Bauscia Cafè

Sosta(nco)

Sembrava una domenica vecchio stampo, di quelle dove un’Inter rimaneggiata riusciva a rialzarsi, a difendere con i denti una vittoria tutto sommato legittima per tornare a respirare dopo gli orrori di Parma.
E invece no, deve sempre esserci l’episodio che ti rovina il weekend, la goccia che fa traboccare il vaso: senza quel tracollo sul finale probabilmente saremmo qui a raccontare di una piccola impresa, uno svantaggio recuperato giocando a calcio, segnando su azione per ben due volte e concedendo relativamente poco in inferiorità numerica.
Ma la situazione è talmente traballante e vulnerabile (come la squadra) che basta perdere i tre punti ed ecco che il baratro si palesa una volta ancora davanti ai nostri occhi, inesorabile.
Thohir riflette con Moratti mentre si vocifera di un nuovo aumento di capitale, ed è indubbio che il tema sia anche quello del Mazzarri sì/Mazzarri no.
Domenica sera le scelte erano obbligate, e si fatica a distinguere tra le idiozie dell’allenatore e quelle dei giocatori in campo, tra disimpegni errati, possesso palla in zone a dir poco pericolose e stupidaggini come quella di Medel sul rigore (la distanza è minima, ma non puoi e non devi tenere le mani in quel modo. Il doppio giallo è solo la conseguenza di un arbitraggio scientifico, quando già la prima ammonizione lasciava molti dubbi a riguardo…).
Se giocando contro il Verona in casa prendi due contropiedi in dieci minuti e agli ospiti basta un lancio lungo per lasciare involare (sic) Toni verso Handanovic, con la difesa schierata che arranca nel tentativo di rimontarlo (poi riuscito, è Vidic a rimediare, salvo poi dimenticarsi lo stesso Toni in occasione del gol), il segnale non può che essere uno solo: insicurezza e cattiva comunicazione. Tra la panchina e i reparti o tra i giocatori stessi, non lo so.
So che Ranocchia e Vidic in una difesa a tre continuano a palesare imbarazzi evidenti, so che ci ritroviamo il capitano a impostare la manovra e a crossare dalla trequarti con quel 47 di piede che si ritrova e una raffinatezza non esattamente esemplare.
E so che Mazzarri insiste nel definire uno schieramento a quattro poco adatto a questi interpreti: va benissimo, lui li allena e li osserva giorno dopo giorno.
Mi permetto di evidenziare come l’inconsistenza difensiva persista e come, ad esempio, uno come Dodò, ormai esterno titolare inamovibile di questo eterno 352, sia propositivo a fasi alterne in fase d’attacco, ma costantemente falloso quando si tratta di difendere.
Lo sapevamo noi, dovrebbe saperlo anche Mazzarri, eppure sia sul primo gol del Verona che, soprattutto, sul 2-2, le responsabilità dell’ex giallorosso sono evidenti: non sa seguire i movimenti altrui, galleggia sempre tra chi imposta e chi riceve, tagliato fuori dalle sovrapposizioni più elementari.

"Lavorando proverò a far tornare grandi Inter e serie A" Erick, io mi fido.
“Lavorando proverò a far tornare grandi Inter e serie A”
Erick, io mi fido.
Mi chiedo quindi se effettivamente una disposizione più elementare non possa sortire effetti migliori, restituendo maggiore equilibrio alla tenuta generale, ma temo sia una domanda retorica che resterà senza risposta.
Un peccato, perché al solito svantaggio avevamo reagito in modo perentorio, pareggiando con una esatta replica dell’azione del gol veronese e ribaltando il risultato grazie a un Palacio tornato in grande spolvero dopo un lungo periodo di rianimazione obbligata.
Gli episodi ci avevano anche sorriso, palo di Kuzmanovic a parte: il rigore parato da Handanovic, la clamorosa traversa di Christodoloupolos, una girata di Toni fuori di un soffio.
E poi la doccia fredda. Freddissima. Glaciale. E apriti cielo.
Tra l’altro in 10 contro 11 avevamo tenuto il campo con discreta dignità, considerando anche le alternative a disposizione. Vidic, il tanto sputtanato Vidic, commette un errore sul gol (in collaborazione con metà difesa, come sempre, ma va di moda considerarlo l’unico responsabile) ma ne sfiora due e, sulle azioni palla a terra, non viene mai saltato.
Capisco che quando sbaglia lui gli altri segnano e la cosa abbia pesante rilevanza, ma un minimo di equilibrio nei giudizi sarebbe gradito.
Fatto sta che con questo 2-2 la chimera del terzo posto segna già un -5 e il Napoli sembra guarito dal male di inizio stagione, grazie anche ad una rosa che garantisce un pontenziale offensivo decisamente superiore al nostro e a quello di tutta la serie A, Juventus e Roma escluse (forse).
Noi restiamo quelli di sempre: agli avversari basta buttare un pallone in area per creare scompiglio, siamo teneri, fragili, possiamo rialzarci una volta ma nulla più.
C’è una costante sensazione di inconcludenza e debolezza, la stessa che porta gente come Ionita e Lazaros a sembrare piccoli, incontenibili geni del calcio, quella che permette al Verona di giocarsi il tutto per tutto con un modulo iperoffensivo per trovare il pareggio.
C’è sicuramente un fattore tecnico da considerare, ma uno psicologico ancora più decisivo sul quale non so come e chi potrebbe lavorare: Mazzarri resta sulla graticola, è sceso in campo anche Moratti, che dopo averlo scelto con convinzione probabilmente lo avrebbe già fatto fuori da tempo, ma le alternative reali continuano a latitare e quella del traghettatore è un’incognita che, forse, non possiamo permetterci.
Certo non possiamo neanche permetterci il disinnamoramento totale dei tifosi.
Una scossa è più che mai necessaria, ora come non mai: non so se la sosta porterà novità (non credo), ma ci consentirà di recuperare i titolari e le alternative più credibili, per un trittico di partite che non possiamo sbagliare.
Fallire significherebbe azzerare il morale di un gruppo già provato e ridurre al lumicino le speranze che Mazzarri nutre di ritrovare punti e fiducia.
Io avrei voglia di cambiare, ma non ho voglia di collassare: che ciascuno si assuma le proprie responsabilità, per rialzarsi a volte basta cambiare marcia.
Magari basta un derby.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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