Bauscia Cafè

Diamo a Tonio quel che è di Tonio!

Premessa d’obbligo

Chi scrive ha avuto varie fasi emozionali sulla presenza o meno in panchina di colui che, per chi tifa inter da oltre 30 anni, rappresenta tra gli uomini in campo, il momento più rabbioso della nostra storia.

Antonio Conte sarà per sempre colui che in quella buffonata che la storia ricorda come juve Inter del 26 aprile 1998, ci mise la faccia ed anche il corpo nel difendere l’operato di quel lestofante in campo che permise quello, che fino ad allora, mai nessun tifoso aveva visto fare in serie A.

Quello che è successo dopo quel giorno, sono una serie di fatti della storia umana e professionale del Mister che per quanto discutibili a noi e con noi interisti c’entrano poco. Ma nel calcio ne abbiamo viste di ogni e non tutti i giocatori, gli allenatori e qualcuno in Società Inter sono sempre stati perfetti nei comportamenti.

Io come tanti il giorno che è stato ufficializzato Conte ho avuto un sentimento contrastante e come tanti ho pensato che per tornare a vincere ci voleva il sergente di ferro più di ogni altra cosa, anche di una figura con il passato perfettamente trasparente. È così che un secondo dopo l’ufficializzazione del Mister, come tanti tutto quello che era successo un secondo prima, fino a tornare indietro al 31 luglio 1969 è stato coperto da un velo bianco per amore e fede nerazzurra.

Oggi, 10 marzo 2021 in un momento storico che non significa assolutamente nulla per la nostra Società e il nostro Mister, dopo una vittoria che evoca bei ricordi per carattere determinazione e tattica mi sento di poter tirare una linea e dare un giudizio su quanto visto finora. E lo faccio considerando proprio che non abbiamo ancora vinto nulla e che quanto sto andando a scrivere è scevro dal pregiudizio di una vittoria finale o di una non vittoria.

Conte e il Gioco

I numeri ci dicono che quello che ha fatto Conte e la sua squadra in termini di risultati, media punti, gol fatti e subiti, è eccezionale. Due stagioni in cui sono stati detronizzati molti record e seppur manchino molte giornate alla fine, quanto visto finora è davvero tanta roba. ll tanto odiato 3-5-2 è stato metabolizzato dai giocatori e sono bastati alcuni accorgimenti tattici sul posizionamento della squadra ad inizio azione nostra e della squadra avversaria per trovare il perfetto equilibrio in campo. Ogni giocatore ha uno spazio fisico da coprire sia in fase offensiva che difensiva e quello che prima, con l’essere riconoscibili tatticamente era un problema, oggi invece con l’imprevidibilità di Hakimi, Perisic e di Lautaro e l’immarcabilità di Lukaku è diventato un punto di forza. Più di tutto Conte ha dimostrato che partendo dal punto fermo del 3-5-2 nel corso di queste due stagioni ha saputo variare moltissimo in termini tattici su pressing linea d’attacco e di difesa, modellando a suo piacimento anche giocatori come Hakimi Perisic e soprattutto Eriksen che oggi è diventato tatticamente insostituibile. Spiace dirlo perché c’è chi lo fa ma oggi chi non riconosce il salto qualitativo generale del gioco di Conte o è lobotomizzato dalle scimmie urlatrici di Sky o ancora oggi vede quell’uomo con capelli sparsi a caso frapporsi fra Pagliuca e l’immondo verme. Voto 9
p.s. se desiderate avere un quadro ancor più approfondito sul gioco di Conte provate a chiedere questa mattina ad un gobbo cosa ne pensa del suo apporto tecnico tattico ad una squadra…

Conte e gli Obiettivi

A due terzi della seconda stagione siamo in testa e ci resta solo lo Scudetto per poter portare a casa un titolo. La scorsa stagione per un “primo anno” molto bene in campionato, molto male nella coppa dalle grandi orecchie. Bene, molto bene nell’Europa League, piaccia o no una finale in EL non l’aveva mai raggiunta nessuno in serie Italia e noi siamo arrivati ad un autogol dal vincerla. Per la Champions bisogna fare una seria riflessione per l’anno prossimo ma permettetemi qui di aprire un inciso su cui sarete davvero in pochi ad essere d’accordo con me anche alla luce dell’ennesima figura di merda dei gobbi in tal senso. La Champions è una coppa difficile, difficilissima da vincere, è letteralmente un evento sportivo! Le ultime due Champions dell’Inter sono state davvero deludenti un mix di errori di mentalità sia dei giocatori che del Mister, gravi errori dei singoli ed episodi sfortunati, ma la mia opinione è che la Champions e la EL o si gioca per vincerla o è meglio lasciarla perdere sprecandoci meno energie possibili. A me di arrivare agli ottavi o ai quarti per essere buttati fuori perché per vincere in Europa la rosa deve essere fortissima e perdendo per colpa di queste partite anche energie per puntare allo scudetto, non mi sembra un’idea geniale. Si le coppe hanno un fascino bellissimo e portano un sacco di soldi e notorietà, ma è necessario fare una seria riflessione sui benefici o sui danni che porta giocare per tre trofei a stagione. O pensate davvero come i gobbi di poter fare Triplete ogni anno?
Ecco io farei una profonda riflessione sulla Champions con la Società, per tutto il resto Coppa Italia compresa basta davvero poco per fare il salto di qualità e ad oggi ci siamo molto vicini. Ad oggi mi riservo ovviamente di non mettere alcun voto, anche perché nonostante le gufate di tutti i media che ci vedono già con il tricolore sul petto la strada è lunga e piena di insidie vestite di giallo… S.V.

Conte e la Squadra

Il voto è la media di tanti 10 e alcuni 6 stiracchiati. Alcune scelte non ci hanno convinto. In negativo vediamo le scelte su Vidal e Kolarov, giocatori semplicemente sbagliati ed averci messo un anno a trovare la giusta collocazione ad Eriksen. In positivo vediamo la scelta di aver fatto diventare titolari Hakimi Bastoni Barella Lautaro e ovviamente Lukaku. Straordinario il lavoro di crescita tecnica e tattica fatto con tutti questi dal giorno in cui sono arrivati, ai quali bisogna aggiungere il lavoro straordinario fatto con Perisic, Skriniar ed Eriksen ai quali ha letteralmente insegnato un nuovo modo di giocare a loro praticamente sconosciuto fino a ieri. In particolare l’Eriksen visto in queste ultime partite che va tirare una randellata senza senso all’esterno dell’Atalanta è, permettetemi di dirlo, goduria pura. Stiamo parlando di un giocatore che entrava in campo avendo paura della sua stessa ombra e che si e no avrà fatto due falli in tutta la sua carriera. Lo scrivo oggi ma io mi aspetto alla terzultima di campionato vedere Eriksen alzare per il collo cuadrado in modalità Perisic. Ovviamente su Eriksen parlo di grinta e senso tattico in quel ruolo perché parlare di tecnica con lui sarebbe davvero ridicolo. In ultimo bisogna riconoscere un altro grande merito al Mister ed è quello di aver messo in campo Handanovic anche quando forse lui per primo non ci credeva più di tanto. Lo ha difeso e gli ha lasciato il ruolo di titolare ed anche su questo ha avuto ragione lui (e un altro pirlone di cui state leggendo l’articolo), che pensava che farlo da parte sarebbe stato folle in quel momento della stagione. Non succede spesso di poterlo dire con tutti gli allenatori e l’ultima volta che è successo abbiamo portato a casa 3 titoli nella stessa stagione, ma questa è la squadra di Conte.  Voto 8

Conte e la Società

La realtà è che non sappiamo letteralmente un cazzo di cosa è successo con la Società in questi 621 giorni passati con l’Inter. Io posso dire con certezza solo che Conte era il primo obiettivo di Zhang padre, prima ancora di Spalletti e con lui la Società voleva da subito tornare a vincere. Su questa base posso affermare con sicurezza che il matrimonio è stato definito con tante pretese, anzi tantissime da parte di Conte. La realtà è stata che invece Conte non ha ricevuto tutto quello che ha chiesto a cominciare da quella impermeabilità delle notizie di spogliatoio e di Sede che per anni, anzi da sempre, sono state parte importante di tante nostre stagioni andate a puttane, fino a scoprire ad agosto dello scorso anno che molto probabilmente Suning entro quest’anno avrebbe venduto baracca e burattini disimpegnandosi dal fare investimenti in giocatori in primis. E alla luce di questo anche il famoso meeting di questa estate assume un significato diverso che potrebbe mettere in evidenza un racconto diverso del tutto e anche di Conte. Forse oggi capiamo perché la scorsa stagione quando sbroccava la Società non ha preso provvedimenti, forse oggi capiamo che il suo sbroccare era motivato da qualcosa di più grande. Poi a me nessuno leva dalla testa che gli volevano vendere Lautaro e lui ha fatto il matto per trattenerlo, ma questa è un’altra storia… Ma ripeto questo lo sapremo, forse, in un libro scritto a fine carriera perché la vedo davvero molto difficile che qualcuno possa sputtanare quanto detto e deciso in quel incontro a Villa Bellini. Voto: Boh?

Conte e i Tifosi

La Curva Nord lo ha tutelato lasciandolo lavorare, ma al tifoso medio non sono di certo bastate le parole iniziali e le poche e poco convincenti dichiarazioni da cuore nerazzurro. D’altronde chi non ha ancora capito che Conte non tifa nulla se non il suo ego, la vittoria e la maglia che indossa nel momento in cui lo fa, non ha capito nulla del personaggio. Ma va bene così, Conte è stato bravo anche in questo e se si presentava dicendo che da piccolo tifava Inter non solo sarebbe stato poco credibile ma anche abbastanza ridicolo. Al tifoso va bene vederlo tirare quei cinque ai giocatori o a dire ti amo ad Hakimi per un fallo laterale vinto in campo. Parliamoci chiaro è un pazzo vero e proprio in campo ha una trance agonistica medioevale e nel post partita se ha perso non riconosce neanche la madre. A volte fa davvero ridere e sarebbe sciocco non ammettere che quando segna l’Inter vederlo buttarsi sul gruppetto di giocatori festanti se non è sesso, ci si va molto vicino. Ormai possiamo dirlo che vederlo correre in campo il giorno del 19mo (mi sto grattando anche l’anima) sarà la fine di un lungo percorso tortuoso che vedrà godere quasi tutti i tifosi dell’Inter anche per l’allenatore e quasi di più per i milioni di fegati spappolati dei gobbi. Perdonato per il suo passato? No questo è poco ma sicuro, ma caro Mister fai diventare quel velo bianco tricolore e poi ne riparliamo. Voto 7 in crescita

Oldman

Il Maestro: a sei anni si è perso nel parterre di San Siro in un Inter-juve, a dodici la madre lo sventola vestito di nerazzurro in Curva Sud, a trenta va in metro a Roma vestito da Ronaldo, quello vero, a quaranta fa caroselli seminudo a Piazza del Popolo, a cinquanta guarda di nascosto l'Inter nel reparto di terapia intensiva cardiologica, da ricoverato. A sessanta conta di perdersi ancora, nel nuovo stadio di Milano.

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