Lo abbiamo letto su Minuti di Recupero, su TUTTOSPORT e poi via a seguire su tutti quelli che sono gli aggregatori del calcio e le testate straniere che si occupano di maglie e dintorni.
Ecco il primo articolo sull’argomento, su Minuti di Recupero.
Facciamo un passo indietro c’è del caos: stemma / logo / rebranding / restyling / refresh / adattamento / stile J***…CALMA, CALMAICON, CALMAZZARRI.
Stemma: simbolo identificativo e identitario, generalmente “applicato”. Nel nostro caso è quello su maglia e abbigliamento in generale.
Logo: elemento identificativo e distintivo, segno di brand, che può coincidere con lo stemma o essere una derivazione meno complessa e adattata alla parte corporate o altro.
Restyling di brand: è un intervento visivo su elementi esistenti che vengono riorganizzati e modificati secondo nuove necessità. Trucco e parrucco, per intenderci, che può essere lieve o anche tosto ma sempre nel limite del concetto di continuità. Si pone obiettivi nell’attualità, mi devo fare bello per uscire stasera.
Rebranding: è una attività strutturale, che nasce prima della modifica di un segno (logo o stemma che sia) ed è di rottura, è strategica, è posizionante. Alla base c’è la necessità di comunicare un profondo cambiamento, anche un ribaltamento. Il rebranding agisce sul medio lungo periodo: sei un’altra persona, fai cose diverse, hai un viso nuovo.
Questo giusto per chiarire alcuni concetti e non fare confusione tra tinta e bisturi.
Tra questi due mondi ci sono infinite sfumature dovute ai diversi settori e campi, ma anche dovute all’estrema velocità della tecnologia e del cambiamento degli standard visivi. E’ quello che fanno Apple, Instagram, Facebook eccetera: vi cambiano il linguaggio visivo cromatico -e i gusti- mentre dormite con le app in background senza nemmeno dirvelo (cattivoni, nemmeno un comunicato stampa).
Questo tipo di evoluzione ha obbligato molte realtà del calcio, e anche l’Inter, ad intervenire sul proprio segno di brand, a convertire e tradurre lo stemma -che nasce sulla maglia- al mondo esterno corporate, merch e digitale. Tutti abbiamo notato come dalla nascita di IMH nei vari contenuti o iniziative social, commerciali eccetera, si utilizzino diverse declinazioni e varianti dello stemma principale, senza doverlo sbandierare. Sono appunto adattamenti o refresh temporanei.
L’INTER HA DAVVERO BISOGNO DI CAMBIARE?
L’inter ha fatto un rebranding nel 2014 ad opera di LeftLoft (la case history qui, e una intervista che consiglio qui) dove si è fatto un lavoro di razionalizzazione dello stemma e di disciplina dei vari utilizzi, mono ecc. Sostanzialmente il nostro stemma, anche in veste di logo corporate, FUNZIONA. Gli accorgimenti per le necessità attuali, come abbiamo visto, non avrebbe senso nemmeno dichiararli, quindi se si cambia non è strettamente per una problematica tecnica ma per uno scopo preciso e diverso.
Non ci sono evidenti problemi di utilizzo nel nostro segno, stemma, logo. Se si è deciso di cambiare, significa che c’è una strategia e non una necessità di correzione.
Da questo importante concetto nasce un grande distinguo da chi invece ha cambiato perché aveva in uso uno stemma fuori dal tempo, con delle pecche progettuali e visive figlie di altre epoche e di linguaggio, come è stato per la j******s.
Ma quante volte abbiamo cambiato in “epoca Pirelli”?
Più di quel che sembra. Follow the jersey.
La curiosità vera è che dal 2007, dal centenario, fino alla Coppa Italia del 2011 abbiamo usato uno stemma che non viene inserito nei classici elenchi di evoluzione del brand, è uno stemma fantasma. Dopo questa evoluzione vediamo che sostanzialmente l’Inter ha solo modificato nel tempo le forme e l’organizzazione dello stemma (parliamo sempre dell’epoca Pirelli per comodità): l’unica vera grossa variabile è la versione del ’98 in vigore tra il 1999 e il 2007 dove la necessità era inglobare nello stemma le parole “Inter” e “1908”, e con la scelta di mettere la stella nello stemma (che poi si rivelerà sbagliata).
I AM MILANO – Giochiamo alle intuizioni. Le motivazioni che potrebbero esserci alla base del cambio. TwittaloLe info dalla stampa:
1. USCITA A MARZO
2. MINIMAL
3.CAMPAGNA I AM MILANO in parallelo
Come abbiamo detto prima, questa scelta non sembrerebbe dettata da necessità tecniche ma più una scelta di brand, vicino quindi al rebranding, ed è facile ipotizzare che ci sia un cambio radicale di immagine, sia visuale che in termini di definizione, banalmente anche di denominazione. Come abbiamo detto nel nostro articolo Identità o Morte troveremo nei prodotti del futuro la definizione Inter Milano 1908. Si tratta di qualcosa di estremamente importante per il mercato asiatico dove Milan (ahinoi) è associato al rossonero e la dicitura molto spesso utilizzata all’estero Inter Milan crea e ha creato molti problemi di associazione errata. Serve in assoluto una novità per identificare l’Inter come la squadra di Milano.
Se a questo ragionamento uniamo le info della campagna I AM MILANO e la volontà di essere più minimal, possiamo ipotizzare un possibile intervento sulla struttura dello stemma. Ovvero il passaggio da FCIM – FOOTBALL CLUB INTERNAZIONALE MILANO a IM – INTER MILANO.
I’M MILANO. Tutto torna.
Ipotizzando che il tipo di percorso possa essere questo, quello che potremmo trarre come conclusione è che l’Inter abbia la necessità di avere un segno più scarico e di posizionarsi in maniera perentoria come INTER MILANO, e che quindi il monogramma sia immediato e diretto in stile NY Yankees.
Se l’obiettivo è ridurre il monogramma per veicolare in maniera veloce e inconfondibile la definizione INTER MILANO avremmo una situazione completamente diversa per natura e per filosofia dal rebranding della j**e, Eppure perché leggiamo articoli che ne scrivono come se fossero uno la conseguenza dell’altro?
A giudicare dalla tipologia di testate che finora hanno toccato l’argomento non sembra una informazione qualitativa, quanto piuttosto una forzatura (rosicata) di parte nel voler attribuire merito e un velo di straordinarietà ad una brand identity, quella della J**e, che invece è un mezzo falso mito: font difficilmente leggibile sulle maglie, stemma che crea difficoltà su maglie e tv…insomma, straordinarie sono altre cose. L’identity della J**e serviva per dare un netto taglio con la simbologia associata ai processi e alle retrocessioni, serviva un taglio netto, e inoltre la J sdoppiata non ha nessun messaggio che non sia sé stessa o Jagellonia.
Ecco perché sembra davvero non avere per nulla senso dire che l'Inter stia facendo un rebranding "sulla scia" della j**e (senza neanche averlo visto) TwittaloAnzi sembra, in base alle nostre ipotesi, tutt’altro percorso: l’Inter cercherebbe una strada minimal ma senza perdere identità e messaggio, anzi lo farebbe per andare a sottolineare un punto strategico della sua identità: MILANO. Tutto l’opposto dei bianconeri.
Più che la scia, pare che l’Inter voglia mettere la freccia e dimostrare che si può cambiare ed essere moderni pur conservando la propria identità.
Ci riuscirà? Marzo è dietro l’angolo, vedremo.
ATTENZIONE PARLA ANTONELLO
Dopo 24 ore di caos, mezze notizie, mezze smentite e tante polemiche preventive, inutili e inconsistenti
Da quando è stato concepito questo articolo alla sua pubblicazione sono cambiate le carte in tavola: si partiva dalle notizie poco chiare di Tuttosport e Minuti di Recupero, fino ad arrivare a lunedì mattina con testate come Gazzetta (che sosteneva un cambio del nome) e Repubblica che per prima è intervenuta a correggere le informazioni.
Infine, l’Ansa ha riportato la smentita di Antonello: “Il club sta lavorando da oltre un anno a un progetto di marketing, basato sui valori storici dell’Inter, che ha l’obiettivo di avvicinare e coinvolgere i suoi milioni di tifosi e rafforzare ulteriormente il legame con la città di Milano. Non cambieremo nome“.
Dopo che in seguito della notizia mal riportata da alcune testate (o magari arrivata da qualche gola profonda per dare noia) si era diffusa perplessità tra i tifosi, a questo punto la domanda non può che essere una:
Se l'Inter volesse farsi "chiamare" (non cambiare nome legale) Inter Milano anziché solo Inter, quale sarebbe lo scandalo? TwittaloAbbreviazione per abbreviazione, sarebbe correttissimo e anzi sarebbe come tutti chiamano l’Inter nel mondo (sveglia, provinciali!) oltre a non essere una privazione di identità ma un rafforzativo, dato che Milano fa parte del nome della Società.
Era già partita una sbrodolata di cazzari imbizzarriti per un cambio di nome che non era un cambio: ignoranza, dolo, voglia di protagonismo e clickbait come unica religione.
Una cosa è certa: questa notizia è uscita male, veicolata peggio, incompleta e distorta, preparata per uno sciacallaggio universale.
Da questo punto di vista bisogna tutelarsi, un tema di questo genere è troppo delicato per uscire con informazioni poco attinenti alla realtà, in un periodo delicato per squadra e società.
L’Inter è sempre stata visionaria, di avanguardia, originale e creativa, perché non dovrebbe esserlo ora?
Ormai non è più solo una squadra di calcio, è una community, una modo di vivere, di essere…appunto
I AM INTER
E poi…guardate qua che figata, anche se FAKE. Io sono già esaltato.
PS: chiariamo un equivoco. Questa qui sotto non è e non è mai stata una ipotesi, ma solo un giochino fatto dal grande Emilio Sansolini al lancio dello stemma della j**e, che voleva dimostrare come con lo stesso codice si poteva declinare ogni squadra di Serie A e smontareun po’ l’alone di capolavoro che tanto andava di moda.