Un tempo questa era la giornata degli Zarate e dei Poli presi all’ultimo secondo in un’atmosfera di truce disperazione, dopo tre mesi di trattative confuse e di misteriosi viaggi transoceanici dai quali il nostro d.t. tornava con terzini bisognosi di cane guida e in trequartisti claudicanti. E’ vero che anche oggi siamo qui a sperare in colpo di coda dell’ultimo minuto, in un terzinaccio qualsiasi che abbia almeno la decenza di essere presentabile in un campo di serie A; ma ci arriviamo al termine del primo vero mercato “di svolta” dal 2010 a questa parte.
Dico “di svolta” perché quanto accaduto queste estate lascia la forte sensazione (che non è solo sensazione, essendo confermata dagli assegni staccati da Zhang) che nel giro di poco, pochissimo, torneremo ad avere una grande squadra. E questo per il semplice motivo che possiamo permetterci di spendere un centinaio di milioni tenendo tutti i giocatori migliori; per il semplice motivo, insomma, che ci sono i soldi e la volontà di tornare grandi.
Un percorso che, però, nelle sue prime e forse un po’ “ingenue” fasi, lascia -per la prima volta in questi anni- speranze concrete e fondate di tornare a essere l’Inter, lasciandoci alle spalle il pallido surrogato delle ultime sei stagioni.