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Il caso Ibrahimovic: prima la censura, poi il finto stupore

Breve riepilogo della vicenda: c’è un grande calciatore che scrive una biografia e racconta di essersi trovato così male con un tecnico molto famoso e vincente da aver avuto con lui scontri durissimi fino a una rottura insanabile. Spiega di aver anche pensato a lasciare il calcio tanto era il disagio nella convivenza con l’allenatore e con il resto dello spogliatoio. Stava così male che alcuni amici d’infanzia, peraltro residenti in un quartiere malfamato nella città di nascita del campione, si sarebbero offerti di raggiungerlo per ‘dare una lezione’ al tecnico nemico e che lui li avrebbe dissuasi.
Passa qualche ora e il vicepresidente della squadra in cui il campione si trovava male e l’allenatore rischiava le botte, rivela che durante la trattativa per cederlo altrove l’attaccante arrivò a minacciare l’aggressione fisica del suo ‘nemico’ durante una conferenza stampa, in modo che tutti potessero vederlo. E aggiunge un particolare: “Con noi c’era anche l’agente del giocatore che, invece di provare a calmare il suo assistito, confermava l’esistenza del pericolo con un affermativo ‘lo fa lo fa’ senza possibilità di repliche”. Agente del giocatore che, da qualche mese, è anche consulente di mercato del club dove l’attaccante finisce in chiusura di mercato. Nessuna smentita, né dal giocatore, né dal suo entourage e nemmeno da nuovo club dove il campione arrivò al termine della trattativa (sempre se possiamo continuare a definirla così) a un prezzo giudicato molto, molto conveniente da tutti. Quasi un regalo.
A poche ore dalla duplice clamorosa rivelazione tutti si sarebbero attesi richieste di chiarimenti, domande, precisazioni, smentite. Niente. Nulla. Difficile del resto averle, visto che nessuno dei tanti giornalisti presenti nelle sale stampa dello stadio in cui il grande attaccante aveva appena schiantato l’avversario di turno a suon di gol e assist, si è sentito in dovere di andare oltre qualche battuta scherzosa. E così agli annali resterà solo che il nuovo allenatore della star spera di avere “in regalo” l’autobiografia in uscita nelle migliori librerie. In compenso al campione viene estorto che, bontà sua, stringerà la mano all’allenatore ‘nemico’ quando si ritroveranno insieme sullo stesso campo.
C’è qualcosa che non quadra in questa storia? Ah sì, abbiamo dimenticato nomi e cognomi ma evidentemente non servono visto che nessuno dei protagonisti, a partire dal grande attaccante e per finire al nuovo club di appartenenza, ha sentito il bisogno di comunicare un minimo di imbarazzo per questa storia che, dunque, dobbiamo considerare solo il frutto di un’abile operazione di lancio del libro che, peraltro, ha già venduto una montagna di copie. Impossibile sia avvenuta davvero, no?
PS: Lo stesso campione va in giro a raccontare di aver spaccato una costola a un compagno di squadra durante una rissa in allenamento e di aver mentito alla giustizia sportiva perché così gli aveva suggerito di fare il club sperando in una sentenza più leggera dopo un insulto a un assistente. Episodi che riteniamo destituiti di ogni fondamento al pari di quello già riportato. Altrimenti qualcuno dovrebbe pur alzare il ditino e dire che non tutto è permesso…

Giovanni Capuano su Calcinfaccia

Possibile che sia davvero questo quello che succede a Milanello Bianco? Possibile che sia questo ciò che accade in quegli spogliatoi ammantati d’amore, dove tutti vanno d’accordo e non fila mai un refolo fuori posto?

Sì.

E non lo scopriamo certo oggi, fra l’altro. Attenzione però: qui non si discute di Zlatan Ibrahimovic. Qui il punto non è che Ibrahimovic è un prepotente, un violento o chissà cosa: lo sapevamo già e, in fondo, chissenefrega. Anzi, Ibrahimovic è probabilmente l’unico giocatore in Italia (e oltre) che ha sempre avuto la capacità di dire quel che pensava e fare quel che più gli andava, senza vincoli nè peli sulla lingua: forte del fatto di non dovere niente a nessuno, di vivere in un mondo che non ha mai fatto mistero di detestare e di avere pochi amici, se ne è sempre fregato delle buone maniere e dei nomi da rispettare. E lo sta facendo anche al Milan, dove a quel (orribile, in verità) codino in testa che continua a sopravvivere nonostante i “consigli” dirigenziali ha fatto seguito l’autobiografia ormai celebre, in cui la (sua) verità non viene sacrificata sull’altare di niente e di nessuno. Zlatan Ibrahimovic che impreca contro sè stesso come un attaccante qualsiasi? Neanche per sogno: “ce l’avevo con il guardalinee, ma è stato il Milan a chiedermi di dire una bugia“. Zlatan Ibrahimovic che litiga con un compagno? “Gli ho rotto una costola, ma decidemmo di non dire niente“.

Decidemmo di non dire niente.

E il punto, quindi, non è Zlatan Ibrahimovic. E’ il silenzio. Il silenzio prima, durante e dopo.

“Il silenzio prima”, che si traduce in una vergognosa celebrazione da parte dei media di un ambiente dorato che di fatto non esiste. La casa del Milan, lo spogliatoio dell’amore, Milanello Bianco dove tutti vanno d’accordo e regna l’armonia. Non è solo falso: è una mistificazione cosciente e volontaria. Una clamorosa alterazione della realtà dei fatti volta a servire un padrone che paga -a volte con uno stipendio, a volte con una inserzione pubblicitaria- per comprare il silenzio dei media, per dipingere una realtà che non esiste. Intendiamoci: non vogliamo raccontarvi che lo spogliatoio del Milan sia un ring in cui i giocatori si ammazzano un giorno sì e l’altro pure. Semplicemente, è uno spogliatoio come tutti gli altri. Dal quale però, a differenza degli altri, le notizie non escono perchè c’è gente che viene profumatamente pagata per NON fare il proprio lavoro. Accuse pesanti? No, semplici constatazioni che riguardano “il silenzio durante”: quello, cioè, del momento in cui avvengono i fatti.

Decidemmo di non dire niente: perchè è il Milan che decide se diffondere una notizia o no.

Liberi?

Prendiamo questa storia di Onyewu ad esempio. Ora sono tutti scandalizzati da questo Ibrahimovic rissoso che ha addirittura rotto una costola ad un compagno. Sky Sport in particolare ci parla di una autobiografia “che non cessa di stupire” e che “rivela” nuove cose sulle esperienze di Ibrahimovic e prosegue il racconto informandoci che “secondo il giocatore” ci fu una lite. Relata refero, sembrano quasi discolparsi quelli di Sky.
Piccolo dettaglio: all’epoca dei fatti, Sky sapeva tutto. E ha deciso di non divulgare la notizia e censurare le immagini.
Ce lo racconta La Stampa, che esattamente un anno fa (il 6 novembre 2010) ci parla di una “violenta lite” in cui “nessuno si è fatto male” anche se è stato necessario l’intervento di “una decina di persone” per separare i due. Galliani minimizza, Allegri anche e Sky “pare non abbia intenzione di mandare in onda le immagini”. Ieri censuravano e oggi ci vengono a raccontare di essere “stupiti” davanti alle parole di Ibrahimovic. Senza la minima vergogna per il modo in cui calpestano il proprio lavoro e la propria etica professionale.

E senza la minima vergogna per il modo in cui continuano a farlo, perchè c’è anche “il silenzio dopo”. Quello di oggi, quello che segue le dichiarazioni di Ibrahimovic senza che nessun giornalista -o presunto tale, a questo punto- si prenda la premura di andare dal Milan a chiedergli se è tutto vero. Se sono vere le gravissime, infamanti accuse che Zlatan Ibrahimovic muove al Milan.
E’ vero o non è vero che il Milan controlla gli organi di informazione è può “decidere di non dire niente” a proposito di un determinato episodio? E con che mezzi lo fa?
E’ vero o non è vero che il Milan opera pressioni su un tesserato per convincerlo a mentire davanti alla Giustizia Sportiva, “per ottenere una pena meno severa“?
E -se è vero- come ha intenzione di muoversi la Giustizia Sportiva davanti a questa scoperta?

Domande senza risposta, o meglio domande che non esisteranno affatto. Perchè le domande dovrebbero farle gli stessi che prima si fanno censurare le immagini e poi recitano la parte degli scandalizzati davanti al fatto reso pubblico.

Però, in compenso, Alberto Brandi su twitter ci comunica che -scandalo, enorme scandalo, incommensurabile scandalo- Wesley Sneijder ieri sera è andato in discoteca. E condisce il tutto con un “riferisco“, come a dire: relata refero, io che colpa ne ho?

Già.
Nessuna.

Che colpa ne hanno loro, se lavorano per gente importante?

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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