Bauscia Cafè

Cagliari – Inter 1-1

Aveva ragione il mister, alla vigilia, ad alzare il livello di guarda sulla stanchezza della rosa per questa trasferta di Trieste e sull’assurdità di far giocare una partita al giovedì sera e la successiva alla domenica pomeriggio. Per di più su un campo ai limiti dell’impraticabile, per di più in uno stadio indecente, per di più davanti a poche centinaia di persone. Ma hey: è la Serie A bellezza, il campionato più bello del mondo. Una volta.

Marcatori: 30′ Icardi, 38′ st Nainggolan
Cagliari: 1 Agazzi; 24 Perico, 15 Rossettini, 13 Astori, 8 Avelar; 21 Dessena, 5 Conti, 4 Nainggolan;  22 Cabrera (17′ st Ibraimi); 23 Ibarbo, 51 Pinilla (29′ st Sau)
Inter: 1 Handanovic; 35 Rolando, 23 Ranocchia (44′ st Milito), 5 Juan Jesus; 55 Nagatomo, 10 Kovacic, 19 Cambiasso, 13 Guarin, 31 Pereira; 11 Alvarez (1′ st Icardi); 7 Belfodil (19′ st Palacio)

Costretto quindi ad un largo turnover -che con una diversa organizzazione dei calendari poteva essere evitabilissimo- Mazzarri lascia fuori Campagnaro, Jonathan, Taider e Palacio e rivoluziona l’11 titolare. In tanti a questo punto si aspettavano Alvarez in mediana sulla sinistra con Kovacic alle spalle di Belfodil, ma la scelta del mister è invece più conservativa: in avanti continua ad agire Alvarez, Kovacic si sistema sul centrodestra e Guarin sul centrosinistra, rinunciando così a un mancino tra le mezzali. E’ un problema non da poco che lo stesso Mazzarri sottolineerà a fine partita: sia Guarin che Kovacic rendono meglio sul centrodestra, e si scambieranno quindi spesso la posizione durante il match. E’ questo il motivo, alla fine dei conti, per cui si sta scegliendo di impostare Taider da mezzala e per cui difficilmente vedremo il centrocampista franco-algerino fuori dal campo, se le prestazioni lo supporteranno.
Comincia molto bene il primo tempo l’Inter con Nagatomo ispiratissimo sulla destra, seppure frenato spesso da una zona di campo praticamente allagata che rendeva impossibile il controllo. E le condizioni del campo sono andate a netto svantaggio dei giocatori più agili e tecnici: lo stesso Nagatomo appunto ma anche Alvarez e Kovacic, che comunque sono stati tra i migliori in campo nei primi 45′. Ma il premio di migliore in campo in assoluto spetta per distacco ad Agazzi, portiere del Cagliari, che pronti via in 10 minuti è chiamato a tre grandi interventi su Nagatomo e Guarin (2 volte) che salvano il risultato e evitano agli isolani (o ai triestini?) una probabile imbarcata. Passano i minuti ma è ancora l’Inter ad avere le occasioni migliori con una conclusione di Alvarez deviata fuori a Agazzi battuto e con una bella azione Belfodil-Nagatomo-Belfodil che l’attaccante non riesce a trasformare in gol a pochi passi dalla porta. Il Cagliari pericoloso solo con un colpo di testa di Pinilla e poco altro.

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Passa il tempo e l’Inter cala notevolmente alla distanza -a conferma della scarsa condizione fisica- e si va all’intervallo su uno 0-0 che ci sta decisamente stretto per qualità e volume di gioco espressi. Sugli scudi Yuto e Alvarez, che spostano di molto il baricentro della squadra verso destra nonostante sia la zona del campo meno praticabile, ma bene anche Kovacic (in crescita, quando porta palla lui il campo sembra trasformarsi in un tavolo da biliardo) e Belfodil, che rende evidenti le differenze tra lui e Icardi: prima punta stabile da area di rigore l’argentino, molto più mobile e con enormi margini di crescita come seconda punta -o addirittura esterno- il franco-algerino. Buono anche il debutto di Rolando e la partita di Cambiasso, sempre nel vivo del gioco.
Al 45′ Alvarez -anche lui alla terza partita in settimana- lascia il posto a Icardi e Mazzarri scopre un altro pezzettino dell’Inter che sarà: difesa a 3, due centrocampisti di copertura (Guarin e Cambiasso) a guardare le spalle a uno più tecnico (Kovacic) che fa da collante con le due punte: una in mezzo (Icardi) una che giostra prevalentemente sull’esterno (Belfodil, a destra). Hamsik-Lavezzi-Cavani: il disegno è quello già visto mille volte a Napoli. L’intesa è tutta da creare però fra i tre giovanissimi in avanti (Kovacic-Belfodil-Icardi: 60 anni in 3, il più vecchio ne compirà 21 il prossimo gennaio) e il risultato sul campo è probabilmente più confusionario di quanto ci si potesse aspettare. Si rende necessario l’ingresso di Palacio, al 64′, per dare il cambio di marcia alla nostra manovra offensiva. Il primo pallone toccato dalla Joya si trasforma subito in un cross pericoloso, ma è il suo impatto su tutta la partita ad essere devastante: Rodrigo fa la figura di chi gioca a un altro sport, mandando nel panico la difesa triestin..pardon, cagliaritana ad ogni tocco di palla: ed è dai suoi piedi, inevitabilmente, che nasce un passaggio in profondità per Nagatomo. Yuto con calma olimpica si prende tutto il tempo che ha a disposizione, guarda Icardi al centro dell’area e con il suo terzo assist stagionale mette sulla testa di Maurito un pallone che deve solo essere spinto in rete. Al 30′ l’Inter è in vantaggio e in tanti tirano un sospiro di sollievo. Troppo presto però: passano 8 minuti in cui l’Inter cala di ritmo e intensità fino a quando Nainggolan, colpevolmente lasciato solo, ha tutto il tempo per aggiustarsi un pallone al limite dell’area e scaricare un destro che, complice una sfortunata deviazione di Rolando, si infila alle spalle di Handanovic per il più ingiusto dei pareggi.
L’Inter cerca la reazione a testa bassa prima con una magia di Palacio (sombrero, giravolta e sinistro al volo nel cuore dell’area: sarebbe venuto giù San Siro anche se si giocava a Trieste) e poi addirittura con l’ingresso in campo di Milito per un sempre più convincente Ranocchia. Si passa al 4312 con Rolando e Juan Jesus centrali, Kovacic-Cambiasso-Guarin in mezzo al campo e Palacio alle spalle di Milito (esterno, spostato a sinistra) e Icardi: è sempre più l’Inter di Mazzarri, e il mister inizia a sentirsi libero di giocare un po’ con la tattica, ottenendo sempre grandi risposte da chi scende in campo. Il risultato però non cambia e, subito dopo un’enorme mischia in area cagliaritana in cui vengono neutralizzati i tentativi di Icardi, Palacio, Cambiasso e Milito e subito dopo un corner concluso con un “fallo di confusione” in perfetto Rocchi-style, arriva il fischio finale.
E’ 1-1 a Trieste con una buona Inter che, nonostante tutte le avversità (turnover, scarso recupero, campo impraticabile..) mette in campo la solita grinta e la solita concentrazione, e non riesce a portare a casa i tre punti per i più classici degli episodi. Due punti buttati, diranno in molti, o forse due punti che ci tolgono un po’ di pressione di dosso e ci permettono di iniziare a fare il nostro campionato, a fari spenti e senza proclami. Come detto sin da agosto non solo la lotta per lo scudetto, ma anche quella per il terzo posto sembra -sulla carta- un mezzo miracolo per quest’anno.

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Dopo il goal, dopo l’abbraccio dei compagni, la cumbia. Un giorno sapremo dirvi anche cos’è.
I più:
Nagatomo –
Primo tempo superiore a tutti, nel secondo si spera possa sfruttare la sua condizione in una zona di campo più agibile, ma cala un po’ alla distanza. 3 assist e 2 gol in 7 partite, però, parlano da soli.
Palacio – Gioca a un altro sport. Imprescindibile.
Ranocchia – Preciso, puntuale negli interventi, ordinato nella guida della difesa. La giovane promessa che tanto abbiamo aspettato. Si prende anche il lusso di togliere le castagne dal fuoco ad Handanovic dopo un intervento sbagliato, mostrando riflessi e concentrazione non comuni.
I (quasi) più:
Alvarez&Kovacic – Qualità al potere, sorretta finalmente da una grande dose di determinazione per entrambi. Ricky fondamentale, Mateo dà ancora l’idea di poter crescere molto soprattutto negli ultimi 25 metri. Pagano il campo indecente, decisamente improponibile per due come loro.
Belfodil – Sprazzi di classe pura alternati a giocate fini a sè stesse che si risolvono con un nulla di fatto. Ha il fisico, ha i piedi, ha i movimenti per diventare quello che vuole: impressionante come riesca a giostrare sull’esterno destro dal momento in cui entra in campo Icardi
Icardi – Tutto il contrario di Ishak. Non entra in partita, avulso dal gioco, inconcludente, sbaglia passaggi e appoggi anche banali: ma quando una palla arriva in area, lui c’è e crea il panico come solo i grandi attaccanti sanno fare.
I meno:
Pereira – Nonostante un paio di buone occasioni, è decisamente lontano dal rendimento medio di Nagatomo e Jonathan. Ce n’è di strada da fare.
Guarin – Va e viene. Potrebbe caricarsi la squadra sulle spalle per quant’è forte, e invece preferisce giocare a nascondino. In mezzo al campo quest’anno fra Taider, Kovacic, Alvarez e questo Cambiasso c’è l’imbarazzo della scelta: occhio Guaro, che quello escluso potresti essere tu.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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