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Lazio-Inter vista dall'Olimpico

OlimpicoL’occasione è di quelle che non capitano tutti i giorni, e quindi di quelle da cogliere al volo: l’Inter a Roma per giocare una partita di calcio. Evento che si ripete solo una volta all’anno (qualcuno vi dirà due, ma sono male informati: quelle con la Roma, ultimamente, più che partite di calcio sono esibizioni). Bisogna essere presenti, quindi. Preso dalla fretta e dalla paura di non trovare parcheggio, alle 18.30 sono già davanti ai cancelli. Decisamente troppo presto. Per ingannare l’attesa familiarizzo con alcuni tifosi arrivati da molto più lontano di me. L’ingresso è quello del settore ospiti, ma le tifoserie sono gemellate e si fanno vedere anche molti laziali. Partono i primi cori. “A Roma solo la Lazio”, per dovere di ospitalità, poi tutti concordi nell’affermare “Juve merda”, “Chi non salta rossonero è” e “Giallorosso pezzo di merda”. Bel clima. L’impressione è che se non ci fossero Juventus, Milan e Roma il campionato italiano ne guadagnerebbe non poco.
Alle 19.15, puntuale, mi ritrovo davanti il bel faccione di Watchdogs. Dopo baci, abbracci e scambi di materiale compromettente ci si mette in fila sotto una pioggia battente. Quattro tornelli (malfunzionanti) per cinquemila persone e perquisizioni non troppo convincenti ci danno il via libera per l’accesso al nostro settore e al free seating previsto. Ci mettiamo comodi e inganniamo l’attesa guardando qualche bel gol nel riscaldamento e qualche numero di Julio Cesar. Neanche il tempo di sentire il fischio iniziale (che effettivamente non si sentiva: l’arbitro aveva il peggior fischietto di tutta la Serie A, probabilmente) e Walter Samuel ci fa fare il primo salto sul seggiolino. Qualche giocatore della Lazio non si era ancora sistemato i calzettoni, ma tant’è: 0-1. Il primo tempo scorre via velocissimo con l’Inter che inizia bene e poi si mette comoda a controllare la partita e la Lazio che fa quel che può. Certo iniziare sotto di un gol e, appena ci si rende conto di doversi svegliare, trovarsi di fronte Stankovic, Muntari, Zanetti e Cambiasso dev’essere deprimente. Tanto più se, quelle poche volte che riesci a superarli, ti rendi conto di avere ancora davanti Samuel. Proprio l’argentino chiude in angolo Zarate nell’unica azione pericolosa dei biancocelesti nel primo tempo. Poi tanto Stankovic e tantissimo Cambiasso in un modulo che, visto dal vivo, con il rombo manciniano sembra avere davvero poco da spartire.
IbracadabraAll’improvviso il clima si infiamma: Stankovic prima e Muntari poi intervengono malamente sulla fascia sinistra su due avversari senza che l’arbitro fermi il gioco. Il pubblico è inferocito e l’atmosfera di pace che regnava fino a quel momento sembra destinata a finire. Ma è questione di un minuto: nel prosieguo dell’azione Ibrahimovic si inventa un qualcosa impossibile da descrivere, e tutto lo stadio si ritrova unito a spellarsi le mani per gli applausi. Poi niente più sussulti fino a quando, in pieno recupero, Ibra lancia Maicon sulla fascia e sul cross del brasiliano Diakite, opportunamente preso d’occhio fin dal primo minuto dalla premiata coppia Watchdogs&NkBauscia, pensa bene di metterla dentro e di chiudere la partita.
E in effetti il secondo tempo non ha molto da dire, con la Lazio che sembra ancora stordita dallo 0-2 e l’Inter che in 10 minuti ne approfitta per mettere dentro il terzo gol con Ibra. Poi i biancazzurri tentano di scuotersi per salvare la faccia, ma con l’Inter di stasera proprio non ce n’è. Impressionano le prove di Stankovic, che corre come un dannato per tutto il tempo in cui è in campo e si fa trovare praticamente ovunque, di Cambiasso e Zanetti, molto meno appariscenti ma sempre presenti quando si tratta di mettere ordine, e di Samuel e Cordoba che chiariscono una volta di più il motivo per cui le maglie titolari se le prendono loro con qualsiasi allenatore. Poi tantissimo Ibra, ovviamente, ma tutti oggi sembrano sapere esattamente cosa fare e spingono sull’acceleratore fino all’ultimo secondo con Ibra che, in pieno recupero, avrebbe sui piedi la palla dello 0-4. Va bene così lo stesso, ovviamente, anche se lo 0-3 sembra quasi premiare una Lazio letteralmente annichilita dall’Inter.
Dopo il saluto dei ragazzi sotto la curva strapiena e dopo una mezz’ora abbondante di cori si inizia a lasciare il settore ospiti intorno alle 23 in un Olimpico già deserto con l’impressione, confermata oggi da tutti gli osservatori, che questa a volte appaia come una squadra di un altro sport, di un altro pianeta. Quando scende in campo questa Inter non ce n’è per nessuno. Figuriamoci per chi deve aspettare il 44′ per battere il Lecce o, peggio che mai, per chi ha bisogno dell’ennesimo errorino per avere la meglio sul Catania. Oggi pomeriggio, ovviamente, l’antennista ha dichiarato di aver fatto un fioretto alla Madonna e di non voler parlare degli arbitri. Ma va?
Commenti (46)

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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