Bauscia Cafè

Ce lo meritiamo

Primo posto in classifica. Dieci vittorie di fila, primi nella storia della Serie A ad averle fatte nelle prime dieci partite del girone di ritorno. Rispettivamente +11, +12 e +13 su seconda, terza e quarta in classifica. Se quattro mesi fa mi avessero detto che – a questo punto della stagione – avremmo visto tutto questo, non ci avrei creduto. Semplicemente avrei dato del matto al mio interlocutore. Plausibile credo, no? E magari avreste fatto lo stesso pure voi.

Quattro mesi fa, per la precisione dopo la partita interna contro il Real Madrid, il mio stato d’animo era agli antipodi rispetto a quello attuale. Ero incazzato nero per quello che vedevo in campo in quel periodo, e come molti di noi ero affranto per l’ennesima stagione passata sul chi vive, sperando di riuscire ad emergere da questa lunga apnea che ci accompagna ormai da dieci anni. Tanta era la rabbia e la delusione che arrivai al punto di decidere di non vedere la partita successiva contro il Sassuolo. Ma si sa, quando si è innamorati si commettono gesti impulsivi e, spesso e volentieri, si ragiona con il cuore e non con la testa. Capito l’errore e capito quanto mi erano mancati questi colori, anche per solo 90 banali minuti, son tornato a vedermi le partite fino a farmi venire nuovamente il sangue amaro. Precisamente la sera del 9 Dicembre. Tant’è che il giorno dopo analizzai così la partita.

Quella è stata una delle due occasioni in cui ho odiato con tutto me stesso l’Antonio Conte allenatore dell’Inter. Come ben sapete non ho mai avuto stima di lui, né come tecnico né come persona, ma per il bene dell’Inter mi sono tappato il naso e me lo son fatto andare a genio. Anche perché da persona intelligente, ho capito che per il momento poteva essere uno dei pochi tecnici giusti per noi.

Se mi fossi messo a scrivere questo post quattro mesi fa, avrei parlato di come l’Inter “mi affatica, mi svuota dentro” e non nego di esserci andato tanto vicino dal farlo. A dirla tutta l’idea mi ruzzava perennemente in testa e avevo già quasi tutto pronto. Titolo e argomentazioni del post. Poi la vita ti sbatte in faccia la realtà, e della cosa più importante tra le cose meno importanti te ne sbatti e passa in secondo piano. E così ti ritrovi dopo quattro mesi a parlare d’altro e con uno stato d’animo diverso.

Succede quindi che due settimane fa, in un pomeriggio di fine Marzo, mi metto seduto davanti al divano per assistere alla Dwars door Vlaanderen – corsa ciclista utile a preparare la ben più importante e conosciuta Ronde van Vlaanderen – e nell’accendere la tv noto che è sintonizzata su una partita a me nota: la finale di Champions di Madrid. Il match è ormai agli sgoccioli, restano solo gli ultimi 5 minuti recupero incluso, ma nonostante conosca a memoria ogni singolo movimento per quante volte l’ho vista, decido comunque di non cambiare canale e di godermi nuovamente quegli ultimi minuti.

E questa volta succede una cosa che nelle precedenti non era mai capitata: mi commuovo e mi scende anche qualche lacrima. Cosa che, per dire, non era successa quella stessa sera del 22 Maggio 2010, perché troppa era l’euforia e l’adrenalina che avevo in corpo, per far sì che potessi sciogliermi. Questa volta invece è diverso, perché di melma sotto ai ponti in questi undici anni ne è passata parecchia. È diverso perché per un attimo la mente torna al 2010 e mi ricordo di come ho assistito a quella cavalcata trionfale fianco a fianco con mio padre; passando da Kazan a Kiev, da Londra a Mosca e da Barcellona, ma non da Madrid. E per l’ennesima volta ho la consapevolezza di essere stato egoista, e stronzo, ad aver visto la finale con i miei amici e non con lui. E questo è e sarà per sempre il mio più grosso rimpianto.

Ma si sa che a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età

Anche perché nel 2010 mai mi sarei aspettato di non dover festeggiare più niente per così tanto tempo. Quindi quando l’estate scorsa si è presentata l’occasione di poter tornare a vincere e di alzare nuovamente un trofeo europeo – va bene che non sarà la Champions, ma anche l’Europa League ha il suo fascino – dentro di me hanno iniziato a scatenarsi diverse emozioni, perché finalmente la sorte mi restituiva quella gioia perduta dieci anni prima. Poter finalmente festeggiare e gioire con il mio vecchio per l’Inter. Ed è stata tutta quella attesa morbosa, quell’hype che mi ero costruito, a cadermi addosso come un macigno al fischio finale. Perché ancora una volta dovevo rimandare i festeggiamenti con mio padre. E quella è stata la prima sera in cui ho odiato Antonio Conte.

Tornado quindi a quelle lacrime di due settimane fa, dopo la commozione dentro di me è partito una sorta d’esame di coscienza, se così vogliamo chiamarlo, di questo biennio e focalizzato soprattutto su questi ultimi quattro mesi. Dalla partita di Sassuolo a quella interna con gli stessi neroverdi – andando ad analizzare i numeri – si nota come abbiamo giocato 21 partite (contando solo il campionato), nelle quali abbiamo ottenuto 18 vittorie, 2 pareggi, 1 sconfitta; con l’aggiunta delle due strisce di vittorie consecutive più lunghe del campionato: la prima da 8 e quella corrente da 10. Praticamente perfetti. Un rullo compressore, senza nessun difetto. Basti vedere come da più di tre mesi non subiamo più di 1 gol a partita, le poche volte che capita. Ultima volta ad aver subito 2 gol datata 10 Gennaio e nelle ultime dieci giornate il conto dei gol subiti si ferma a 4. Abbiamo eretto il nostro muro, contro cui gli avversari vanno a schiantarsi. Indipendentemente da quale sia la loro trama di gioco.

E allora mi e vi dico, a nove giornate dalla fine e in barba alla scaramanzia, che ci meritiamo questo Scudetto.

Ci meritiamo di festeggiare tra un mese questo nostro successo. Ognuno per i suoi motivi, ma ci meritiamo di farlo. twittalo

Ce lo meritiamo perché per dieci anni abbiamo ingoiato bocconi amari. Sportivi e no. Ce lo meritiamo perché anche in questi anni bui, non abbiamo fatto mancare il nostro sostegno. Ce lo meritiamo perché abbiamo il bisogno e la necessità di condividere la nostra gioia insieme a qualcuno.

Me lo merito perché ho nuovamente voglia di gioire insieme a mio padre.

Ce lo meritiamo perché come dei marinai perduti, dopo anni di viaggi e peripezie, abbiamo bisogno di abbandonare la nave e di riabbracciare le gioie della vita.

Braffo

Sono il Chief Games Officer di Bauscia Café. Metà stronzo, metà testa di cazzo.

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