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Inter, voce del verbo precipitare

Qualcuno sa indicare il nome di un’altra squadra (di calcio o di altro sport) che in meno di un anno è stata capace di una simile caduta verticale?
Non parlo di Inter-Novara, ma del senso di desolazione per una società improvvisamente impazzita, che ha sbagliato il 99% delle scelte compiute dopo Madrid, e quando non le ha sbagliate direttamente (Benitez, fors’anche Ranieri) le ha rovinate subito dopo. Chi sia il primo responsabile è inutile dirlo, e sa già che la riconoscenza ha poco a che fare con il mondo del calcio.
La mia visione dello sport potrà apparire eccessivamente zen a certi tifosi che già mi insultano nei commenti: per me, è sempre bello vincere (anche quando non lo si merita: vedi il Milan a Udine), ma non puoi vincere qualcosa di serio se non hai un progetto e navighi a vista, e compri calciatori già infortunati prima di arrivare, o tenti azzardi inconcepibili per una delle prime 10 società al mondo.
In altri termini, quando l’Inter merita di perdere, io dormo benissimo.
Se fra le 32 squadre iscritte alla Champions, sei la più vecchia, qualche dubbio dovrà pur venirti.
Se a centrocampo non fai un acquisto decente dall’estate del 2009, non puoi pretendere che tutto fili liscio.
Se cambi quattro allenatori in 18 mesi, non puoi aspettarti i miracoli anni Settanta alla Invernizzi.
Se ti illudi per un filotto di vittorie ottenute a coppe ferme e spremendo i soliti noti, vuol dire che la passione ti acceca.
A inizio anno avevo sperato che fra Zanetti, Cambiasso, Stankovic e Motta non ce ne fossero mai più di due in campo.
Di valutazioni ne ho sbagliate anch’io, su Sneijder per esempio, che con i 12 (dodici) tiri scagliati contro la porta del Novara ha confermato di essere un immaturo, e se qualcuno ancora si chiede se valga la pena cederlo, peggio per lui.
Per fare risultato, questa Inter ha solo due forme possibili.
a) starsene chiusa in difesa, recuperare palla e cercare il contropiede (modello derby).
b) confidare in un’illuminazione di Maicon, in un’avanzata aerea di Samuel, in una follia di Nagatomo.
Quando l’Inter prova a imporre il proprio gioco, una coltre di lentezza scende sullo stadio, e appena perde il pallone sono dolori: finito il fiato di Cambiasso, Stankovic, Zanetti, qualunque altra squadra ha praterie sconfinate da attaccare, senza incontrare resistenza.
Forse i ricambi non sono all’altezza nemmeno di questo Cambiasso, di questo Zanetti, di questo Stankovic. Vorrebbe dire che il voto a Branca scende da 4 a 2.
Ma è inconcepibile che la squadra più lenta, compassata, monocorde della Serie A mandi sempre in tribuna o sostituisca a partita in corso i pochi Under 25 di cui dispone.
Vi sembrerà di graffiare la lavagna con le unghie, ma questa Inter non può fare altro che copiare dalla Juve.

Rudi

Rudi Ghedini, bolognese di provincia, interista dal gol sotto la pioggia di Jair al Benfica, di sinistra fin quando mi è parso ce ne fosse una.

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