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Debutto horror nell'Europa dei giovani

Vi avevamo promesso che avremmo fatto di tutto per seguire per voi la NextGen Series e, nonostante il ritardo dovuto alla stretta attualità della prima squadra che ci ha sopraffatto, non può essere certo il terrificante debutto contro il Tottenham a farci recedere dalle nostre intenzioni: questo è lo sport, questo è il calcio, e non può essere una sconfitta -per quanto rovinosa- a far cambiare argomento e abbassare la testa. A maggior ragione se si parla di un torneo per giovanissimi.
Resta il risultato clamoroso, resta un debutto terribile per Andrea Stramaccioni sulla nuova panchina: un 7-1 che non ammette repliche, ma che qualche giustificazione forse ce l’ha. La prima, la più banale, sta nella differenza di preparazione tra Inter e Spurs: gli inglesi avevano infatti già giocato 3 partite di campionato e avevano già debuttato nel girone di NextGen contro il Basilea, mentre l’Inter era alla prima partita ufficiale della stagione che coincideva, come già detto, anche con il debutto del nuovo tecnico sulla panchina nerazzurra. O meglio, del nuovo tecnico e del nuovo progetto: e qui veniamo alla seconda -parzialissima- giustificazione per la disfatta di Londra. Sì, perchè l’arrivo di Andrea Stramaccioni dagli Allievi della Roma al posto di Fulvio Pea non è solo un cambio in panchina, ma è una rivoluzione nella rosa, nel gioco, nell’idea stessa di calcio alla quale si dovrà approcciare la nuova primavera dell’Inter. Non più fisicità e agonismo, come spiegato perfettamente da _nero in Fabbrica, ma soprattutto tecnica, velocità, spettacolo: è questa la sfida che si trova ad affrontare Stramaccioni, e rientra perfettamente nella nuova “idea di calcio” che Massimo Moratti sembra voler forgiare per l’Inter del futuro.

Giustificazioni di cui comunque non vuole sentir parlare Stramaccioni, che ha commentato così la sconfitta dei suoi ragazzi: “Nonostante il risultato di oggi, rimango convinto delle grandi potenzialità di questo gruppo. Ovviamente questo risultato brucia; negli spogliatoi ci siamo guardati tutti negli occhi; siamo arrabbiati, delusi e anche feriti, ma questo è il calcio; è lo sport. Facciamo i complimenti al Tottenham, ora non ci resta che lavorare con la promessa che nella gara di ritorno il Tottenham troverà un’altra Inter“. Nessuna scusa e nessun alibi, Stramaccioni non li vuole e non li cerca se non che: “Questa partita così importante si è messa subito male, quando abbiamo avuto la palla del vantaggio e abbiamo subito il gol. L’uno due è stato poi micidiale, ma non abbiamo attenuanti, ci scusiamo poi con i nostri sostenitori perché perdere così fa male“.
Parole oneste, che si limitano a sottolineare l’andamento dei primissimi minuti della partita, quando il portiere degli Spurs neutralizza due pericolose iniziative di Bessa e Pecorini nei primi 5 minuti di gioco, subito prima che Pritchard, all’8′, trovi il vantaggio per il Tottenham. Passano altri 5 minuti e Coulibaly sfrutta la sua velocità e una marcatura tutt’altro che ineccepibile per raddoppiare, e tagliare inevitabilmente le gambe ai giovani nerazzurri: neanche il tempo di ripartire, infatti, e Gomelt mette dentro il 3-0 dopo solo un quarto d’ora di gioco. Un quarto d’ora che stroncherebbe le speranze di qualsiasi professionista, figuriamoci di una formazione primavera. Poi Bessa prova a suonare la sveglia con un tiro da lontano, ma un rimpallo lo ferma e il dominio del Tottenham ricomincia incontrastato grazie ad un altro rimpallo, ancora sfavorevole, che al 23′ permette a Gomelt di realizzare il 4-0. E non è finita: al 30′ Coulibaly in contropiede fa il quinto, al 37′ ancora Gomelt solo davanti a Cincilla segna il 6-0. Un minuto più tardi un barlume di speranza: ancora Gomelt atterra Spendlhofer in area di rigore e viene espulso, e Bessa realizza il 6-1 dal dischetto. Nel secondo tempo il Tottenham ha gioco facile nel coprirsi anche in 10 contro 11, e riesce addirittura a trovare il settimo gol con Pritchard che sfrutta al meglio una punizione nata da un alleggerimento offensivo. L’Inter preme ma fra imprecisione, sfortuna e l’inevitabile scoramento non riesce più a smuovere il risultato.

Al di là della cronaca di una partita evidentemente senza storia, però, le considerazioni da fare sono altre e sono di carattere ben più generale sull’intero senso della partecipazione dell’Inter a questo torneo. In una competizione riservata agli Under19, infatti, l’Inter è scesa in campo a Londra con un solo ragazzo nato nel 1992 (Kysela, per di più subentrato) e con i suoi pari età distribuiti tra Nazionali (Longo), prima squadra (Coutinho e Castaignos più Crisetig, del ’93) e prestiti vari in giro per l’Italia e per l’Europa. Non una giustificazione per la disfatta londinese, certamente, ma senza dubbio una scelta precisa, che consiste nel tentativo di accelerare il processo di crescita di questi ragazzi per allinearsi al resto d’Europa, dove un giovane di 19 anni sul quale si punta davvero si trova sempre più spesso già nelle rotazioni della prima squadra piuttosto che in un torneo riservato ai giovani, per quanto importante sia.
Ciò che non ha veramente senso, nè in quest’ottica nè tantomeno considerando il fatto che stiamo parlando di un torneo riservato ad under 19, sono i soliti commenti catastrofisti che nell’occasione hanno preso la forma di un “se dovevamo fare queste figure, tanto valeva non partecipare neanche”.
Errore.
Tanto più grave quanto proveniente dagli stessi che dopo le numerose vittorie nei vari Campionati Primavera e Tornei di Viareggio obiettavano che “è inutile far partecipare i più grandi con il solo scopo di vincere questi tornei: le squadre giovanili devono crescere giocatori, non arricchire la bacheca”.
E’ esattamente quest’ultima la chiave di lettura corretta: più della vittoria -comunque importante- in contesti del genere è fondamentale fare esperienza, confrontarsi con i più forti d’Europa, capire i propri limiti sia a livello di squadra che a livello di singoli per potersi preparare al meglio al calcio “dei grandi”. Che senso avrebbe avuto schierare un Castaignos, un Coutinho, un Crisetig? Sì, ok, magari si sarebbe portata a casa la partita…ma poi? Zero esperienza per chi sta in campo, zero indicazioni utili, zero rientri sportivi e zero rientri economici.
L’Inter ha cambiato strada: chi è giudicato pronto per stare con i professionisti, va a stare con i professionisti. Largo ai giovani in prima squadra e, di conseguenza, largo ai giovanissimi in primavera. E se persino dal 7-1 di Londra fosse venuto fuori qualcuno decisamente più avanti degli altri, si trovi un posto anche a lui e per la prossima volta si liberi la sua maglia per qualcun altro.
Già, la prossima volta: l’appuntamento è il 14 settembre alle 16.00 allo Sports Centre Grazia Deledda di Bresso, con Inter-PSV Eindhoven. La NextGen Series continua.

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Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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