Bauscia Cafè
Ivan Perisic

Storia di Perisic

Ivan Perisic se ne è andato, abbiamo perso un grandissimo giocatore e un grandissimo professionista.  

Già vi vedo, già vi sento lì a sbuffare e sospirare “Eh ma le liti con Icardi” “Eh ma la poca voglia” “Eh ma la discontinuità”. Sì, avete ragione. Avete tutti quanti ragione, è vero quello che dite. 

Ma Ivan Perisic è stato uno dei migliori giocatori passati dall’Inter negli ultimi 12 anni. Personalmente, lo metterei dietro solo a quei fenomeni che negli anni più recenti ci hanno condotto a trionfi e vittorie sfiorate. Lukaku, Skriniar, Brozovic e forse Lautaro. Stop, basta. Di meglio non s’è visto. Sì Bastoni, sì Eriksen, sì Icardi, sì Hakimi e Barella e chiunque altro vogliate citare, ma la verità è che Ivan Perisic è stato l’Inter per sei stagioni tra il 2015 e il 2022. E non è stata una brutta Inter quella per cui lui è stato fondamentale e determinante in ogni aspetto, tanto quelli negativi (pochi) quanto quelli positivi (e adesso ne parliamo). 

Malestar

Mi ricordo molto bene dove eravamo quando abbiamo preso Ivano. Era l’estate del 2015, avevamo chiuso la stagione Mazzarri-Mancini-maglianeraconrighineazzurreinvisibili all’ottavo posto con 55 punti – lo riscrivo, non so se rendo l’idea: 8, 55. Dietro a Fiorentina, Genoa e Sampdoria, un solo punto davanti al Torino di Ventura e Maxi Lopez, a 32 punti dalla Juventus campione d’Italia e a 14 dalla Lazio di Stefano Pioli, terza e qualificata ai preliminari di Champions.  

Eravamo una non-squadra e a dirla tutta nemmeno lo sapevamo. Se non ci credete, guardate cosa si scriveva ad Appiano per mandare un messaggio alla società. 

Mmmmm

Ecco. 

Poi succede che quell’estate Thohir decide di investire, Kovacic lo tocca eccome e lo manda al Real Madrid per 40 milioni ma al suo posto arrivano Kondogbia, Ljiajic, Jovetic, Montoya (ci sarebbe da scriverci un altro romanzo), Miranda (altro pezzo fondamentale nella risalita) e appunto un’ala sinistra dal Wolfsburg, per 15 milioni, Ivan Perisic. 

I primi mesi sono strani, in una delle prime partite Mancini decide addirittura di schierarlo esterno destro a tutta fascia e diciamo che, per quanto il tempo gli abbia poi dato ragione, la faccenda non finisce bene: Marcos Alonso abusa di lui, Ilicic balla come nelle migliori serate e Handanovic fa l’Handanovic. Risultato 1-4, tripletta di Nikola Kalinic. 

Ciò che è divertente è che eravamo fino a quella partita (la sesta di campionato) primi a punteggio pieno, e primi o giù di lì saremmo rimasti fino a Gennaio. Poi i soliti due mesi di crollo e la ripartenza, firmata Ivan Perisic: dal goal a Verona in poi il croato sale in cattedra e chiude la sua prima stagione nerazzurra a 9 goal e 6 assist in 37 presenze. La squadra rispetto all’anno precedente guadagna 12 punti e chiude – udite udite – al quarto posto dietro solo a Roma, Napoli e Juve. 

Nella prima stagione di Perisic, l’Inter torna più o meno dove deve stare. Sembra il preambolo al ritorno vero e proprio, ma Mancini impazzisce e ad agosto (agosto, non so se vi rendete conto di quanto tardi è agosto nella preparazione di una stagione, una roba di una gravità inaudita) si dimette. Prendiamo De Boer, che fa schifo, e poi lo rimpiazziamo con Stefano Pioli. In qualche modo la stagione si rimette in piedi e a marzo sogniamo addirittura il terzo posto, arrivando allo scontro diretto con soli 6 punti di ritardo dalla Roma migliore di sempre. La partita non va bene, Nainggolan ci distrugge e il finale di campionato è uno dei più vergognosi della nostra storia. Chiudiamo settimi a 62, dopo aver fatto 5 sconfitte e un pareggio tra 30esima e 36esima giornata. Una roba allucinante. 

Rodena je zvijezda

Ciononostante, Ivan Perisic inizia a dimostrare a tutti il suo valore: nel periodo migliore, quello in cui vinciamo 13 partite su 17, lui è devastante. Gol dell’1-0 al Crotone, gol del pari al 90’ nel derby, gol alla Fiorentina, doppietta all’Udinese e gol al Chievo, assist a Palermo e gol al Pescara, doppietta al Cagliari. Chiude il campionato con 11 gol e 9 assist. Per dire: Leao, il nuovo Henry, mister 120 milioni, il fenomeno del Milan (meritatamente, non mi si fraintenda) scudettato, quest’anno ha fatto 11 e 10. Ivano in una stagione terribile fa altrettanto, e quando vivaddio cala la sera si è capito che un giocatore così con quell’Inter non può centrare nulla. Mourinho e il Manchester United lo prendono d’assalto, si parla di 40, 50, 60 milioni, con dichiarazioni d’amore in diretta tv e foto di squadra in cui Perisic si mostra meno contento di uno juventino davanti alla giustizia sportiva. 

Indovina chi non vuole essere lì

Però per qualche motivo rimane. Forse Spalletti e l’hashtag #InterIsComing, forse quel pazzo di Sabatini, forse la famiglia Zhang che lo incatena ad Appiano, si chiude il mercato e Ivan è ancora dei nostri. 

È la prima enorme strettoia del matrimonio Inter-Perisic, che per il momento sopravvive e anzi rinvigorisce. Si firma il rinnovo fino al 2022 e per festeggiare il croato si regala una volée clamorosa contro la Spal. È palese che stiamo parlando di un grandissimo calciatore e la stagione ce lo dimostra: 11 gol e 11 assist, con in mezzo un inverno lunghissimo – quei soliti due mesi – in cui si vocifera di Wanda e Brozo, Sabatini si dimette e l’Inter è più grigia del cielo di Milano. La stagione si chiude con la leggenda di quel Lazio-Inter, “La prende Vecino” e #InterIsHere, siamo tornati in Champions! 

L’Inter è ufficialmente dove deve stare. Tra gli interisti impazzano festa e entusiasmo, prendiamo De Vrij e Vrsaljko, Politano, Keita e Nainggolan ma il meglio deve ancora venire: in Russia Ivan sfodera un mondiale capace di legittimare una carriera e una vita intera. La Croazia arriva in finale per la prima volta nella sua storia e Ivano fa gol (e che gol) e assist in semifinale contro l’Inghilterra per poi pareggiare momentaneamente i conti con una cannonata contro la Francia. 

Tutto il mondo sa ormai chi è e cosa può fare Perisic, e noi interisti siamo orgogliosi di averlo. E rimane, rimane. Non solo, iniziano a girare voci anche circa Luka Modric – che però è vecchio, non ci interessa così tanto (Nainggolan aveva tre anni in meno, sob) – e diciamo che Perisic non fa del suo meglio per smorzare gli animi. 

Ivan è finalmente felice, ha dimostrato quello che doveva e ora si può divertire. Quando rientra, alla seconda di campionato contro il Torino, sembra un giocatore che ha fatto il definitivo salto di qualità: ci mette sette minuti a buttare giù la porta di Sirigu, con un’altra cannonata, stavolta di destro. 

(A proposito, quanti giocatori nella storia hanno calciato bene di destro e sinistro come Perisic?) 

La seconda crisi

La stagione però non va secondo le attese: Icardi e Wanda superano ogni soglia di sopportazione e vengono messi fuori rosa, dopo che in spogliatoio ci sono stati dissidi talmente evidenti da ripercuotersi anche sul campo nel solito atroce mese di gennaio. Perisic è tra i principali colpevoli e, nonostante metta lì comunque una buona stagione (9+8 in 45), a giugno la società decide di epurarlo. 

Stavolta, alla seconda crisi, è la fine – o almeno sembra. Un anno dopo il delirio di Roma e le prodezze russe, Perisic viene scaricato dall’Inter nella maniera più categorica e evidente possibile. Mourinho è disoccupato e sono esplose alcune ali in giro per il mondo, motivo per cui Perisic si accasa al Bayern Monaco con un misero prestito con diritto di riscatto. Sembra un altro, sembra finito, sembra condannato a espiare i suoi peccati. 

Invece – tu guarda – Perisic diventa un giocatore importante anche nella squadra più forte del mondo: 35 presenze, 8 goal e 10 assist nel Bayern che vince Bundesliga, Coppa di Germania e Champions League, con tanto di goal del 2-1 ai quarti contro il Barcellona.  

Il Bayern però non lo riscatta, perché prende dal City Leroy Sané (uno che avrà l’agente giusto e la capigliatura trendy, ma a conti fatti a Perisic può giusto allacciare le scarpe) e così Ivano, sballottato come un oggetto indesiderato, torna da noi. È proprio vero che certi amori non finiscono mai, fanno giri immensi e poi ritornano. 

Il grande ritorno

Il Perisic che l’Inter si ritrova è un oggetto strano, un pacco su cui c’è scritto “Maneggiare con cura”. Il numero è un 14 sbiadito, lontano ricordo di quel 44 che ci aveva fatto sognare, e la tentazione di metterlo in soffitta è tanta. Nella nostra squadra il posto per lui non esiste nemmeno: siamo sotto il regime di Antonio Conte, la dittatura del 3-5-2, le ali non sono contemplate e per chi si lamenta sono prontissimi i gulag. La prima parte di stagione Perisic la trascorre principalmente in panchina, dietro ad Ashley Young e soprattutto Hakimi, la freccia marocchina che fa sognare tutti i neroazzurri. Ma lontano dai riflettori sta succedendo qualcosa: Ivan ha probabilmente capito a Monaco che non basta sapere di avere enormi possibilità per dimostrarle sul campo, e allora lavora. Lavora, lavora, lavora. Si fa un mazzo tanto fino a che a dicembre, in quel famoso Sassuolo-Inter senza Brozovic e Lukaku che segnò il nostro cambio di passo, Antonio Conte non capisce che è pronto: fuori Young, dentro Perisic. Il croato è diventato un esterno a tutta fascia e si guadagna il ruolo di titolare inamovibile in quella squadra inarrestabile.  

(A dirla tutta, a novembre gioca anche da seconda punta in trasferta contro il Real Madrid. Goal, in una bellissima prestazione sua e di squadra) 

In una squadra in cui non è certo protagonista (e infatti i numeri a fine campionato contano 4 goal e 5 assist), Ivan Perisic si riscopre giocatore costante e affidabile al servizio di squadra e compagni, presenza silenziosa ma determinante. Nel nostro diciannovesimo scudetto c’è anche, bella chiara, la sua firma.

Posljednji ples

L’estate 2021 è una delle più drammatiche della nostra storia: in un’atmosfera da olocausto nucleare, Antonio Conte scappa a gambe levate affermando che questa squadra non ha futuro. Hakimi, il primo grande esterno destro che siamo riusciti a trovare dopo una serie di delusioni che neanche Grey’s Anatomy, viene sacrificato per 80 milioni. A Eriksen succede prima una tragedia e poi un miracolo, ma anche lui per noi è fuori dai giochi. Lukaku, il nostro albero maestro, la nostra stella polare, decide a fine luglio di volersene andare e Zhang non si fa certo pregare. La Milano nerazzurra sembra Guernica. 

Ci danno per morti, non sappiamo chi prendere, arrivano solo giocatori scarsi e/o occasioni di mercato a prezzi ridicoli. 

Però Perisic rimane e non dice una parola. Lui che in Inter più fiduciose e sostenute aveva tante volte fatto il guastafeste, stavolta si rimbocca le maniche e continua a remare dalla parte giusta. Anzi, diventa guida per i compagni (chiedere a Dumfries). 

Il risultato è una stagione strabiliante, forse la migliore della sua carriera, certamente quella che lascia senza parole i tifosi interisti e non. L’Inter, inizialmente data per morta, passa i gironi di Champions e chiude il girone di andata con 46 punti, 5 in più dell’anno precedente. Dopo Natale succede quel che succede tra cali di prestazione, strani rinvii a Bologna, infortuni, sfighe: l’Inter per la prima volta da almeno tre anni è in crisi nera. Perisic anche nel periodo più duro canta e porta la croce. Contro il Liverpool si mangia Alexander-Arnold, in una prestazione individuale e di squadra strabiliante; contro il Milan ci porta in vantaggio e chiude virtualmente il discorso scudetto. Poi però si fa male ed è costretto ad uscire. Non per caso è lì che la partita e il campionato girano: vincono i cugini, con una discreta dose di fortuna. A marzo per noi sembra tutto finito: siamo terzi, dalla Champions usciamo pur vincendo ad Anfield e in Coppa affrontiamo un Milan sempre più lanciato; la Juve è in risalita. 

Però Perisic e l’Inter non mollano, anzi vincono a Torino una delle partite più brutte e immeritate della nostra storia. È la svolta: da lì in poi ne vinciamo 10 su 11 e Perisic continua a fare sostanzialmente quello che vuole ogni volta che scende in campo. Distruggiamo il Milan, diamo una lezione di calcio alla Roma e poi incredibilmente inciampiamo a Bologna. 

Nedostatke, ti zasluzujes

E anche lì, non è un caso, Perisic è determinante: segna un gol che non esiste andando a prendere la palla sulla fascia opposta da rimessa laterale e mollando una cannonata da fuori area (ancora) di destro (ancora). Poi prendiamo il pari, attacchiamo attacchiamo e nel momento di massimo sforzo ogni palla è importante. Abbiamo una rimessa laterale dallo stesso metro quadrato da cui è nato il gol, e stavolta a batterla c’è lui stesso, Perisic. 

Cosa succede poi non sto neanche a raccontarvelo, che di storie in questo post ce ne ho messe già anche troppe. Però voglio dire una cosa: in quella scelta, in quel momento, c’è tutto Ivan Perisic. Tutto l’Ivan Perisic “peggiore”, il suo difetto calcistico più grave: la supponenza.  

Quella mentalità per cui si è bravi e si merita qualcosa dunque la si dà per scontata, l’ignoranza rispetto all’imprevedibilità e all’ingiustizia del calcio e della vita, l’arroganza di chi pensa di avere già le risposte. Questo è ciò che ha fregato Ivan Perisic. 

Ma d’altra parte, è necessario aprire gli occhi: abbiamo per anni criticato e colpevolizzato un giocatore che ogni stagione ha fatto 10 gol e 10 assist, ha giocato un mondiale e la sua finale segnando in quella e nel turno precedente, ha vinto due campionati con il Borussia Dortmund, ha portato il Wolfsburg al secondo posto, è arrivato tre volte quarto, due secondo e una primo nell’Inter, ha vinto tutto con il Bayern Monaco e oggi, a 34 anni, ha firmato un biennale da 6 milioni con il Tottenham di Antonio Conte. Sempre titolare, presente, determinante, in squadre d’élite. 

Non sono tanti i giocatori con questo curriculum. Se si escludono realtà irreali, fuori da quei 4/5 circoli eletti, si contano sulle dita di una mano. E sia quando ci si è scontrato sia quando ci ha giocato, Ivan Perisic ha dimostrato di poterci stare a quei livelli. Tutte le considerazioni sono possibili, interessanti, più o meno valide e più o meno giuste, intanto però ne faccio una io: se uno ha fatto tutto questo

è un vincente, un grande calciatore e ha scritto la storia sua e delle squadre per cui ha giocato.

La seconda è: se ha fatto tutto questo sbagliando così tante volte atteggiamento, cosa avrebbe potuto fare se fosse maturato prima? 

 

Epilog

Mi piace chiudere così, con questo gol in questa partita contro questi avversari. Di Perisic non dimenticherò mai i recuperi impressionanti, le scivolate col gambone (se solo Scarpini non avesse dedicato quell’espressione a Mariga, mannaggia…), i fantastici doppi passi destro-sinistro, le finte di cross con il difensore che cade come una pera, le scazzottate con Cuadrado. 

Ma se c’è un momento che rende giustizia a Ivan Perisic e alla nostra storia insieme, è proprio questo: siamo nel momento decisivo di una finale, l’avversario è il più sentito e odiato per tutti gli interisti (Ivan ne fa ovviamente parte) e lui si trova al limite dell’area. Gli arriva una palla difficile, che è veloce e rimbalza. 

Controllo 

Si impenna 

Scende 

Bum: cannonata sotto l’incrocio dei pali. 

Sipario. 

Grazie, Ivan#Inter #Perisic #BausciaCafe twittalo
Ne abbiamo fatta di strada, amico mio

seppia

Laureato in lettere, sogna di fare il giornalista sportivo ma il tifo per l'Inter compromette la sua obiettività e la sua esistenza. Non ha un ricordo slegato dai nerazzurri e i due anni di Spalletti sono stati i più belli della sua vita.

18 Commenti
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Dr J
Dr J
Leggenda Bauscia
1 anno fa

Narrazione che non fa una grinza.
Perisic è sempre, e dico sempre, stato fra i migliori, in tutte le Inter in cui ha giocato, anche quelle dei primi difficili anni. Personalmente, non ho mai visto in lui alcun segnale di scazzo o mancanza di impegno, ha sempre sfruttato al massimo le sue enormi potenzialità fisiche.
Adesso, per non avergli voluto riconoscere un meritatissimo milioncino in più, se ne va il best player della stagione, e l’uomo che mi ha donato uno dei più bei momenti di sport cui abbia assistito: le mani al collo di un terrorizzato colombiano, che rischiamo pure di trovarci in squadra… Ma è un’eventualità che non voglio considerare, anche se da questi cinesini pezzenti possiamo aspettarci davvero ogni schifezza.
Ciao Ivan, ti auguro il meglio, fai vedere al parrucchinato come si gioca a tutta fascia! 😜

Jad
Jad
Leggenda Bauscia
1 anno fa

“Nella nostra squadra il posto per lui non esiste nemmeno: siamo sotto il regime di Antonio Conte, la dittatura del 3-5-2, le ali non sono contemplate e per chi si lamenta sono prontissimi i gulag. La prima parte di stagione Perisic la trascorre principalmente in panchina, dietro ad Ashley Young e soprattutto Hakimi, la freccia marocchina che fa sognare tutti i neroazzurri.”

Prime 10 partite di Perisic col cattivone che manda i giocatori nei gulag quando gli stanno antipatici :
Minuti giocati (prime 10 gare campionato)
28
80
70
98
58
97
20
21
87
94
Tot min. 653 media min 65,3
6 su 10 titolare.
Scusa Seppia, ma?
Boh. 😄

Jad
Jad
Leggenda Bauscia
1 anno fa

Perisic è come il vino, con gli anni migliora.

In realtà ha fatto una mezza carriera rispetto ai suoi mezzi.

Si vedeva che aveva qualità importanti, ma la testa non era all altezza del giocatore.
Discontinuo, spesso supponente.

Peccato avrebbe potuto fare un altra carriera, in quel caso non da noi ma in super club d’Europa e da protagonista.
Io lo avrei ceduto per quanto fosse quasi dannoso con Spalla (e Marottino ci provò), invece la Germania ci riportò un giocatore maturo molto più forte.
Conte lo migliorò ulteriormente tant’è che sto anno è stato il suo migliore tanto da farlo sembrare un giocatore fantastico.
Buona fortuna e buon fine carriera Ivan (sai bene che con Andonio dovrai correre molto o panca dura)

Semperfi
Semperfi
Leggenda Bauscia
1 anno fa

le tendenze del mercato di risanamento:
#trentacinquegradi (in)
#contevuoleanchemiocuggino (in)
#romelucaccialisordi (out)
#cileningrati (out)
#lauataroquota106 (in)
#dibalavienedopounminuto (in)
#bastonitatuatosempreamato (in)
#cuadradovolevacaicedo (out)
#misterghiacciolo (in)
#suninglanciaibrida3000cc (out)
#attaccatealcondizionatore (in)
mazza che caldo e che trend.😂

veleno
veleno
Campione Bauscia
1 anno fa

Gardiamo le cessioni fatte dall’Inter nelle gestioni Thohir e Suning di campioni in ordine sparso. Rafinha, Cancelo, Icardi, Covacic, Coutinho, Lukaku, Hkimi, Banega, Sensi, per malattia Eriksen, prossimamente Perisic, forse Bastoni.
Vi risparmio chi abbiamo preso in cambio, salvo rare eccezioni come Chala, come risparmio l’elenco dei giovani che sono andati, uno su tutti Zaniolo. In compenso sono arrivati Kolarov, Nainggolan, Vidal, Caicedo, metto anche Dzeco anche se il suo lo ha fatto. Indovinati Lautaro, Barella, Skriniar.
Ora per rafforzare una squadra è logico che occorre tenere i campioni e non venderli e, possibilmente, prenderne di nuovi. Invece la ns. proprietà sta facendo esattamente il contrario. La politica del vendere poi comprare, la può fare una squadra di media bassa classifica, non l’Inter se vuole rimanere al vertice. Quindi l’unica cosa che manca all’Inter è una proprietà che non sia incapace come i cinesini, capaci solo di fare debiti, nonostante aver indebolito i nerazzurri

Roger Roger
Roger Roger
Leggenda Bauscia
1 anno fa

Fisicità debordante e, questo veramente sorprende, capacità di adattarsi ad un nuovo ruolo oltre i 30 anni.
Nuovo ruolo a cui evidentemente si è abituato bene tanto da essere tornato da chi lo aveva, così si dice, scartato. Misteri del calcio, o forse no

veleno
veleno
Campione Bauscia
Rispondi a  Roger Roger
1 anno fa

E’ andato da chi gli offriva più denaro, e c’è andato con una posizione e prestazione che neppure Conte potrà contestargli, no potrà essere più una “mela marcia”. Purtroppo lascia un vuoto all’Inter, dato che Gosens ha tutto da dimostrare, ed a mio modesto avviso resterà un gradino più basso

Roger Roger
Roger Roger
Leggenda Bauscia
Rispondi a  veleno
1 anno fa

Torno a ribadire ciò che mi disse ns ex vice tecnico: Perisic il primo anno non volle fare esterno a tutta fascia e chiese cessione.
Poi rientrò deluso dal mancato riscatto bayern e si mise sotto tanto da diventare titolare inamovibile dopo qualche mese. E ora torna da chi lo ha plasmato esterno per chiudere carriera in premier.
Poi liberi di crederci o meno

veleno
veleno
Campione Bauscia
Rispondi a  Roger Roger
1 anno fa

non mi torna il fatto che prima fa il ribelle, lo svogliato, il bastian contrario. Poi va in Germania, diventa campione del mondo, non lo riscattano, pur avendo fatto un buon campionato. Torna in Italia e, come per incanto, come Saul folgorato sulla strada di Damasco, (forse come Saul convertito da colui che trasforma l’acqua in vino) ritrova l’allenatore che lo aveva fatto epurare, indicandolo come uno delle mele marce, e diventa il Perisic che conosciamo. Ci mancava pure la favoletta del figliolo prodigo. Chi sarà il vitello grasso da sacrificare?

Jad
Jad
Leggenda Bauscia
1 anno fa

“Antonio Conte scappa a gambe levate affermando che questa squadra non ha futuro.”

Ciao Seppia, mi domando se puoi riportare con un video, un sonoro, un virgolettato, quanto sopra affermi.
Resto in trepidante attesa

bellins (Il Rincoglionito Patentato)
bellins (Il Rincoglionito Patentato)
Leggenda Bauscia
Rispondi a  Jad
1 anno fa

Oltre a essere gobbodemmerda è pure veggente…

Quando è scappato a gambe levate con tanto di buonuscita estorta malavitosamente, l’unica cessione sicura era quella di Hakimi.
Lukaku se n’è andato dopo quasi 3 mesi e forse sapeva dei problemi cardiaci di Eriksen…

#siamosenzafuturo

veleno
veleno
Campione Bauscia

Lo ha sempre fatto, per quale motivo non lo doveva fare da noi? Ci è andata pure bene, con il Chelsea sono andati per tribunale. Credi che non lo faccia anche con il Tottenham? E’ solo questione di aspettare un altro annetto

Marco C.
Marco C.
Novellino Bauscia
1 anno fa

beh, ha fatto una scelta di vita. non gli si può dire niente.
mi preoccupa invece molto la costante che ogni stagione dobbiamo vendere un paio di ottimi giocatori. la storia dei parametri zero non può portare da nessuna parte. è ora che suning trovi un acquirente per non ritrovarsi come nell’era thoir.
p.s. ma è vera la storia che abbiano rifiutato offerte da oaktree e pif?

veleno
veleno
Campione Bauscia
Rispondi a  Marco C.
1 anno fa

Abbiamo? Hanno rifiutato, anzi ha rifiutato Suning Zhang jr, e senior. In compenso o restituiranno il prestito a Oaktree sottoscritto dai Suning ad un interesse del 12% oppure il fondo si prenderà, alla scadenza del prestito l’Inter a “parametro zero”
Domanda, senza una proprietà come al momento l’Inter, cosa ci stanno a fare Marotta, Ausilio & C.?

bellins (Il Rincoglionito Patentato)
bellins (Il Rincoglionito Patentato)
Leggenda Bauscia
Rispondi a  veleno
1 anno fa

E hanno pure rinnovato il contratto…

#siamosenzafuturo

veleno
veleno
Campione Bauscia

Questo conta poco, quasi nulla. Credi che Marotta se si accorgesse della catastrofe non troverebbe immediatamente un’altra società (vedi rube se il monociglio smamma) disposta a fargli ponti d’oro?

Marco C.
Marco C.
Novellino Bauscia
Rispondi a  veleno
1 anno fa

cambia poco nella sostanza, ma ho scritto abbiano, con la enne, nel senso che è stata suning che ha rifiutato offerte? se si, che senso ha tenere una proprietà che ti sfileranno di mano a zero?

veleno
veleno
Campione Bauscia
Rispondi a  Marco C.
1 anno fa

Sperano che altri investitori o sponsor gli diano i soldi e che li mantengano al vertice della società. Come se io sperassi di vincere il jackpot del super enalotto.
Oppure che trovino un gonzo tanto gonzo da esaudire le loro richieste economiche di un miliardo più debiti.
Ma ragioniamoci sopra un attimo:1) Suning si è sbarazzato dalla sera alla mattina della loro squadra che aveva vinto in Cina. 2) Suning group è stato salvato dal fallimento cinese dal Governo del celeste impero, crediamo che possa investire soldi nell’Inter? 3) Suning padre ha mire politiche nel PCC ed il governo cinese vieta ai suoi membri di avere capitali all’estero, Inter compresa, quindi se vuole avere incarichi pubblici deve cedere l’Inter. 4) ha indebitato mi nerazzurri, anche di più di quello fatto da Thohir. 5) ha dato in pegno, io adopererei la parola “in ostaggio”, l’Inter ad Oaktree per avere un prestito ed iscrivere l’Inter al campionato appena chiuso. Ma con quale speranza, ammesso di non chiudere gli occhi, possiamo vedere un futuro roseo dell’Inter con questa proprietà di inetti?

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