Bauscia Cafè

Che culo

Essere soddisfatti dopo una sconfitta rischia sempre di passare per un atteggiamento tafazziano o da perdente incallito: l’orgoglio e il cuore valgono comunque zero punti, mentre il Napoli ne ha presi tre, pur non meritandoli.
È per questo che il 2-1 del San Paolo non andrà archiviato con la gioia di aver lottato alla pari contro la squadra più in forma del momento e di averla fatta sudare freddo fino all’ultimo minuto nonostante l’inferiorità numerica.
Molto più saggio prendere atto che chi vince ha e avrà sempre ragione, che le prestazioni bruttine ma vincenti restano preferibili alle coraggiose e brillanti sconfitte come quella di lunedì sera, e che comunque anche da una battaglia persa si possono (anzi, si devono) trarre spunti utili, se non fondamentali, per il prosieguo del campionato.
Se dopo la Fiorentina tutto sembrava dover essere messo nuovamente in discussione, persino le poche certezze trovate fin lì, dopo il match di Napoli aumentano le convinzioni che questa squadra possa restare in alto fino alla fine e possa centrare l’obiettivo minimo dichiarato, quello del terzo posto finale.
Mancini, che ha preparato bene la partita ma ha sbagliato la formazione titolare, inserendo due giocatori che, non lo ripeterò mai abbastanza, con la loro pochezza tecnico-tattica portano scompiglio nei meccanismi della squadra e nelle distanze tra i reparti, oltre ad obbligare quasi tutti i compagni a coprire le loro falle (Guarin e Nagatomo, per chi si fosse appena sintonizzato), esce sconfitto dal confronto con l’allenatore del momento, ma certo di avere un canovaccio sul quale lavorare e costruire un approccio vincente già dalla prossima partita contro il Genoa.
Che l’inferiorità numerica abbia, come già accaduto, “facilitato le cose” ai nostri continua a non essere un caso, perché consente alla squadra di ritrovare ordine e coesione in campo e di poter agire più efficacemente in fase d’attacco.
È qui che si apre l’altra scomoda questione del momento, quella dell’involuzione di Icardi: chi scrive adora il nostro bomber ed è sicuro che troverà il modo di farsi perdonare a suon di gol, ma è altrettanto evidente che Ljajic abbia mostrato cosa significhi cercare spazi e fare i movimenti necessari per consentire a tutta la squadra di muoversi meglio sul fronte offensivo.
Credo che un po’ di sana competizione là davanti possa solo far bene a Mauro, che può e deve sforzarsi di fare anche quello che non è esattamente nelle sue corde.
Nessuno gli chiede di diventare Higuain o lo accusa di scarso impegno, ma una presenza più incisiva è doverosa e, in tal senso, la prestazione di Ljajic fa ben sperare anche per il futuro riscatto dell’attaccante serbo, giocatore mentalmente difficile da gestire, ma tecnicamente ineccepibile. Potrebbe rivelarsi un notevole valore aggiunto.

Trova gli intrusi.
Trova gli intrusi.
Sull’episodio decisivo ai fini del risultato finale, pali clamorosi a parte e bestemmie assortite che ci hanno uniti nello smadonnamento, penso che l’incapacità di Orsato finisca laddove comincia quella di Nagatomo.
È vero, il primo giallo è una prova da actor studio’s di Callejon sulla quale l’arbitro veneto prende una topica pazzesca, ma tu, giocatore di calcio professionista o presunto tale, con una ammonizione sul groppone e un primo tempo ormai giunto allo scadere, non fai un intervento scomposto come quello su Allan e in una zona del campo del tutto innocua.
Temporeggi, usi la spalla, le prugne, il taleggio, ma non un tackle del genere.
Ed è proprio per questo che invito Mancini a non insistere nell’utilizzo scriteriato dei babbei del calcio.
Detto questo, la trasferta di Napoli restituisce un’Inter sconfitta, ma più consapevole dei propri limiti e della propria forza.
Potrebbe essere il segnale decisivo per il campionato, ancora molto equilibrato e con i campioni d’Italia pronti a rientrare in corsa per le prime posizioni.
Resta fondamentale non sbagliare l’approccio nelle partite che ci accompagneranno verso la fine del girone d’andata: chiuderlo con un filotto di vittorie è obiettivo possibile e realistico, adesso più che mai.
Lasciamo momentaneamente al Napoli e ad un Sarri apparso piuttosto presuntuoso nel dopo-partita la pressione del primo posto: nel frattempo spero che la mozione “Brozovic titolare” possa essere definitivamente approvata.
Qualità e quantità, escluderlo sarebbe un’altra mossa tafazziana. Escluderlo per far spazio al colombiano caotico sarebbe harakiri calcistico.
E Juan Jesus adattato vale e varrà sempre due volte un giapponese che corre tanto e a vuoto.
Così è deciso, l’udienza è sospesa.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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