Bauscia Cafè

Roma – Inter 2-1:

Marcatori: 13′ Florenzi, 33′ Destro, 44′ Palacio
Roma: 24 Stekelenburg; 23 Piris, 3 Marquinhos (15′ st Castan), 29 Burdisso, 42 Balzaretti; 4 Bradley, 77 Tachtsidis, 48 Florenzi (Perrotta); 8 Lamela, 22 Destro, 10 Totti (40′ st Marquinho)
Inter: 1 Handanovic; 23 Ranocchia, 26 Chivu, 40 Juan Jesus; 4 Zanetti, 19 Cambiasso, 20 Obi (1′ st Nagatomo), 24 Benassi (20′ st Gargano), 31 Pereira (30′ st Alvarez); 14 Guarin; 8 Palacio

A pochi giorni di distanza dal pareggio in campionato Roma e Inter si ritrovano di fronte per la semifinale di andata di Coppa Italia e ripetono testardamente la stessa partita anche se con un differente risultato finale.

Stramaccioni opta per una formazione più prudente togliendo una punta per un centrocampista mentre Zeman rimane come sempre fedele al suo 433, marchio di fabbrica di un’intera carriera. La partenza dei giallorossi è folgorante: 2 gol nei primi 30 minuti, un palo “regalato” da Handanovic, una clamorosa occasione mancata prima da Totti e poi da Lamela con salvataggio sulla linea di Ranocchia, oltre alla costante sensazione di poter essere sempre pericolosi. Sono 2 reti ma potevano essere 3 o 4, merito di un ritmo nettamente superiore che mette alle corde difesa e centrocampo nerazzurri. Un paio di occasioni comunque l’Inter riesce a crearle grazie ai noti squilibri tattici delle squadre del tecnico Boemo, la prima capita sui piedi del Cuchu che lanciato a rete si fa recuperare dai difensori avversari mentre nella seconda Guarin colpisce il palo alla sinistra dell’immobile Stekelenburg. A un minuto dalla fine Palacio in collaborazione con la punizione di Cambiasso sorprende tutta la retroguardia giallorossa e accorcia le distanze.

Primo tempo da “déjà vu” appunto con l’unica variante del gol di Destro.

La ripresa inizia e Nagatomo entra in campo al posto di Obi riportando lo schieramento interista a un 4-4-1-1 che anche Domenica aveva dato migliori risultati rispetto alla difesa a 3, inoltre il ritmo dei romanisti cala decisamente come vuole la logica. Le squadre si allungano mano a mano che passano i minuti e la partita diventa equilibrata, occasioni da una parte e dall’altra spesso frutto di errori degli avversari o giocate individuali.

Guarin e Palacio vedono le loro conclusioni respinte dai difensori avversari, gli avanti giallorossi si perdono invece in tocchi leziosi, alla fine le due migliori occasioni capitano sui piedi del neo entrato Alvarez: la prima a giro sul secondo palo esce di poco mentre la seconda a botta sicura viene respinta dalla scivolata a corpo morto di Perrotta.

Alvarez: un buon rientro
Alvarez: un buon rientro

Alla fine la partita poteva terminare 4-2 o addirittura 2-3 tanti sono stati gli errori tattici e tecnici delle due squadra, niente di sorprendente per la squadra di Zeman fedele a se stesso anche nel non correggere un atteggiamento mai troppo attento alla fase difensiva, stupisce invece Stramaccioni sempre attento a correggere quello che non va e ad adattare la squadra all’avversario per limitarne i punti di forza, tanto stupefacente che viene da pensare che gli errori siano frutto di precisi limiti di questa rosa.

Il centrocampo soprattutto, sempre alla ricerca dell’equilibrio tra corsa e qualità, è andato in totale sofferenza nel primo tempo nonostante ci fossero 6 giocatori contro i 3 giallorossi: al limite dell’impotenza contro il pressing asfissiante dei romanisti e incapace di mantenere la squadra corta e organizzata contro le avanzate avversarie. Di sicuro uno come Cassano in campo avrebbe potuto tagliare a fette la difesa di Zeman, ma assente il fantasista di Bari, la luce  può essere accesa  solo da Guarin, che grazie al suo straordinario stato di forma diventa incontenibile per gli avversari ma spesso si incaponisce alla ricerca del colpo risolutore. Alvarez al posto di Pereira ha aumentato notevolmente il tasso tecnico della squadra ma anche lui probabilmente, se schierato dal primo minuto, sarebbe andato in grosse difficoltà contro il notevole ritmo avversario.

Serve un centrocampista completo che unisca capacità di corsa, intelligenza tattica e doti tecniche, uno davvero bravo che in genere le altre società vendono a caro prezzo, non un’impresa facile per la dirigenza visti gli attuali limiti di spesa.

sgrigna

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