Bauscia Cafè

Convalescenti

Non ho trovato grandi differenze tra l’Inter vista contro il Sassuolo e quella “ammirata” nelle uscite precedenti: certo, ci sono sempre quelle quattro o cinque occasioni da gol clamorosamente fallite per demeriti nostri o meriti del redivivo portiere di turno (stavolta è toccato a Pegolo), ma il gioco continua a latitare e, nonostante il centrocampo sia stato rimpolpato dalla contemporanea presenza di Guarin ed Hernanes, Mazzarri persiste nell’utilizzo coatto delle fasce laterali, dove Nagatomo continua nel suo momento di calcio più o meno casuale mentre Jonathan corre con la lingua di fuori come il più stanco dei labrador.
Davo per scontata la presenza di D’Ambrosio dal primo minuto, se non altro per far rifiatare uno dei due esterni titolari. Mi aspettavo anche un atteggiamento tattico diverso, magari un 4132 che consentisse di utilizzare contemporaneamente Hernanes, Guarin e Kovacic, con un Taider a loro protezione: schieramento forse rischioso, ma possibile in una sfida casalinga contro la penultima in classifica e con un pizzico di coraggio in più.
Il pragmatico Mazzarri (…) si è invece ancorato saldamente al suo dannatissimo 352, rispolverando per l’occasione un Walter Samuel ancora decisivo e un Diego Milito lontanissimo parente del giocatore ammirato così spesso in nerazzurro.
Concentrato e risolutore il primo, la cui presenza ha giovato anche ai compagni di reparto, entrambi ineccepibili nell’annullare le rare velleità offensive dei neroverdi di Malesani, appannato ed imbolsito il secondo, incapace di sfruttare le limpide palle gol concesse da un Palacio gregario di lusso.
Piange il cuore vedere vedere il Principe sbattersi e dannarsi l’anima per poi perdere sempre l’attimo fuggente come un Floccari qualsiasi: che possa ancora dare il suo contributo è fuori discussione, che in questo momento serva uno che sappia buttarla dentro anche con una deviazione casuale lo è altrettanto e non so quanto possiamo permetterci di aspettare che sia lui ad esserlo.
Mi chiedo se davvero Icardi e Botta siano così indietro nella preparazione da preferir loro un Milito fuorigiri e non so darmi una risposta.
Mi chiedo anche dove sia la magia di Pondrelli se poi vien fuori che Belfodil si allenava male e due quarti del nostro attacco cercano ancora di ritrovare la giusta condizione a febbraio, senza coppe e con l’intera settimana a disposizione per allenarsi col gruppo, ma odio passare come colui che professa l’eterna malafede e quindi mi taccio.

Ha una faccia simpattìca (cit.)
Ha una faccia simpattìca (cit.)
Rilevo però come il malato Inter sia ben lontano dalla guarigione: Hernanes ha risolto il problema dei calci da fermo, ma da lui pretendo che Mazzarri ottenga di più, magari lavorando su qualcosa di diverso dal solito schieramento stracciapalle che relega tutti al compitino.
È stato bellissimo ritrovare il Samuel dei tempi che furono, tra una vecchietta del primo minuto allo sbarbato Berardi (guarda caso scomparso dal campo) e un perentorio stacco di testa a scacciare gli incubi di un’altra domenica senza gol, ma contro attacchi ben più organizzati di quello del Sassuolo basterà un The Wall al 50%? E quegli inguardabili lanci dalle retrovie sono proprio necessari, o magari possiamo anche tentare di utilizzare un modo diverso per far arrivare un pallone agli attaccanti?
La trasferta di Firenze offrirà indicazioni più precise in tal senso e spero che questa perenne attesa di un qualcosa di più propositivo in campo non si tramuti in una versione sportiva di Aspettando Godot.
Chiudo con una breve considerazione sull’intervista rilasciata ieri dal presidente onorario Moratti: nessuno nega l’affetto che ci ha legato ad un proprietario capace di sbagliare tanto come di portare l’Inter tra le Leggende della storia del calcio, ma i suggerimenti sulla strategia comunicativa che Thohir dovrebbe adottare e la sorpresa sul benservito a Marco Branca (che paga comunque anche colpe non sue, sia chiaro) sono manna dal cielo per le vedove della carta stampata male, e certamente non aiutano la nuova proprietà nel delineare in maniera netta, come sta già facendo, la struttura tecnica e societaria dell’Inter che verrà.
L’accusa di non aver mai messo a tacere una volta per tutte il Male che progetta robe come la Freemont non è un dettaglio da trascurare: che anche lui si rassegni al nuovo corso e lasci lavorare Thohir secondo una mentalità inesplorata e addirittura destabilizzante per l’Italia degli amici degli amici: quella del capitalista asiatico che guarda al futuro, alla fatturazione, all’innovazione. Cortesia e gentilezza non significano dabbenaggine, e quando si tratta di prendere decisioni immediate ET ha già saputo dimostrare di che pasta sia fatto.
Non c’è più spazio per le coccole, né per il cerchiobottismo.
Mi auguro non ci sia più spazio neppure per l’eterna nostalgia.
 

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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