all’occhio come quel turnover, con tutte le riserve contemporaneamente in campo, sia stata una mossa rischiosa e azzardata perché non ha fatto altro che mettere la squadra a dover recuperare la partita in qualche modo e di conseguenza a farla stressare per tutti e 90 i minuti. Scelta che molti allenatori fanno e che quindi non è da imputare solo ed esclusivamente a Conte. Nelle cosiddette partite da turnover sarebbe meglio iniziare sempre con la formazione titolare, o almeno con il maggior numero di titolari possibili, in modo da chiudere subito la pratica e così da gestire il match con l’ingresso dei vari rincalzi. Sopratutto in questo periodo in cui giochi ogni tre/quattro giorni ma hai anche l’opportunità di effettuare i 5 cambi. Gli errori che si sono visti mercoledì sera da parte di Conte sono stati soprattutto dal punto di vista tattico. Sbagliata è stata la posizione di Eriksen dietro le due punte con quel centrocampo alle spalle che non costruiva e non copriva nulla in campo. Il danese è stato lasciato in balia del centrocampo, fatto di piedi buoni, del Sassuolo che ci infilava in velocità senza problemi. Altro sbaglio è stato la posizione di Ranocchia al centro della difesa, facendo sì che Bastoni venisse prese in mezzo da Berardi e Caputo.
La domanda che quindi sorge spontanea è: possiamo affrontare questo finale di campionato giocando ogni tre/quattro giorni solo con i 12 titolari? No non lo possiamo fare, bisogna far giocare tutti alternandoli e cercando di organizzandoli sempre per il meglio. Anche cambiando modulo: difesa a 4 mi leggi?
L’unica cosa logica per una formazione come quella vista contro il Sassuolo è che Conte abbia voluto forzare la mano con la società per mettere in luce la scarsa qualità delle seconde linee. Perché altrimenti non sta in piedi una formazione e un approccio alla partita come quello visto, dato che le rose sono fatte mediamente di trenta giocatori e tutti vanno allenati alla stessa maniera, dal fuoriclasse all’ultimo rincalzo. I concetti di attenzione e mentalità vincente vanno passati a tutto il gruppo. E quello che può generare delle insoddisfazioni rispetto agli altri anni è l’aspettativa nostra, di tutti, quella che questi problemi si potessero risolvere con Conte.
La mano di Conte si deve vedere in queste partite qua. Indipendentemente da chi giochi. Ci aspettiamo che siano queste le partite su cui deve lavorare, perché questo è uno dei più grandi difetti che l’Inter si porta dietro da anni. Però se mentalmente non ottiene più dei predecessori, ci facciamo delle domande. Se il problema è il giocatore scarso allora bastava dare giocatori forti a tutti, da Mazzarri in poi. Se il problema è aspettare, allora bisognava continuare con un allenatore che ha cominciato ad ottenere risultati (vedi Luciano Spalletti). E non nascondiamoci dietro a un dito. Conte non prende 12 milioni all’anno perché insegna bene gli schemi e gioca un calcio che nessun altro sa fare. Li prende perché è considerato il miglior motivatore su piazza, oltre al resto. E su questo le critiche sono legittime. Perché partite come quella di mercoledì ne abbiamo già viste, e purtroppo non una sola. Però difendere Conte facendo finta che sia come gli altri sulla cosa che più lo differenzia dagli altri, non è intellettualmente onesto per come la vediamo noi, e lungi da noi invocarne la cacciata.
Dalla partita di mercoledì sera nessuno si può salvare. Dalla società, perché Gagliardini è stato il primo acquisto di Suning, da Conte e dai giocatori. Tutti devono farsi un esame di coscienza per quanto visto in campo.
Diciamocelo onestamente, con tutte le scusanti del caso, probabilmente qualcosa che non va c'è. Le aspettative forse non erano queste. twittaloCanzone delle domande consuete
Francesco Guccini
Quello che non…, 1990