Non so in quanti, come me, hanno avuto la fortuna di trovarsi ieri pomeriggio nella stessa stanza e con le stesse persone di 11 anni fa: undici anni sono tanti, in undici anni cambiano tante cose. Eppure, se vi è successo, sicuramente avete notato che sembra passato solo un secondo, sembriamo tornati tutti lì. Da un abbraccio all’altro, undici anni dopo. La stessa sensazione di onnipotenza, la stessa luminosissima luce sul futuro.
Sembra che il tempo non sia passato, appunto, però in realtà un po’ di tempo in mezzo c’è stato. E allora c’è una cosa che sento il bisogno di fare, prima di scrivere qualsiasi parola su quello che abbiamo appena finito di vedere: salutare, e ringraziare. Perché sarò fatto male io, ma la prima cosa che mi viene in mente è che undici anni fa insieme a noi c’erano tante persone a godersi quello Scudetto e che avrebbero gioito con noi anche oggi: Gigi Simoni, Mariolino Corso, Mauro Bellugi.
E mi piace pensare che questa vittoria sia un po’ loro, che se la stiano godendo con il Cipe e l’Avvocato.
Che se la godano magari persino di più di come facciamo noi qui, imbambolati davanti alla bellezza di quello che abbiamo vissuto. Ci sarà tempo per parlare di tante cose, ci sarà tempo per parlare di tutto: di Marotta e Conte “venuti all’Inter per sabotarci dall’interno”, di Zhang che “non deve salire sul carro del vincitore” e altre amenità simili. Ci sarà tempo, eccome se ce ne sarà, di parlare di Lele Oriali.
Ci sarà tempo di parlare di una stagione strana, iniziata tra molte difficoltà e durata di fatto due anni, di chi era in campo l’ultima volta che l’Inter ha alzato un trofeo: Andrea Ranocchia con noi e Matteo Darmian in panchina con il Palermo. Parleremo di Samir Handanovic, Capitano Campione d’Italia, e del gruppo “storico” (Brozovic, D’Ambrosio, Perisic) che ha vissuto con noi questo lunghissimo calvario; parleremo di Lukaku, Hakimi e Eriksen che con il loro arrivo ci hanno fatto capire che una pagina era stata girata, e poi di Skriniar e De Vrij, di Barella e Bastoni e di tutti i protagonisti di questa stagione straordinaria, per certi versi attesissima e per altri totalmente inaspettata.
Ci sarà tempo.
Ora è il momento di riposare. Di rientrare a casa dalla festa, sedersi sul divano, chiudere gli occhi e sorridere.
Ricorderemo questo giorno per il resto della nostra vita, come ricordiamo tutti i precedenti. Ricorderemo queste sensazioni e non vedremo l’ora di riviverle sempre uguali, sempre insieme, sempre per l’Inter.
Sempre con quel filtro nerazzurro davanti agli occhi.