Bauscia Cafè

Minima moralia

Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio.



Il calcio ci regala sempre grandi storie e grandi insegnamenti. Infatti domenica sera ho imparato un sacco di cose, ho capito quanto questo sport meraviglioso possa unire le persone sotto un’unica insegna, quella della moralità.
Domenica sera tutti avevamo ben presente ciò che si può fare e ciò che non si deve fare.
Ad esempio si può mostrare la maglietta con su scritto “Vi ho purgato ancora” in un derby caldo come quello di Roma, perché sì, la goliardia non ha mai ucciso nessuno. Ci si può portare alla bocca l’indice come per dire “adesso state muti”, perché fa figo un casino. Tutto questo senza sollevare inutili polveroni.

Un favore, però, qualcuno nello spogliatoio dell’Inter me lo deve fare. Chi si offre per dargli uno scuzzetto dietro la testa? Scuzzetto = piccolo ceffone. Un bambino viziato che deve esternare il suo amore per una donna su twitter. Quando non giocava ci ha reso partecipi della sua vita privata ogni 3 x 2 e ci ha rotto le scatole. Un sorrisino da deficiente e un vigliacco come pochi. Vai sotto la curva della Samp a fare il fenomeno solo perchè protetto da una rete. L’Inter avrebbe dovuto multarlo 57 tweet fa. Nello spogliatoio Zanetti gli avrebbe dovuto fare un discorsetto da argentino ad argentino e i suoi procuratori gli avrebbero dovuto dare qualche consiglio.
M. Criscitiello – organizzatore di eventi

Pensate, l’italia è un paese talmente aperto che un giocatore o un allenatore può tranquillamente vendersi le partite, “far finta” di spacciare droga a Scampia e magari doparsi senza suscitare particolari clamori. Un giocatore poco avvezzo al gol può farsi tutto il campo bestemmiando come un babbuino senza nessuno che gli rompa le scatole. E se per colpa di qualche bacchettone viene squalificato? Niente paura, al suo ritorno troverà ad aspettarlo una bella telecamera personalizzata pronta a immortalare ogni gesto, anche le dita nel naso. Una celebrazione.

CHE
PAESE
MERAVIGLIOSO

Mauro-Icardi

Il gesto di Icardi è stato irrispettoso non solo verso i tifosi, ma anche verso la società che lo ha lanciato e verso i compagni con cui ha vissuto. A me ha fatto innervosire.
Gastaldello – giocatore in guanti bianchi dalla memoria corta

Una cosa però proprio non si deve fare: infrangere il nono comandamento.
Non desiderare la donna d’altri. Poi poco importa conoscere veramente la storia: lei verrà comunque etichettata nel peggiore dei modi e lui sarà sempre un infame.
Guai a commettere certi errori, il calcio -e non solo, ci mancherebbe- italiota è fondato sul rispetto e sull’onore, una sorta di giuramento di sangue. Medioevo.
Ma chi se ne frega di conoscere la storia, in fondo, lui fa il calciatore, e lo fa anche discretamente bene. Basterebbe questo in un paese normale. E a chi interessa il fatto che abbia segnato 4 gol in due partite? E che in campo si comporti da professionista?
Ma noi siamo il paese del codice etico prandelliano. Bigotti e perbenisti.

Quando un giocatore fa un gesto come il tuo, andrebbe espulso, e tenuto lontano almeno qualche giornata dai campi di calcio. Se fossi stato Mazzarri, ti avrei tolto immediatamente dal campo, e ho sperato per qualche istante che davvero lo facesse.
Caro Icardi, domattina spedirò a te questa mia riflessione e alla tua Società. Credo che da parte tua e da parte della società su questo tuo gesto dobbiate fare marcia indietro. Non so cosa potrebbe fare una Società, non entro certo io nel merito.Prendi carta e penna, scrivi una lettera alla tifoseria sampdoriana, scrivi una lettera a tutti i ragazzi, e dì loro con molta chiarezza: “Ho fatto una cazzata, ne chiedo scusa, dimenticate questo gesto, ragazzi.

Don Porcile – cercatore di anime perse

Domenica ho imparato anche un’altra cosa, cioè che il provocatore è colui che risponde alle provocazioni. Un giocatore che va in campo e viene ripetutamente offeso non può togliersi la soddisfazione di dire “urlate più forte, non vi sento”. E non può perché è una grave mancanza di rispetto. Non può perché ora sta con la ex moglie di un altro calciatore. Italia, 2014.
Già, perché non si sa chi abbia deciso che, in Italia, lo stadio sia il luogo preposto all’educazione dei ragazzi. Non le famiglie, non la scuola e nemmeno i politici che si scornano in Parlamento a colpi di spigola.
No signore, i ragazzi devono imparare. I ragazzi devono imparare dai ventunenni che tirano calci al pallone.
Ho imparato anche che i giornalisti compilano le pagelle sulle qualità morali dei calciatori, dando giudizi “a naso”, guidati da non so quale principio:

ICARDI 8: “Il centravanti è indiscutibile, mix di Vieri e Batistuta. Sulla persona ci sarebbe da ridire. Il tempo è una ruota e tutto torna indietro…”
LOPEZ 5: “Voto dettato dal rigore sbagliato. Nel complesso è fiero, dignitoso e caparbio. Può dire di essersi comportato da adulto, almeno lui.”

Fiero e dignitoso.
Qui si tifa il regolamento dei conti, avesse segnato il rigore avrebbero preparato un inserto con il poster a grandezza naturale: “Maxi Lopez uno di noi”! Opinionisti che “Icardi un coglione, meritava più falli”, gli stessi di “Thohir che vende souvenir: un coro geniale”. Sempre loro che danno più risalto ai tweet di un ventunenne che alla seconda doppietta consecutiva. Sempre sempre loro che piazzano le photogallery della Wanda in ogni dove. Loro che casualmente intervistano Lopez prima della partita. Per poi fare la morale.
E mai nessuno che ricordi a questi signori l’esultanza di Tevez contro il River o quella di Maresca contro il Torino. Guai.
Classici esempi di medioevo intellettuale, del “se mi tocchi la donna ti ammazzo”, quelli che “i più grandi devono prenderlo a ceffoni”. Chissà che fini educatori saranno in famiglia.
Tenetevi quelli che esultano ballando e facendo il cuoricino con le dita, io mi tengo quelli che spaccano le bandierine, che urlano e che sotto pressione sfoderano le palle. Togliete ai giocatori il gusto della rivincita personale, la sfida e l’orgoglio. Poi vediamo cosa rimane.

Alla stazione c’erano tutti
dal commissario al sacrestano
alla stazione c’erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano

Python

Sono il direttore artistico di Bauscia Cafè. Clandestino nella matrioska e astioso quanto basta. Quando parlo di Tango mi riferisco solo al pallone, del mio primo allenamento ricordo solo il rumore dei calci negli stinchi.
Odio Bauscia Cafè.

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