Bauscia Cafè

Gattuso il Paraguay l'avrebbe battuto

Come diceva Agenore Stalking, noto poeta e drammaturgo che mi sono appena inventato, “la cacca per alcuni è solo un puzzolente scarto del nostro organismo, mentre per altri è l’ingrediente fondamentale per far crescere ortaggi robusti e saporiti”. L’esordio dell’Italia al mondiale viene accolto dai disadatti ai lavori con discreta soddisfazione, sebbene almeno tre giocatori dell’undici titolare non siano praticamente scesi in campo e i tre subentrati abbiano avuto un impatto sulla partita pari a quello che avrebbe Biscardi su un’orgia tra superdotati. Ma andiamo con ordine.
Lippi, novella Penelope, attende ancora Pirlo, il suo Ulisse. Nel frattempo, al posto della mitica tela, disfa la squadra: mostrando coraggio da leone, lancia il temibile trio Pepe-Marchisio-Iaquinta dietro alla bocca di fuoco Gilardino. La batteria di trequartisti della Juve del futuro spaventa i paraguaiani, gentaccia che si permette di tenere in panca un signore dal cognome nobile come Rodolfo Gamarra.
Sulla sinistra, Iaquinta è come il Pd: non fa niente, non affonda mai e, appena può, rientra verso destra e spara un paio di cazzate. Dall’altra parte, Pepe perde praticamente ogni pallone che tocca, ma fa un tale casino che nessuno se ne accorge, e anzi, alla fine passerà anche per uno dei migliori. Al trentesimo, Cannavaro rilascia un’intervista all’Independent dove dichiara che “Rocky IV” ha parlato solo degli aspetti negativi dell’URSS, accusando Stallone di aver lucrato sul popolo sovietico. Distratto dalle consuete brillantissime dichiarazioni, sulla prima pallonata giunta nella sua area concede ad Alcaraz – che con questo nome vuole evidentemente ricordare al capitano quale sarebbe il posto giusto per lui – quei quattro-cinque metri che gli servono per prendere la rincorsa, mirare ed appoggiare comodamente in rete.
Il Paraguay è in vantaggio, ma basta ascoltare per un minuto Civoli (chiamato misteriosamente “Bruno” per tutto il tempo) e Bagni per accorgersi di come in realtà l’Italia stia ben giocando, nonostante l’occasione più nitida sia stata uno sputazzo di Iaquinta finito di poco a lato.
Finisce il primo tempo, e nella geniale mente del guru Lippi cominciano a intrecciarsi schemi, varianti tattiche e sostituzioni risolutive. Dopo quindici minuti di intensa concentrazione, il mister sforna la mossa che manderà in bambola i paraguayani e l’intero Sudamerica: giunto faccia a faccia con i suoi, ordina a Pepe e a Iaquinta di scambiarsi di fascia. Sconvolti dalla pensata di Marcello, gli uomini di Martino, osservando i due frombolieri mentre invertono i loro ruoli, strabuzzano gli occhi e spalancano la bocca, palesando meraviglia mista a terrore. Disperati, si girano verso il loro commissario tecnico, che però li guarda sconsolato, come a dire “ragazzi, è un genio, mi ha fregato”. Buffon, fermato dal cagotto, viene sostituito da Marchetti.
Inizia la ripresa, ma nessuno se ne accorge: per una buona ventina di minuti, infatti, non succede niente. A casa, sono tutti convinti che stiano andando in onda gli highlights del primo tempo, mentre allo stadio sono troppo impegnati a suonare le trombe, a battere le mani e a guardare per aria. Finalmente, Lippi scuote la folla dal torpore con un’altra mossa micidiale: dalla panchina si alza lo scattante Camoranesi, reduce da una stagione da iradiddio nella Juve di MaraDiego. D’altra parte, il pareggio bisogna trovarlo, e chi meglio di uno che sente fortissimamente la maglia come Mauro per andare alla riscossa?

"Usain" Camoranesi: corre i 9,58 metri in 100 secondi netti
"Usain" Camoranesi: corre i 9,58 metri in 100 secondi netti
La mossa sorte subito gli effetti sperati: Pepe calcia un comodo angolo destinato sulle mani del portiere paraguayano, che però in qualche modo riesce a cannare l’uscita permettendo a De Rossi di mettere dentro il pareggio. A questo punto, ci si attende che la gara si accenda: i sudamericani potrebbero sfruttare il loro paventato grande potenziale offensivo, mentre gli azzurri dovrebbero cercare la vittoria sfruttando l’inerzia della gara, tornata dalla loro parte. Le attese, però, vengono smentite: i quattro centravanti paraguayani mettono insieme, sì e no, un paio di corse a vuoto e migliaia di bestemmie in guaranì, mentre l’Italia continua nel suo sterile possesso palla, affidandosi alle litigate col pallone e col campo di Pepe e a Camoranesi che insegue fiducioso il secondo giallo. Cannavaro, approfittando della fase di stallo, attacca duramente “Pocahontas”, colpevole di raccontare una verità parziale e diffamatoria sui coloni inglesi.
Dopo un lento trascinarsi, scosso solo da un bel tiro di Montolivo – che risulterà l’unico italiano ad aver tirato in porta – arriva il fischio finale. I commentatori sono soddisfatti, il ct è soddisfatto, i giocatori sono soddisfatti, manca un po’ di cattiveria, la prima partita è la più difficile, e via così.
I campioni del mondo in carica dimostrano così di non essere delle colossali merdacce, soddisfacendo i propri tifosi. Tutti contenti, quindi, anche se gli azzurri non tirano mai in porta e prendono un gol da gonzi sull’unica palla entrata nella loro area durante i novanta minuti, pareggiando contro una squadra che faticherebbe a qualificarsi in qualsiasi altro girone.
D’altra parte, ognuno il proprio bicchiere e/o la propria cacca se li vede come vuole.

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