Bauscia Cafè

Mario

Di godurie come quella di ieri sera ne ho provate poche. C’è stato il triplete, certo, che è qualcosa di inarrivabile, e che nemmeno tremila mondiali ed europei consecutivi dell’Italia potrebbero anche solo avvicinare. Però ieri ho gioito per qualcosa in più di una “semplice” vittoria della nazionale; ieri ho vissuto una rivalsa su ciò che più detesto, una serata che aspettavo da anni e sulla quale fantasticavo, pensando ai possibili risvolti che avrebbe potuto avere.

In questo post userò la prima persona singolare. Perché so che molti ancora non hanno digerito le storie della maglia in terra, della fede milanista, di tutte le stronzate che ha combinato e via dicendo.

A me, della maglia per terra, della fede milanista e di tutto il resto non me ne frega un cazzo.

(e in fondo a questo post, nel P.S., spiego anche perché)

Io sto pensando ai milioni di persone che lo odiano da anni solo perché giornali e televisioni gli hanno ordinato e gli ordinano di farlo, a quell’enorme popolo di subumani in preda ad una psicosi collettiva che, durante le partite delle proprie squadre allo stadio, invece di intonare cori di sostegno per i propri giocatori pensavano ad insultare Balotelli. Bastò che qualche criminale con la penna in mano (ed altri attrezzi tesi in ben altre morse) aizzasse un po’ il populino per innescare, e lo ripeto di nuovo perché mi sembra il modo più corretto per definirla, una vera e propria psicosi collettiva, un odio sconsiderato contro un ragazzo di (allora) 19 anni.

Negro. Italiano. Fenomeno. Interista. Era troppo per le bestie, era qualcosa che non riuscivano a sopportare. Dalla sera di Inter-Roma 3-3 è successo il finimondo, qualcosa che non si era mai visto. Un’intera nazione odiava Balotelli, e non sapeva nemmeno perché. Un’intera nazione sentiva parlare quei poveri stronzi delle trasmissioni sportive e si convinceva che sì, Balotelli era un mostro, Balotelli era il male. Bambini, uomini, donne, di tutte le età. Tifosi e non. Tutti uniti sotto la stessa bandiera, anche gente che il calcio non sa nemmeno dove sta di casa.
Si è giunti al punto che “Balotelli figlio di puttana” o i celeberrimi “Se saltelli muore Balotelli” e “Non ci sono negri italiani” erano diventati cori abituali in qualsiasi stadio (ovviamente, grazie in primis all’opera dei tifosi juventini, che..vabbè, non voglio essere troppo offensivo), a prescindere dal fatto che si giocasse contro l’Inter o meno.

Anni ed anni di odio, di frustrazioni da e di piccoli “uomini” riversate contro il bersaglio indicato dai Varriale della domenica. Da quelli che “fotografare il campo con l’iPad prima della partita non è un bel gesto”, da quelli che “Balotelli è figlio di quest’epoca senza ideali”, “meriterebbe il Daspo”, quelli dell’ “ELOGIO DEL CALCIONE CHE CANCELLA INCUBI E INGIUSTIZIE”. Da quelli che allo stesso tempo esaltano il capitano con la siringa nel braccio (oddio, fosse solo il problema della siringa..), la Juve di Moggi e la nazionale di Lippi, gli sputi ed i calci di Totti e le risse scozzesi di Gattuso.

Tutto questo schifo, che ha unito milioni di persone (perlomeno 3/4 dell’Italia calciofila, e il quasi intero dei restanti, che non avendo cognizione di causa hanno finito inevitabilmente per cadere nella trappola dei media) in un livore senza precedenti, tutto questo…

per arrivare a ieri sera. E’ a voi che va il mio pensiero, cari stronzi. Una semifinale contro la Germania, contro i rivali storici. Tutti a tifare Italia, sul divano, in piazza, dove vi pare. E’ da un mese che sparate cazzate su Balotelli che si addormenta con la Spagna, che non la struscia, che fa schifo, che è un montato, sopravvalutato e tutto il resto (dimostrando, oltretutto, di capirne pochissimo, anzi niente).

Poi Cassano la mette in mezzo, e Mario insacca di testa. Voi siete lì che seguite la traiettoria del pallone, vedete che si insacca, fate per esultare e…

e vi si blocca l’urlo in gola. Vi rimane tutto in canna. Siete lì, a bocca aperta, che non sapete che fare, con un braccio alzato a metà, come bloccato, come a dire no fermi, stavo per esultare ma c’è qualcosa che non va. Sapervi gelati, interdetti, intrappolati nel più bello e crudele dei contrappassi, mi riempie il cuore di gioia come poche altre cose. Oppure anche immaginarvi ad esultare come esagitati, da bravi ipocriti quali siete, accantonando con una nonchalance straordinaria anni di schifo ai quali avete partecipato in prima persona, per salire con entusiasmo sul più grosso carro di tutti i tempi.

La storia di Balotelli ce l’ho a cuore perché non è solo razzismo. Il razzismo è solo una componente di tutto questo, solo un’aggravante. E non ce l’ho a cuore nemmeno (solo) perché sono interista. La storia di Balotelli è molto di più di qualche “buuu”, è una vergognosa campagna d’odio creata ad arte per distruggere quello che era (ed è ancora, ovviamente) il più grande talento che questo paese abbia visto negli ultimi boh, dieci, venti, trent’anni, fate voi. Giocava nell’Inter più forte di sempre, era (è) fenomeno, ricco, sbruffone, negro, italiano, superiore a tutti gli altri, indisponente, testa di cazzo: questo è un mix assolutamente insopportabile per gli pseudo-perbenisti-moralisti-graziemarcello che gestiscono l’informazione in questo paese disagiato, ed anche per gli pseudo-perbenisti-eccetera che lo popolano. All’inizio pensavo che fosse l’Inter la ragione principale di tutto ciò (ed in parte avevo ragione, perché fosse cresciuto da altre parti tutto ciò non sarebbe CERTAMENTE successo); poi però, vedendo che la cosa continuava anche dopo il cambio di casacca, ho realizzato che il problema trascende le note questioni dell’isolamento mediatico della nostra società.

Comunque. Sapere che i subumani che saltellavano, che hanno dato vita a tutto questo porcaio, sapere che proprio loro ieri sono stati costretti ad esultare per le prodezze di Mario è una gioia immensa, un sogno che covavo da almeno tre anni, e che sapevo si sarebbe realizzato. E’ una rivincita immensa, un contrappasso più che dantesco: me li immagino nel quarantacinquesimo girone dell’inferno, quello degli stronzi, costretti per l’eternità ad esultare/rosicare per una tripletta di Balotelli in finale ed a rimangiarsi una per una tutte le schifezze dette e fatte nella loro vita da infelici, piangendo come pischelle di terza media.

Ora, per favore, diteci che è cambiato. Ditecelo, vi prego. Diteci che finalmente è diventato uomo, che si è preso le sue responsabilità. Che è maturato, che è un altro. Ditecelo. Ve lo chiedo in ginocchio. Fate gli speciali su Balotelli che cura una zampa ad un cucciolo ferito, che sistema un’ala ad un uccellino, santificatelo e rinnegate voi stessi, come fate ogni giorno.
Fate tutto questo, fino a domenica. E poi magari rimangiatevelo nuovamente, nel caso di un fallimento in finale, di una sua espulsione o simili. Continuate a fare schifo, vi supplico, vi scongiuro.

Io ho goduto. A prescindere da quello che succederà domenica (e potrebbe succedere qualsiasi cosa, visto soprattutto contro che razza di personaggi ci troveremo a giocare contro). A prescindere da come andrà a finire.

Grazie Mario. Li hai zittiti.

Tutti.

P.s. : so che molti interisti, da quella sera contro il Barça, non hanno più a cuore la storia di Balotelli, ed anzi sperano che la sua carriera fallisca miseramente. Io vi capisco, perché anch’io come voi quella sera mi sono sentito tradito, vedendo un coglioncello di nemmeno vent’anni che getta via la nostra maglia nella serata più bella di sempre.
Il discorso è questo: io, quella sera, a Balotelli avrò pensato sì e no per un paio di minuti. Troppa era la gioia e la soddisfazione per la lezione di calcio a quei buffoni, per stare lì a fare il gioco dei cani col microfono e la penna in mano.
E poi, soprattutto, il discorso è che io, a quel coglioncello di nemmeno vent’anni, voglio bene. Che gli ho voluto troppo bene per passare da amarlo ad odiarlo nell’arco di venti minuti. La sua è una vicenda che ho preso troppo a cuore per rinnegarla, oltretutto in una serata di festa come quella di due anni fa. Per quanto mi riguarda, vederlo entrare a Roma un paio di settimane dopo e sfoderare una prestazione strepitosa sotto tutti i punti di vista (per poi beccarsi anche un calcio dal simpatico capitano avversario) ha cancellato tutto, o quasi.

Balotelli sarebbe potuto diventare il manifesto dell’Inter nel mondo. Un simbolo, un monumento vivente. Questo è il sogno che avevo ai tempi del suo esordio, sogno che si è infranto a causa della sua testa che ogni tanto funziona in modo strano.

Per come la vedo io, però, il personaggio-Balotelli rimane e rimarrà sempre un po’ nostro, essenzialmente perché diverso da tutti, più forte di tutti, odiato da tutti, un po’ come piaceva essere a noi durante i due anni di Mourinho. E per come la vedo io, quindi, quella di ieri è stata una serata magica, che nessun gesto da coglioncello può impedirmi di gustare fino in fondo.

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