Bauscia Cafè

Quelli fra lobby e realtà

Riavremo quei titoli. Anche le altre squadre hanno esercitato pressioni e fatto lobby per questo, continueremo la nostra battaglia. Se sarà necessario ricorreremo alla giustizia ordinaria. Vogliamo un trattamento equo e se non riusciremo ad averlo all’interno della giustizia sportiva lo otterremo in altre sedi

Mai parole furono più utili e chiare di quelle che Andrea Agnelli ci ha regalato in una intervista americana (in cui fra l’altro, a proposito di giornalismo vero, si prendono la briga anche di chiedere due paroline ad Alexi Lalas: è sempre interessante notare come -dalla Germania agli USA- il parere sulla Juventus non differisca poi tanto).
Badate bene: non vogliamo soffermarci sui soliti deliri del giovin signore. Non parliamo della insensata minaccia di “ricorrere alla giustizia ordinaria” (Ti prego Andrea, fallo davvero!), nè del delirante “trattamento equo” richiesto dal carnefice nei confronti della vittima, nè tantomeno della imbarazzante richiesta di “riavere quei titoli“, che fino ad ora è sempre rimasta a favore di intervista (e di tifoso infervorato al seguito) senza mai assurgere, probabilmente per pudore, al rango di richiesta ufficiale. Niente di tutto questo. Quello che colpisce, in questa intervista, è il punto in cui dice “anche le altre squadre hanno esercitato pressioni e fatto lobby per questo“.
Altre squadre, pressioni, lobby.
Altre squadre, lobby.
Altre squadre.
Altre squadre.
Già: ma quali altre squadre?
Effettivamente a leggere ciò che emergeva dai media nei giorni a cavallo della relazione di Palazzi si aveva l’impressione di una sorta di “accerchiamento” intorno all’Inter, con tutti a chiedere chiarimenti, a scrivere lettere aperte, a rinnegare l’istituto della prescrizione, a insultare Giacinto Facchetti, a parlare liberamente di “illeciti accertati” e così via. Ad una lettura più attenta, però, tutte quelle pressioni si riconducevano sistematicamente a quattro soggetti:
Andrea Agnelli, Adriano Galliani, Diego Della Valle, Claudio Lotito.
Loro e nessun altro.
Tutti coinvolti fra l’altro, a vario titolo, nella gestione di Juventus, Milan, Fiorentina e Lazio ai tempi di Calciopoli.
Vogliamo rispolverare un po’ l’album dei ricordi, per inquadrare bene questi signori?
Certo che vogliamo. Senza però andare a prendere le squalifiche definitive passate in giudicato (già da sole imbarazzanti, a dire il vero), ma scendendo piuttosto sullo stesso piano di questi signori, perchè a noi il giochino di fare i superiori ha francamente stufato. Visto che tutto il loro cianciare, allora, si basa sulla relazione del Procuratore Federale Stefano Palazzi, andiamo a vedere quali furono le richieste dello stesso Procuratore Federale per i soggetti in questione all’epoca di Calciopoli.

FC Juventus: esclusione dal campionato di competenza e assegnazione ad una categoria inferiore alla Serie B con 6 punti di penalizzazione, revoca dello Scudetto 2004-2005, non assegnazione dello Scudetto 2005-2006.
Dipendenti: due inibizioni per 5 anni con doppia proposta di radiazione per Antonio Giraudo e Luciano Moggi
AC Milan: retrocessione in Serie B con 3 punti di penalizzazione.
Adriano Galliani: 2 anni di inibizione
Dipendenti: 5 anni di inibizione con proposta di radiazione per Leonardo Meani
AC Fiorentina: retrocessione in Serie B con 15 punti di penalizzazione.
Diego Della Valle: 5 anni con proposta di radiazione.
Dipendenti: due inibizioni per 5 anni con doppia proposta di radiazione per Andrea Della Valle e Sandro Mencucci
SS Lazio: retrocessione in Serie B con 15 punti di penalizzazione.
Claudio Lotito: 5 anni di inibizione con proposta di radiazione.

Eccoli qui, i moralizzatori di oggi.
Eccoli qui quelli che hanno addirittura il coraggio di rivendicare e rivendicare quegli Scudetti.
Quattro retrocessioni e un totale di 39 punti di penalizzazione per le loro squadre, 30 anni di inibizione e 5 proposte di radiazione per i loro dipendenti.
Per tacere delle richieste a loro carico: qualcuno molto più brillante di me ha fatto giustamente notare che sedersi a un tavolo con Galliani, Della Valle, Lotito e Agnelli significa avere il 50% di possibilità di ritrovarsi addosso una proposta di radiazione. E il restante 50% sarebbe composto da Galliani e Agnelli: figuriamoci.
Questo il peso che si trascinano sulle spalle quelli che oggi pretenderebbero che fosse qualcun altro a “chiarire”, a “spiegare”, a “giustificare”.
Eccovela servita, la “lobby” che “esercita pressioni“. Sulla stampa amica, forse.
Perchè poi, nel mondo reale, c’è tutto un altro universo di dirigenti, presidenti e società il cui pensiero non è affatto allineato a quello di questi signori. E il cui pensiero non ha -ed ecco l’asservimento degli organi di stampa- lo stesso spazio e la stessa rilevanza impunemente concessa al Diego Della Valle di turno (uno su cui, oltre alla richiesta di cui sopra e agli 8 mesi di inibizione in via definitiva, pende anche la richiesta di condanna a 2 anni di reclusione per frode sportiva).
Di chi parliamo?
Parliamo di Giuseppe Gazzoni Frascara, per esempio, che ritiene che più che un tavolo per Della Valle “bastino e avanzino gli scranni del Tribunale” e che aggiunge: “Io non so se la società nerazzurra era implicata nella vicenda, ma dalle intercettazioni che riguardano Facchetti e Moratti non si intravede alcuna malizia a differenza di quelle rilevate tra Moggi e la Fiorentina, fra Sandro Mencucci e il vice presidente Mazzini circa quello che è stato esposto in maniera molto precisa dal Gup De Gregorio nella sentenza di primo grado nei confronti di Giraudo. E proprio in quella sentenza, nel capitolo nominato “Salvataggio della Fiorentina” si precisa che questa operazione è la conferma del potere occulto che governava il campionato italiano. E a parte che Facchetti non può difendersi, ma trovo curioso quanto dice Della Valle perché sembra che il reato ascrivibile all’Inter cancelli in qualche modo quello che è già al vaglio della giustizia. Ma mettiamo anche che l´Inter sia colpevole: mi sembra una cortina fumogena per confondere e far dire al processo di Napoli “c’eravamo tutti dentro, quindi tutti impuniti e tutti assolti”. Non è così. Il Bologna non l’ha mai fatto. Ad essere larghi erano in 7-8 che andavano dal designatore in maniera maliziosa, gli altri no. Se ci sono dei profili e delle intercettazioni possono agire le procure, qual è il problema?“.
Sulla stessa linea di Gazzoni Frascara -unanimemente riconosciuto come lcolui che più di tutti ha pagato il malaffare di Calciopoli- si colloca ad esempio Massimo Cellino, che sostiene che “Il chiarimento c’è stato, si sa come le cose andavano in quegli anni. Non c’è molto altro da dire“. E rilancia: “Facchetti ha fatto delle dichiarazioni che sono irrisorie e prive di ogni malizia. Parlavamo tutti con Bergamo. Non c’è un Presidente di A che non lo chiamasse e il tono delle telefonate, ve lo posso assicurare, era ben peggiore delle parole pronunciate da Facchetti. Se vogliono togliere all’Inter lo scudetto per quelle telefonate a me viene da ridere“.
Dalla stessa parte della barricata anche Zamparini: “Non siederò a quel tavolo. Le società medio-piccole sono state per anni vittime di questo sistema, cosa mi siedo a fare? Lo scudetto non revocato? Se una cosa è prescritta è prescritta: il reato non esiste più, quindi non si può dire contemporaneamente che uno è prescritto ed è anche ladro. Se proprio dobbiamo riflettere cerchiamo di capire come si possono migliorare le cose, come si può cambiare l’organizzazione del calcio. Farlo per demagogia non serve a nessuno“.
E l’elenco non è finito: al gruppo si aggiungono volentieri Preziosi (“La vicenda non mi interessa“) e il nuovo proprietario (forse?) della Roma DiBenedetto (“Non sono venuto in Italia per occuparmi di politica del calcio“), per tacere di altri soggetti non direttamente coinvolti con qualche società, come ad esempio il Presidente dell’Assocalciatori Tommasi (“Basta rispettare le regole“).
Gazzoni Frascara, Cellino, Zamparini, Preziosi, DiBenetto, Tommasi…dove voglio arrivare? Non certo a stendere una lista dei “buoni” e dei “cattivi” nè a dare a qualcuno lezioni di morale ed etica: quelle le lascio volentieri a Della Valle e agli altri soggetti moralmente squalificanti che gli stanno vicino, perchè io l’idea che nel mondo del calcio ci possa essere qualcuno in grado di ergersi sugli altri in virtù di una presunta “superiorità morale” l’ho abbandonata da un pezzo.
No: quello che voglio evidenziare è che la lobby di cui si riempie la bocca Andrea Agnelli, ben lontana dal rappresentare la totalità del mondo del calcio compattamente schierata “contro” l’Inter, ha in realtà dei confini ben precisi. Lazio, Fiorentina, Milan, Juventus: eccovela servita la lobby. Ecco a chi sta dando voce la grancassa mediatica in questo mese di luglio.
Lazio, Fiorentina, Milan e Juventus da una parte, e tutte le altre dall’altra.
Che poi sarebbe come dire i condannati da una parte e gli altri dall’altra.
Tra l’altro adesso sono tutti eroi, vogliono giustiza, tavoli, dibattiti e verità: sei anni fa invece andava tutto bene. Sì, perchè il dato “curioso” è proprio questo: chi si erge a paladino dell’etica e della morale, chi si permette di chiedere spiegazioni agli altri, oggi, è solo ed esclusivamente chi è stato il principale artefice di quella porcheria comunemente chiamata Calciopoli. Solo loro e nessun altro. Sono loro, quelli che dovrebbero darle le spiegazioni, a sfruttare la potenza mediatica degli organi di stampa che a loro fanno riferimento nel tentativo di proporre un curioso ribaltamento della realtà, una situazione in cui diventano loro -i carnefici- quelli che chiedono chiarimenti e spiegazioni, quelli offesi, quelli danneggiati, che fremono dalla voglia di rimettere in piedi quel sistema di potere che così spesso li ha aiutati, così spesso li ha salvati.
Una restaurazione, che ricomincia a sfruttare gli stessi canali dell’epoca: dal tappare la bocca a chi non si allinea con il sistema fino al creare una rete di società controllate.
Dall’altra parte ci sono invece, e sono tanti, quelli che con Calciopoli non hanno avuto niente a che fare. Che l’hanno subita, che ne hanno subito le conseguenze e che non sono mai stati in grado di ribellarsi, di fermarne le ingerenze, di giocare a calcio. Dall’altra parte ci sono le vittime di quel sistema.
Moratti, Gazzoni Frascara, Cellino, Zamparini, Preziosi, DiBenedetto: non stinchi di santo, certamente, ma sicuramente soggetti estranei -loro e le società che rappresentano- alle condanne di Calciopoli e alla cupola moggiana in generale.
Soggetti che mai come in questo momento devono trovare la forza di unirsi e far sentire la propria voce, anche a costo di far saltare il banco.
Urlare al mondo che la lobby è solo un manipolo di quattro gatti pregiudicati.
Che le pressioni che cercano di esercitare sono squallide, immorali e illegali.
Che la stessa presenza di questi soggetti è squalificante per l’intero mondo del calcio italiano.
Che da loro vogliamo staccarci, ripudiarli, cancellarli.
Perchè noi non siamo come loro.
E magari non ci sarà nessuno ad avere la forza di liberarsi, e magari torneremo a subirli oggi come sei anni fa, chissà.
Quello che è certo, però, è che ai loro modi non ci piegheremo.
Mai.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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