Bauscia Cafè

Nessuno tocchi Strama

Quando ci si ritrova con unico sostituto della propria attempata punta principe un 36enne già in pensione, e si viene a scoprire che il suo trasferimento dalla squadra d’origine, nel quale ricopriva l’importantissimo ruolo di ultima scelta in attacco, e a sei mesi dalla scadenza di contratto, è costato anche qualche centinaia di mila euro.
Quando la vera prima riserva della già citata punta principe viene ceduta, in comproprietà ovviamente, per poter ancora pagare qualcosina nel caso la suddetta dovesse dimostrarsi effettivamente di alto valore o per poterla risolvere ricevendo un tozzo di pane nell’eventualità non fosse così, con notevolissimo conguaglio economico inoltre, per prendere l’ennesimo terzino-fluidificante-nonsobenecosa della rosa, giocatore stabilmente fuori dall’undici titolare della fortissima Atalanta.
Quando il suddetto laterale corrisponde benissimo al profilo degli altri giocatori della rosa nel suo ruolo, tranne forse uno, ossia al non aver la capacità di avere contemporaneamente corsa E piede, e scopri di averlo pagato più o meno nove volte più di un parigrado greco abituato a vincere campionati in patria, con esperienza in campo europeo e in nazionale, acquistato senza troppi proclami e sbattimenti anche da una società non troppo in salute come la Roma.
Quando a gennaio ti vedi dar via due tra i tre giocatori più tecnici e fantasiosi della squadra per le solite ragioni di bilancio e sino al penultimo giorno di mercato l’unico modulo possibile tra quelli anche solo concepibili è un “tanti in difesa-medianacci immobili-palacio”, e poi in un giorno ti arrivano tre nuovi acquisti (tra cui il già citato lateralqualcosa) e sei costretto a farli esordire anche se non i neo arrivati ricordano nemmeno il nome dei compagni di reparto.
Quando “a questa squadra serve un esterno d’attacco, proviamo a prendere Lucas”.
Quando “a giugno viene Dzeko”.
Quando “Paulinho se ne fotte ma noi gli chiediamo di venire ogni mezz’ora per un anno e mezzo di fila, prima o poi dirà di sì per sbaglio”. Tra l’altro senza aver creato aspettative nell’opinione pubblica. Interista e non.
Quando le stesse aspettative le carichi addosso al nuovo numero 10, uno sbarbatello croato di nemmeno 19 anni, che speriamo possa avere il beneplacito di certi settori di San Siro per almeno le prime 6-7 presenze dal primo minuto prima di essere bruciato come tanti, troppi talenti passati di qua recentemente.
Quando il megadirettore generale (a proposito esimio: si è tutti ancora in attesa della sua mitica intervista nella quale chiarirà “ogni cosa”) si presenta davanti ai giornalisti (solo certi, siam mica nazional popolari) per specificare che il giocatore più costoso della rosa è fuori squadra e che ovviamente il prezzo del cartellino per il suddetto crollerà, e non si presenta MAI dopo le sconfitte che spesso e volentieri possono intaccare il cammino di una squadra di tal spessore.
Quando dopo Siena e dopo una crisi di nervi trattenuta a stento si sente il fragore del silenzio di chi dovrebbe darti una mano, di chi è PAGATO anche per darti una mano, specialmente in pubblico, per interminabili 24 ore consecutive.
Quando “si punta al primo posto” scherzando ma anche no ma forse sì.
Quando hai tre portieri più un’altra manciata in giro per l’Italia e devi spendere altri soldi per prendere il portiere più scarso della Serie A perché “se che squalificano Handanovic per una partita dovrebbe giocare Belec”.
Quando ti sfugge il senso di cosa ci stia a fare allora Belec ancora in rosa.
Quando il giorno dopo il super esordio dell’ex figliol prodigo, dalla verginità immediatamente ripristinata, passando in più o meno un giorno da “ecco il negro” a “ecco i figli multietnici di questa Italia in continuo rinnovamento”, mentre si sta con 1 vittoria in 7 partite, si fa intervistare Cassano (ossia l’alter ego del fancazzismo ad ogni livello nell’immaginario popolare) che vuole specificare quanto si stia bene all’Inter (ma io dico: non ci vogliono sei lauree per capire come la tempistica e l’incastro di certe associazioni non siano stati proprio “felicissimi”, per usare un eufemismo).
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Quando succede tutto questo, una cosa deve essere chiara: nessuno tocchi Strama. Se è vero che un anno fa di questi tempi nessuno, lui compreso, si sarebbe mai sognato di trovarsi seduto sulla nostra traballante e sempre tiepida panchina, è altrettanto vero che solo sei mesi fa, tra una grottesca offertina a Lucas Moura e una pomiciata con Paulinho, nessuno, lui compreso, si sarebbe mai sognato di trovarsi a giocarsela su tre fronti con queste problematiche, con queste promesse non mantenute (ce lo vedo Strama che consegna un foglietto a Branca con come primo nome Carrizo), semplicemente con in attacco Milito Palacio e… Rocchi.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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