Bauscia Cafè

Colpi di coda

Ventinove giorni di niente, un atteggiamento generale da società di Lega Pro in smobilitazione (sublimato dall’ormai celeberrimo “Costa. E per noi questo è già troppo”, riferito a qualsiasi giocatore che avesse un cartellino dal costo superiore a 70 euro)…e poi, all’improvviso, arriva quello che probabilmente è il ’94 più quotato al mondo per una barcata di milioni.
Credo che non fossero in molti ad aspettarsi una cosa simile. O meglio, probabilmente non se l’aspettava nessuno. Non dopo questi ventinove deprimenti giorni di mercato.

Ma, per fare un paragone, probabilmente nessuno si aspettava nemmeno di battere la Sampdoria per 3-2 dopo lo 0-2 di Kutuzov, ormai otto anni fa. Quel giorno, qualcuno se ne andò dagli spalti prima della fine della partita, e non ebbe modo di godersi quell’epilogo rocambolesco. Per chi rimase allo stadio, quei sei minuti di rimonta furono una gioia incontenibile, inaudita, inedita. Per qualche ora fummo pervasi da una felicità che spazzò via di colpo il rammarico per l’ennesima partita (e l’ennesima stagione) buttata al vento. Poi, esaurita l’ondata di entusiasmo e tornando realisti, sentimmo il rammarico tornare lentamente a farsi strada. Quella squadra aveva appena dimostrato di essere capace di imprese straordinarie: perché allora, nonostante tutto quel potenziale, a inizio gennaio si trovava a -11 dalla vetta? Il mercato, la rosa e i singoli giocatori non potevano essere gestiti meglio? Quanti punti avremmo guadagnato con un po’ più di normalità e di regolarità, anche facendo a meno dei nostri (pur spettacolari) colpi di coda?

Ecco, le domande che mi pongo in queste ore sono molto simili a queste. Il parallelo tra le due situazioni, infatti, è piuttosto facile da tracciare.
Per cominciare, una proprietà che ha deciso di non spendere più, che non ha più niente da dare, non sfodera un colpo del genere da un giorno all’altro. Allo stesso modo, una squadra che vale poco non può portare a termine una rimonta pazzesca come quella contro la Samp.
C’è ancora voglia di investire, quindi, c’è ancora del potenziale “di mercato”, che però, evidentemente, viene tirato fuori solo in circostanze particolari; un po’ come il potenziale tecnico di quella vecchia Inter, che riusciva ad emergere solo in situazioni di estrema difficoltà.
Dunque, quello che mi chiedo è: in che situazione saremmo se, al posto di condurre un mercato inquietante per settimane per poi scatenarsi negli ultimi due giorni e piazzare uno splendido colpo di coda, fosse stata seguita una strategia, diciamo, più “lineare” e programmatica?

Sì, parlo di programmazione perché questo colpo, ossia l’acquisto di Kovacic, sa molto di botto estemporaneo, dovuto anche alla situazione che si è venuta a creare. E’ come la bordata di Recoba al 93esimo, per intendersi. Non ci credo che fosse stato tutto previsto, e che tutti i movimenti che sono stati effettuati in questi giorni fossero stati già programmati da mesi. Che la società seguisse Kovacic da tempo è indubbio, ma la decisione di acquistarlo è stata probabilmente presa in queste ore, ed è (anche) figlia dei sempre crescenti malumori della tifoseria, che in questa finestra di mercato si è legittimamente sentita presa in giro, e dei recenti risultati negativi, che hanno (come se ce ne fosse stato bisogno) messo ancora una volta in mostra quelli che sono i punti deboli della rosa.

Altre domande, alla luce di tutto ciò, sorgono legittime:
– C’era davvero bisogno di arrivare all’ultimo secondo per definire i colpi necessari, col rischio di dover abbandonare diverse trattative per i tempi troppo stretti e/o di pagare più del dovuto qualche giocatore? (e qui faccio un discorso generale: non mi riferisco solo a questa sessione di mercato, dove per esempio la strategia di attesa ha pagato per quanto riguarda Schelotto, che è costato meno di quanto lo sarebbe stato se fosse arrivato ad inizio gennaio)
– A cosa porta un atteggiamento di questo tipo?
– Si può davvero parlare, come spesso accade, di “progetto”, quando invece nei fatti si naviga a vista?

Io, personalmente, non posso dirmi soddisfatto questa finestra di mercato. O meglio, non posso dirmi interamente soddisfatto. Non si può negare che, alla fine, siano arrivati giocatori utili e funzionali alle esigenze dell’allenatore, insieme ad un potenziale campione; resta il fatto che l’intera sessione mi è sembrata perlopiù circostanziale, umorale e non programmata. Nello spazio di poche ore, siamo passati dalla disperazione più totale all’esaltazione prodotta dagli ultimi colpi di coda. Che, essendo tali, avrebbero potuto anche non esserci.

Però..
però è innegabile, appunto, che un colpo come Kovacic abbia riacceso un certo entusiasmo. Così come al gol di Recoba contro la Samp sono scattato in piedi incredulo, così all’annuncio dell’acquisto del giovane croato ho avuto un sobbalzo, un moto di contentezza. E le sensazioni che si provano in queste ore, le sensazioni regalate da un (si spera) grande acquisto, dal primo colpo grosso da diverso tempo a questa parte, ripagano in un certo senso le delusioni delle ultime settimane, e lasciano spazio anche a qualche sogno; così come, per riproporre ancora una volta il parallelo con Inter-Samp, anche il gol di Recoba lasciava spazio al sogno di recuperare la Juve.
Quella volta, come molte altre, non ci andò bene. Quando cominciammo a lasciare da parte i colpi di coda, e ad affidarci a solidità e programmazione, i sogni ad occhi chiusi finirono, ed iniziarono quelli ad occhi aperti.
Spero che, come quel terrificante sinistro, anche l’acquisto di Kovacic possa essere il preludio ad un cambio di atteggiamento.

Nel frattempo, benvenuto Mateo. Più che un regista, sei una speranza. Una grande speranza.

Ed una grande speranza serviva come il pane.

 
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