Bauscia Cafè

Il delitto perfetto

Io non so nemmeno se sia ancora il caso di incazzarsi, per questa storia. Ieri abbiamo visto che il Milan è una squadra assolutamente alla portata del Chievo, e non per il “solito” passo falso della grande contro la piccola, ma proprio perché, a livello di rosa, tra Milan e Chievo non ci corre granchè. Abbiamo visto due squadre che dovrebbero essere separate al massimo da una decina di punti, due squadre che dovrebbero lottare più o meno per gli stessi obiettivi. Una di queste due, però, riceve impressionanti calci in culo da ormai tre mesi a questa parte, e si permette (sì, perché “permette” è la parola giusta) di stare a un solo, risicato, minuscolo punticino di distanza dall’unica, vera squadra che il campionato italiano sia in grado di esprimere. Tra noi e questa roba corre un-solo-punto. Una delle migliori compagini d’Europa, cosa che l’Inter è a prescindere da quel che succederà martedì, ha una sola lunghezza di vantaggio sul gerontocomio milanista, un’accozzaglia di mostri che in questa stagione (per non parlare di quella precedente) ha collezionato immonde figure di merda come i due derby strapersi come mai nella storia, il tacco di Tihinen e, ultima ma non ultima, la clamorosa disfatta dell’Old Trafford.

E’ chiaro che ci sia qualcosa che non va, qualcosa che non funziona. Ok, nelle ultime sei partite non abbiamo assolutamente fatto bene ed abbiamo lasciato per strada 9 punti su 18, ma quanto fatto prima, compresi i due derby, avrebbe dovuto permetterci di godere ancora di un grosso vantaggio, perlomeno sul Milan. Che succede, allora?

Lo sappiamo tutti, cosa succede, anche se i media continuano a tacere all’unisono, compresi quelli che, apparentemente, non hanno ragioni per non parlare di quello che accade. Non credo che serva fare l’elenco delle clamorose spinte (chiamiamole così) che il Milan ha ricevuto quest’anno, sarebbe impossibile e superfluo. Piuttosto, si può fare l’elenco degli episodi a sfavore: ci vuole davvero poco, visto che detto elenco è tristemente vuoto. Niente. Zero. In ossequio a quel che diceva l’allenatore di quella roba là nella settimana dell’abbassamento dei toni. Vi ricordate?

“Non è un rigore che decide il campionato. Alla fine torti e favori si compensano” (link)

Allora, vediamo. Mancano dieci giornate. Per compensare tutti i favori ricevuti, il Milan dovrebbe terminare tutte le partite in sette, con almeno un rigore contro a gara e con la settimanale stangata di Tosel per le simulazioni, i lamenti, le sbracciate, i pianti e gli scazzi. E forse avanzerebbe anche qualcosa per il prossimo anno.

Comunque sia, quel che volevo sottolineare, aldilà del singolo episodio nel quale l’errore ci può stare (lungi da me criminalizzare un guardalinee per un fuorigioco di centimetri) è che, nel dubbio, si favorisce SEMPRE il Milan. C’è un mezzo contatto in area? E’ rigore. Il fuorigioco è dubbio? Allora c’è (se è degli avversari) o non c’è (se è del Milan). Ammonizioni? Espulsioni? Stessa storia.

Questo campionato, il modo in cui è stato condotto questo campionato, è in grado di far sentire Moggi un vecchio baro di tresette. Il nerd che usa i trucchetti alla play. Il quindicenne che falsifica la firma della mamma per saltare il compito. Uno stronzo. Un modesto stronzo fallito, un dilettante, un mafiosetto malriuscito. Dal confronto con questa annata, la 97-98 esce pulita, regolare, immacolata.

Però…però rimangono trenta punti da giocare, e ne abbiamo due di vantaggio: ergo, possiamo ancora vincerlo. Hanno fatto tutto quel che hanno fatto, ma sono sempre dietro. Siamo ancora (seppur non del tutto, visti i killer che ci hanno mandato fino a qualche settimana fa) padroni del nostro destino. Con la squadra che abbiamo, con l’allenatore che abbiamo – uno che non ha mai subito rimonte in carriera – possiamo ancora vincere questo schifoso, falsato, putrido campionato. E sappiamo quanto sarebbe bello, anche se, perlomeno in me, rimarrebbe il rammarico per aver dovuto subire uno schifo simile per mesi (rammarico comunque non in grado di soppiantare l’impressionante orgasmo che mi coglierà se tutto andrà come deve andare).

E’ triste notare come il nostro movimento calcistico segua il profondo declino del paese. L’Italia faceva schifo già 10 anni fa, già 5 anni fa, ma non così tanto. Le cose che fa Berlusconi oggi, tutti i giorni, qualche tempo fa erano inimmaginabili, magari anche da lui stesso. Quello che ha fatto il Milan in questi ultimi tre mesi è improponibile, lontano anche dai fasti della mitica Juve di Luciano. E la cosa che più preoccupa è che nessuno, da nessuna parte, ha la voglia di denunciarlo, o, perlomeno, di parlarne. Possono fare quello che vogliono, rubare, picchiare, insultare, tuffarsi, e non succede niente. Nessuno glielo fa notare, nessuno glielo contesta. Anzi, vengono pure esaltati, se vincono.

Ieri sera, l’ennesimo esempio: Di Carlo, nel dopopartita, si è mostrato giusto un pochino rattristato per lo sfortunato esito della gara (qualcuno si ricorda come reagivano gli allenatori avversari nel periodo degli “aiutini”?). Su Rai, Gazzetta, Corriere e vari un mezzo accenno al gol regolare, stop, mentre non mancano gli elogi a Leo per il “cuore Milan” e per la “grande reazione dopo la sconfitta in Champions”. Nessun commento sulla gestione scriteriata dei cartellini. Sul vergognoso metro col quale è stata portata avanti questa partita. Niente. E’ il delitto perfetto.

Un altro po’, e riusciranno davvero a convincerci che siamo pazzi, che vediamo cose che non esistono, che soffriamo di manie di persecuzione.

Con molti interisti ce l’hanno già fatta. Ora rimaniamo solo noi.

Grappa

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