Bauscia Cafè

De Bulgari Eloquentia

Questa sera si torna in Europa, nella ridente cittadina bulgara di Razgrad. Ci attendono cose bulgare guardando al futuro e la gara potrebbe essere molto più complessa di quello che in molti si attendono. Un uomo saggio un giorno però disse che per capire il futuro bisogna voltarsi indietro e guardare al passato. Proprio per questa ragione di qui in avanti parleremo più che altro della nostra situazione, focalizzandoci sul momento che stiamo attraversando. Partiremo quindi tirando una riga e ripensando alle ultime tre uscite: Derby, Napoli, Lazio.

Per tirare la riga, scegliamo Mariga.

Dopo un’immagine nostalgica e benaugurante, partiamo dicendo molto serenamente che tutte e tre le partite che abbiamo giocato di recente hanno mostrato un tratto comune: potevano finire tutte in qualsiasi maniera. Anche la bella vittoria nel derby non deve inebriarci, il primo tempo non andava ignorato allora e non va minimizzato adesso. Bisogna chiedersi dunque cosa abbia fatto alla fine pendere il risultato da una parte piuttosto che dall’altra.

Che la squadra sia in un periodo delicato è evidente e rispetto ad inizio stagione sembra manchi un po’ di brillantezza. Se la coppia Lukaku-Lautaro aveva in passato aiutato a nascondere qualche problema, oggi emerge come la squadra quando si alza il livello abbia qualche difficoltà da affrontare. Dal mio punto di vista nell’arco di una stagione ci può stare perdere contro il Napoli e parimenti una sconfitta a Roma con la Lazio imbattuta in campionato da un girone.

Il problema non è la sconfitta in quanto tale e non è il caso di fare drammi: non sono le due sconfitte consecutive oppure la classifica a destare qualche preoccupazione. Anche ad inizio stagione perdemmo due partite una dietro l’altra con Barcellona e Juventus. Il gioco offerto però, soprattutto contro i catalani, lasciava guardare al futuro con un forte ottimismo. Proprio sotto questo aspetto credo sia necessaria una riflessione, prendendo in esame la nostra proposta di gioco.

Rispetto al passato la sensazione è che qualcosa stia venendo meno, almeno nella continuità della prestazione. In parte – ce lo siamo detti – i nostri avversari hanno cominciato a prenderci le misure, ma questo non giustifica il calo. Il pressing in avanti che avevamo visto per esempio al Camp Nou oggi raramente riusciamo a riproporlo con efficacia. Le ragioni possono essere anche di natura tattica, come per esempio contro Lecce e Lazio, ma non possono limitarsi a questo.

Rivedo qualche analogia rispetto al pareggio con lo Slavia Praga nell’atteggiamento.

Cacciamo via un luogo comune: non credo si tratti di tenuta fisica. La squadra fisicamente sta bene. Credo piuttosto che sotto il profilo mentale la squadra stia attraversando un periodo di appannamento. Quando perdi di misura due partite chiave (Napoli e Lazio) ed entrambe sul piano del risultato potevano finire in qualsiasi modo, per me è il piano mentale che va messo in discussione. La squadra è parsa morbida ed imborghesita in certi momenti della partita, senza che se lo possa permettere.

Lo ripete anche Conte da inizio anno: questa squadra per vincere ha bisogno di girare a mille. Dopo il derby parlò addirittura di testa. Parto dalla fine e dico che Antonio Conte non è improvvisamente diventato scarso tatticamente e i giocatori non si sono imbrocchiti da un giorno all’altro. Ci sono delle difficoltà anche di carattere tattico e ribadisco quanto detto poco tempo fa sul fatto che vedo la squadra in transizione su quel piano, ma le ultime sconfitte passano anche da una minore cattiveria agonistica.

Puoi non essere brillante tecnicamente, avere qualche situazione di gioco che non ti riesce alla perfezione, ma se la squadra è feroce e concentrata allora qualcosa porta a casa.

Il secondo tempo del derby è emblematico: si è ribaltata una partita andandola ad impattare emotivamente prima ancora che tecnicamente. Nel secondo tempo la convinzione e la voglia di cambiare il corso delle cose hanno trovato traduzione anche nei gesti tecnici: pensate al primo gol di Brozovic, ad esempio.

Con questo non voglio dire che la squadra non debba salire di livello sotto il profilo qualitativo, oppure che la questione tecnica sia secondaria, ma la prima cosa da fare è ritrovare quella cattiveria, quell’attenzione ad ogni situazione. Anche Juric aveva in passato affrontato la questione:

“La Juve ha grandissima qualità tecnica, ma la sensazione è che l’Inter è più tosta: non hanno la stessa qualità della Juve ma ti regalano meno occasioni. I difensori stanno sul pezzo, sanno quello che devono fare, non regalano tante occasioni.”

Juric, dopo Inter – Verona

Indipendentemente da tutto, se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi e toglierci delle soddisfazioni, noi dobbiamo prima di tutto ripartire da questo – a parer mio. Contro la Lazio e nel primo tempo contro il Milan siamo stati morbidi in tante situazioni che poi abbiamo pagato e questo deve servirci da monito. Anche in Coppa Italia non siamo stati sufficientemente feroci: esistono modi diversi di “mettere sotto” l’avversario e il lato tecnico non è interessato nel distinguo.

Il Napoli non ha fatto la gara in coppa, al contrario è stato costretto nella sua metà campo per larghi tratti della partita. A quel punto però c’è qualcosa che deve scattare e fare la differenza. Se hai grandissima qualità e giocatori che saltano l’uomo, puoi affidarti a loro e in modo organizzato mantenere il pallino del gioco mentre monti pressione sulla difesa avversaria grazie alla superiorità qualitativa degli interpreti. L’Inter oggi tuttavia non ha molti uomini con queste caratteristiche.

Uno dei pochi con capacità di saltare l’uomo in rosa.

Ci sono state partite in cui abbiamo costretto l’avversario nella sua metà campo, ma non abbiamo messo pressione alla difesa. Una difesa schierata, in spazi stretti da difendere, se non sollecitata adeguatamente è difficile che commetta un errore a certi livelli. L’Inter in diverse partite ha abbassato l’avversario, si è apparecchiata nella sua metà campo, ma poi è stata “scolastica” nell’andare a sviluppare.

L'Inter è una squadra di spadone, non di fioretto. Anche quando ha la palla deve colpire come un'onda l'avversario, schiacciandolo con ferocia. twittalo

Non possiamo imborghesirci. Anche quando abbiamo la palla. Dobbiamo attaccare l’area di rigore con la voglia di spaccare il mondo in ogni inserimento, ogni tiro in porta, ogni palla inattiva. Ogni seconda palla va riattaccata con decisione, perchè con la sua riconquista togliamo ossigeno all’avversario. L’immagine che ho dell’Inter nella mente è quella di una squadra che un’onda dopo l’altra si abbatte sulla difesa avversaria: in questo modo montiamo pressione sull’avversario, sfiancandolo.

Un’immagine metaforica, un po’ utopistica probabilmente, ma quando il tecnico sottolinea che la squadra debba viaggiare a mille intende proprio questo – a parer mio. Noi dobbiamo ritrovare prima di tutto il nostro essere squadra di battaglia. Il secondo gol contro la Lazio è indicativo in tal senso: un angolo dove ha la meglio l’attaccante, respinta sulla linea e palla che rimane in area nei piedi dei nostri, poco reattivi nel cacciarla via e infine Milinkovic-Savic che giganteggia. Troppo morbidi. C’è un dato interessante in tal senso: nelle ultime due gare abbiamo preso più gol su palla inattiva rispetto a tutto il campionato.

L’approccio sulle palle inattive è un termometro dell’attenzione e della concentrazione della squadra. E’ normale che nell’arco della stagione si abbiano dei cali da questo punto di vista, non è semplice mantenersi ai vertici per tutto l’anno sul piano mentale, soprattutto per una squadra che negli anni non ha mai brillato da questo punto di vista. Si parla spesso di percorso ed eccoci di nuovo qui: anche sul piano mentale l’Inter deve fare il suo percorso.

Rocky III

Attenzione in fase di non possesso, concentrazione, cattiveria e voglia di non concedere nulla all’avversario, abbinate a tenuta mentale e pragmatismo in ogni secondo della gara. Nei due gol subiti contro la Lazio, compresa la prima azione che ha portato al rigore, siamo stati carenti su questo piano. Parimenti in una situazione che ha portato Immobile all’uno contro uno contro Padelli sul risultato di vantaggio per i biancocelesti: Godin e De Vrij passivi e bucati entrambi dal primo controllo di Immobile.

Sono tutte situazioni dove siamo parsi lassi e quando giocatori di questa caratura commettono certi errori in genere la motivazione è mentale.

Dobbiamo ritrovare la nostra identità di squadra nelle due fasi e ci sono diversi giocatori che devono scrollarsi di dosso un leggero atteggiamento naïf rispetto alle ultime uscite. E’ indicativo – per esempio – che il migliore contro la Lazio sia stato per distacco Young: se l’esterno inglese si è distinto nell’arco dei novanta minuti, sia tecnicamente che nell’approccio, allo stesso tempo ci sono volti più nobili che probabilmente hanno reso al di sotto delle loro possibilità.

Non abbiamo detto nulla dei nostri avversari. Il motivo ufficiale di questa scelta è il seguente: l’Inter se offre una prestazione da Inter non avrà problemi nella doppia sfida, tale è il gap con la squadra che affronteremo. Nel caso invece dovessimo perseverare in un atteggiamento poco idoneo ad una gara di livello europeo, allora potremmo davvero esporci a brutte figure.

Il Ludogorets gioca di fronte ai propri tifosi la gara della vita sul piano motivazionale. Sono primi in classifica in Bulgaria, vengono da una perentoria vittoria con sei gol di scarto e hanno una squadra solida e compatta che ha già eliminato compagini illustri come il CSKA di Moskva, vincendo tra l’altro con una manita a Settembre. Questo tipo di gare richiede intensità e concentrazione, perchè a volte il confine tra una gara abbordabile e una valle di lacrime è molto labile.

L’altro motivo per cui abbiamo parlato poco del Ludogorets invece è che – onestamente – il sottoscritto di questa squadra sa poco o nulla. Non conosco nessun giocatore e anche informarsi non è semplice trattandosi del campionato bulgaro. Hanno Marcelinho (trequartista) e l’esperto Keseru (centravanti) che statistiche alla mano dovrebbero essere i giocatori da tenere d’occhio con più attenzione, ma non ho idea di che profili siano di fatto.

Lo scopriremo stasera, speriamo senza brutte sorprese: il viaggio in Bulgaria sarà decisamente eloquente nel vedere se avremo la forza di voltare subito pagina e di tornare a vincere.

Il_Casa

Interista, fratello del mondo. Dal 1992 un'unica fede a tinte rigorosamente nerazzurre. Sobrio come Maicon, faticatore come Recoba.

PODCAST

Twitter

Instagram

Instagram has returned empty data. Please authorize your Instagram account in the plugin settings .

Archivio