Bauscia Cafè

Io sono Salvo, e questa è la mia storia

Il Bauscia Café è un bar come tanti altri, ed entrandoci potrete facilmente incontrare alcuni degli autori intenti a trascorrere la loro giornata: cioè, sostanzialmente, a passare il tempo fingendosi importanti. C’è Giuanín che cerca di tenere pulito, Nic che fa lo splendido e il Casa che non gliene fa passare una, il Maestro che incastra qualsiasi sfortunato di passaggio per raccontargli storie inverosimili sulle donne che avrebbe conquistato – succede solo nella sua fantasia, ma noi ci fingiamo stupiti ogni volta. NicolinoBerti prende appunti sperando un giorno di imitarlo, ma per ora si limita a creare nuovi account su social network equivoci per poi cancellarli in pochi minuti. In un angolo trovate di sicuro Hendrik che parla -da solo- di calcio olandese, mentre poco distante Zio Pino dà lezioni di calcio e di vita a Vujen e Jorginter. Al bancone di solito c’è Rupert appoggiato a disegnare con Python dietro che cerca di sbirciare, e di fianco Tzara e Nk con una birra o un amaro davanti. Sono dei professionisti loro due: se c’è da perdere tempo, che almeno lo si perda come si deve. Al tavolino sulla sinistra ci sono sempre solo l’Interista Stalinista e Grappa che discutono di calcio, politica e filosofia fantasticando una rivoluzione comunista che non realizzeranno mai, mentre Sgrigna da dietro al bancone (lui non tocca un goccio d’alcol, quindi lo serve) li ascolta sorridendo: non ci crede più lui, è passato dall’altra parte della barricata.

E’ qui che, ogni tanto, arriva un ospite inatteso.


Eravamo qui ieri, come ogni mattina seduti al bancone del Café che raccoglievamo le forze prima di iniziare una nuova giornata. C’era fermento però, a differenza del solito: eravamo tutti in attesa che El Giuanín, il nostro garzone, ci portasse le copie dei giornali del giorno (non che lui li compri, eh, non pensate male: scarica illegalmente i pdf, li stampa e li viene a distribuire al bar). Non vedevamo l’ora di leggere l’intervista-rivelazione di Zaz all’ormai celebre Salvo24: finalmente avremmo saputo la verità.

Quando sentiamo la porta che si apre, ci aspettiamo tutti la sagoma inconfondibile dei baffi del Giuanín. E invece, a sorpresa, la figura che ci troviamo davanti è diversa. Restiamo tutti allibiti perché lo riconosciamo in un istante: il suo inconfondibile cappuccio nero in testa, il celebre modificatore della voce costantemente acceso, la sagoma pixellata e -ovviamente- l’accento svedese non lasciano spazio a esitazioni.

Al Bauscia Café è appena entrato Salvo2410

Mentre siamo ancora attoniti entra anche El Giuanín, che ci trova imbambolati a fissare la porta di ingresso con aria stupefatta: “Ho tagliato i baffi, sì, sto bene?”. Non ha capito niente neanche stavolta. Però ha con sé le copie del Corriere dello Sport: le prendiamo e ci fiondiamo a leggere l’intervista esclusiva del fenomeno del momento, che incredibilmente è davanti a noi.

Si siede al bancone, tira fuori dalle tasche un mazzo di chiavi, il telefono, il portafogli.

Il Nokia 2410 di Salvo

Nel Café non vola una mosca, siamo tutti basiti in attesa che succeda qualcosa. Fino a quando stanco, quasi sospirando, Salvo rompe il silenzio.

“Ett litet kaffe och ett glas vatten snälla”

Ehm…

“Vad är fel?”

No Salvo..scusa..è il modificatore vocale. Si dev’essere spostato su “svedese”, non su “accento svedese”.

Mo va a cagher, aggeggio del cazzo…grazie. Un caffé ristretto e un bicchiere d’acqua, per favore”

Figurati -è visibilmente abbattuto, Salvo- ma scusa, parli bolognese? Non eri di Catania, una vita a Roma…?

“Macché Catania, Roma…sono altoatesino, vivo a Bologna da 10 anni e l’altro giorno avevo portato il cane a pisciare sotto casa di Zazzaroni..non l’avessi mai fatto. Ma non dovrei raccontartelo, lascia perdere dai”

Capisco…un momentaccio. Prendi il tuo caffè dai, ti lascio in pace. Offriamo noi.

“Grazie, almeno un po’ di comprensione oggi”

Va così male?

“Ma guarda, non te lo dico nemmeno. Tutto si sono inventati, tutto. Ma sai che il mio vero nome non è neanche Salvo2410?”

Lo immaginavamo. Così come non crediamo che sia Salvo24, giusto? – dico, ridendo

“Esatto. E’ Salvo241”

Ah

“Eh. Ma poi l’amico di Fabio Canino, il commerciante di auto…ma io sono un professionista di altissimo livello, ma che disegno hanno dato di me? Ma che figura mi hanno fatto fare su quel giornale?”

Tutto inventato quindi? Anche la storia di Fini, del Club Bologna Rossoblù di Roma?

“No, lì almeno hanno avuto il buon gusto di lasciarla più o meno com’era. Evidentemente gli tornava buona. Fini l’ho conosciuto davvero, ma non per vendergli una macchina”

No?

“Vendevo case, prima di trasferirmi a Bologna. Avevo una villetta a Montecarlo che era uno spettacolo, un giorno tramite amici comuni incontro l’Onorevole e…ma forse non dovrei parlare neanche di questo”

No, forse meglio di no.

“Già. Fatto sta che al Bologna Rossoblù mi iscrissi davvero. Adesso non si ricorderanno neanche più di me, so che qualcuno ha chiamato Corrado, il Presidente, per chiedergli mie notizie e lui ha detto che non ne sapeva niente…ma ha ragione eh, è inevitabile, non finì benissimo. Una volta invitai tutti a casa mia in occasione di un Catania-Bologna: gli feci una carbonara -io, altoatesino, per dimostrargli che volevo integrarmi nella loro città- ma ci misi la panna. Si offesero a morte, mi hanno cacciato dal club”

Che storiaccia Ventiquattro -posso chiamarti Ventiquattro?

“Ma sì, figurati. Un commerciante di auto…ma pensa te. Una sola volta ho venduto un’auto in vita mia e da lì ho perso il vizio: che nostalgia, se ci penso ancora…ero così affezionato alla mia Renault 4 rossa, la mia prima macchina, e quel Morucci sembrava tanto una brava persona…”

Salvo

“Scusa”

Eh. Beh mi pare di capire comunque che ne hai passate tante, anche ben peggiori della lettera a Cucci.

“Chi?”

Cucci, Italo Cucci. La lettera che hai scritto da cui si è scatenato il putiferio

“Ah figurati. ‘Il Professore’, così mi hanno detto di chiamarlo, neanche fossimo in una serie di Netflix. Io nemmeno lo conoscevo sto Cucci…te l’ho detto, avevo solo portato il cane a pisciare. Esce uno dal portone tutto agitato e urla “Salvo!”. E io mi giro e lo guardo sorpreso: come diavolo fa a conoscere il mio nome? Lui mi vede e mi fa “cosa cazzo guardi tu, che problemi hai?”. Un esaurito. Gli dico che l’ho sentito che pronunciava il mio nome e mi sono girato, lo mando a quel paese e torno a farmi i fatti miei, tiro il guinzaglio di Ciriaco e…”

Ciriaco?

“Sì, come Sforza…che giocatore. Dicevo, prendo il guinzaglio di Ciriaco e faccio per andarmene. “Aspetta!” -mi fa- “Ti chiami Salvo?”. Salvo241, gli dico e gli chiedo chi è lui. “241 non va bene. Ti chiameremo Salvo2410. Per l’anonimato, sai com’è”. Ma l’anonimato cosa, ma cosa voleva, non capivo. “Chiamami Zazza, come Zorro ma con la z. Meglio restare anonimi. Ascolta Salvo, c’è il professore che ha fatto un casino, bisogna fare una paginetta per pararci il culo. Hai da fare oggi pomeriggio?” Ciriaco ancora non era riuscito a pisciare in tutto quel casino, povera bestia, questo prende un registratore e inizia a farmi delle domande per me senza senso su Conte, su sto professore, mi rimbambisce. “Abbiamo la tua intervista!” fa euforico, alla fine, e se ne va”

Pazzesco. Immagino lo shock.

“Non è neanche finita eh. Perché un secondo dopo che era rientrato nel portone ne esce di nuovo, pallido come se avesse visto un fantasma. “Salvo” mi fa “ma per caso conosci Canino?”. Io avevo capito che mi stesse chiedendo se fosse mio il cagnolino, figurati, gli ho risposto che lo stavo portando in giro ma era di mia moglie…neanche mi fa finire di parlare e borbotta “marito di un’amica di Canino, perfetto” allontanandosi. Un incubo, davvero”

Non ho parole due – posso chiamarti due?

“Tanto ormai…”

Insomma tutto questo putiferio non te lo immaginavi minimamente? Davvero?

“Ma cosa vuoi che ti dica…in un momento storico in cui, perdonami il gioco di parole, la notizia non fa più notizia, sono stupito ma non esterrefatto. Fateci caso, i giornalisti non esistono più: non si riporta più la notizia, ma si dà la propria opinione. Editoriali, opinionisti, proto-influencer di queste cose cartacee che non hanno più senso di esistere così come sono, una via di mezzo tra Montanelli e le influencer di Instagram. Io sono un professionista, te l’ho detto: la mia presunta lettera è una lettera col registro stilistico proprio di quello che si può trovare un mercoledì mattina al Bar Roma. Il problema è la risposta. Oltre che la visibilità.”

Faccio una provocazione -d’altronde è il mio mestiere ormai- mi par di capire: se un quotidiano diventa un bar sport, che senso ha continuare a comprarlo? Condividi il Tweet

“Non faccio prima ad andare fisicamente al Bar? Con lo stesso prezzo mi ci prendo anche un caffè! Chissà come mai certa gente non si spieghi ancora la crisi del settore. Ma che volete che ne sappia io, guagliò”

Salvo241 si allontana dal Café, canticchiando in un inaspettato dialetto napoletano

Già cosa vogliamo che ne sappia lui.
Buona giornata Salvo, il caffé lo offriamo noi.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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