Bauscia Cafè

Nemmeno gli occhi per piangere

debiti bancarottaSe tutto va bene, siamo rovinati.
Sono stati -anzi, lo sono e lo saranno ancora- mesi difficili per noi tifosi della sponda sfigata del Naviglio, noi poveri, frignoni e complessati. Mesi in cui le scorte di speranza stipate in cantina negli ultimi anni sono andate via via esaurite. È vero, ci abbiamo provato, ma non è andata. Vuoi per colpa nostra, vuoi perché son stati più bravi gli altri.
Ci abbiamo provato con un nuovo proprietario.
Ci abbiamo provato con una nuova dirigenza.
Ci abbiamo provato con un nuovo allenatore.
Ma andiamo con ordine: il nuovo proprietario, il losco figuro paffutello col ghigno malefico venuto da lontano (c’è chi dice dall’Indonesia, chi dalle Filippine), che forse non conoscerà la limpida storia dell’italica pedata, ma in quanto a speculazioni finanziarie è un maestro.
Proprio lui, diventato ricco sfondato vendendo souvenir in giro per il mondo. Lui che, udite udite: si mormora addirittura possegga più di un’azienda. E più di un conto in banca. All’estero! Roba da pazzi, cose mai viste, da far impallidire i bravi imprenditori e proprietari di club italiani.
Per farla breve, se ho ben capito, siamo in mano alle banche e con le pezze al culo.

“Sembra che”
Eh sì, perché uno dice “vabbè, pensiamo al calcio giocato”.
Ma ai primi giugno non si gioca, a giugno si sogna con il calciomercato. Ad averci i soldi.
Il buon Mancini, quel marpione viziato, chiede otto barra nove giocatori e tutti, giornalisti in testa, si scompisciano. E giustamente, per la miseria, non abbiamo i soldi nemmeno per l’autobus.
Soldi o no, la girandola di nomi parte comunque: Melo, Kondogbia, Perisic, Jovetic e altre figurine importanti, ma prima c’è da risolvere la grana Icardi. Il ragazzo è alle prese col rinnovo ma, fonti bene informate, la vedono grigia. Parte la telenovela: tira e molla, frenate, divergenze, fumate nere e bianche, zig e zag, bar zag.
A questa situazione poco simpatica nell’insieme se ne aggiunge un’altra: quella faina del Mancio sarebbe pronto a sfruttare una clausola che gli permetterebbe di liberarsi da questa palude nerazzurra. Miha scemo. Oh, se lo dicono quelli di Repubblica io ci credo, cazzarola.
Aveva ragione lui.
Aveva ragione lui.
E se Atene piange, stavolta Sparta ride.
Mentre l’Inter si arrabatta qua e là per racimolare due spicci, violini zigani annunciano che il benefattore è arrivato: Mister Bee Taechaubol, per gli amici Bee.
La notizia era di dominio pubblico già da tempo, l’altro B, il Silvio nazionale, era alla ricerca di qualcuno che potesse garantire una certa liquidità alle finanze rosse e nere. Cioè, rosso nere. Un po’ rosse e un po’ nere, via.
L’incubo di molti interisti si trasforma così in realtà: nel giro di qualche giorno i tre Re Magi, Bee Berlusconi e BB, portano in dono alla festante tifoseria milanista radunatasi a Beetlemme Martinez dal Porto, Ibra dal PSG e Kondogbia dal Monaco.
Sferrando così un doppio colpo mortale ai cugini poveri: il dominio sulla città e lo sgarro Kondogbia, a lungo e inutilmente corteggiato da Ausilio.
Ma non è finità qui, perché mentre l’Inter del filippino raschia il fondo del barile, quei fetentoni senza cuore mettono a segno un altro colpo, stavolta per la panchina: Siniša Mihajlović. Il serbo, ex interista, astro nascente della panchina, il Sergente Maggiore Hartman dell’area tecnica, il Von Clausewitz della difesa, il Mickey Goldmill del contrattacco pronto a far sognare le genti di buona volontà, mentre l’Inter deve accontentarsi di un Mancini stanco e scontento.
Melo noSparta ride, Atene non ha nemmeno più gli occhi per piangere.
Già, perché perso Kondogbia, deve incassare anche il no di Melo, richiestissimo da Mancini che lo aveva già allenato ai tempi del Galatasaray. Intanto le squadre si radunano per il ritiro precampionato, chi con speranza, chi con rassegnazione.
Già dai primi allenamenti è chiaro a tutti come la musica sia cambiata, in quel di Milanello Bianco. Il Sergente sa essere anche buono e quando non è impegnato ad annodare budella umane accarezza i bambini, infondendo in loro lo spirito guerriero. Ma un vero leader sa che la guerra è guerra, sa che non può fare prigionieri e la prima vittima è Mexes. Il francese, non gradito, viene abbandonato di notte sulla tangenziale, di lui, da allora, non si hanno più notizie. Ah, il caro vecchio pugno duro. Fuori Mexes, dentro Alessandro Franz Lilian Romagnoli.
"A fari spenti nella notte"
“Cosa non funziona nella squadra che perde (quasi) sempre?”
E l’Inter? Beh, l’Inter fa ciò che può: perde e delude in amichevole. Durante il ritiro, la società, al grido di “c’è grossa crisi” costringe i giocatori a pagarsi l’albergo. Si vocifera addirittura che per risparmiare sul cibo abbiano incaricato Nagatomo di grigliare le frattaglie scartate dai ristoranti.
Si fa cassa come si può, vendendo pezzi pregiati del calibro di Kuzmanovic, Obi, Taider e Andreolli. Insomma, da una parte si sbaracca e dall’altra arrivano Don Andrés Bertolacci e Bacca. Tutti con le stesse iniziali, tutti con il Milan nel destino.
"Come piace a Lui"
“Come piace a Lui”
Il precampionato dei rossoneri è pirotecnico, frutto della meticolosa preparazione studiata dal braccio destro di Sinisa, tale Carlo Magno. Vengono spezzate le reni all’Alcione, al Legnano e al Sassuolo. Ma soprattuto viene schiantata l’Inter, per ben due volte. Le solite malelingue dicono che in occasione del primo derby amichevole nelle file rossonere abbia segnato un francese dalla chioma fluente, dalla spiccata somiglianza con Mexes. Incredibile come vengano messe in giro queste voci false e tendenziose.
Ma niente può scalfire l’armonia che sapientemente il Sergente ha creato, e li fa correre. Mamma mia quanto li fa correre. Corrono talmente tanto che Silvio ha l’illuminazione: creare una squadra di atletica.
"Come limoni"
“Come limoni”
Alla Pinetina, invece, la liquidazione: via Kovacic e Shaqiri, e mentre lo schiacciasassi di Milanello continua a mietere vittime illustri, inizia a circolare una voce, la voce del cuore, quella che ti sussurra mielosa all’orecchio “Balotelli”.
È un Milan famelico, che non lascia agli avversari nemmeno le briciole.
L’unico che non molla è lui, il Martello di Vukovar. Lui non si fa distrarre dal mercato faraonico di Bee + B + BB.
Il campionato è ormai alle porte, dei colpi sognati dai tifosi nerazzurri non c’è traccia, per Perisic quei cafoni tedeschi pretendono addirittura dei quattrini, arriva solo quel rottame di Jovetic. Mancini è sempre più demoralizzato, l’ombra del collega rivale che ormai lo sovrasta, la società non riesce ad accontentare le sue richieste, l’innesto di Morandi al posto di Ranocchia sortisce solo in parte l’effetto desiderato, ha in mano una squadra senza carattere, senza animo, un assorbente senza ali.
È un uomo distrutto, il nostro mister, non riesce nemmeno più a dormire; una mattina preso dallo sconforto scappa da Appiano e va a sbirciare dietro le siepi di Milanello: albeggia, vede un ragazzo che, dopo aver tagliato l’erba, prepara la colazione per tutti. Era Mario Balotelli.
Testa bassa e con la morte nel cuore corre via, viene notato da un giardiniere che, compreso il dramma, lo abbraccia e gli sgancia un centone.
I tifosi son già sul piede di guerra, esasperati da una situazione snervante, la città è ormai persa, le trincee sono pronte e cedere, la bussola è perduta.
Per fortuna poi è iniziato il campionato.
03_Inter-Milan
E allora giochiamoci sto derby, per quel briciolo di prestigio che rimane e per partire col piede giusto.
Giochiamocelo perché, nonostante tutto, ci meritiamo un bel derby.
E chi non salta, milanista è.

Python

Sono il direttore artistico di Bauscia Cafè. Clandestino nella matrioska e astioso quanto basta. Quando parlo di Tango mi riferisco solo al pallone, del mio primo allenamento ricordo solo il rumore dei calci negli stinchi.
Odio Bauscia Cafè.

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