Bauscia Cafè

Immortali

Noi siamo i sacerdoti del potere. Dio è potere. Fino a questo momento per te potere è solo una parola, ma è bene che adesso ti faccia un’idea più precisa di cosa sia veramente. Devi innanzitutto imparare che il potere è collettivo. L’individuo ha potere fintanto che cessa di essere un individuo. Conosci lo slogan del Partito: “La libertà è schiavitù”. Hai mai pensato che se ne possono invertire i termini? La schiavitù è libertà. Da solo, libero, l’essere umano è sempre sconfitto. Deve essere per forza così, perché l’essere umano è destinato a morire, e la morte è la più grande delle sconfitte. Se però riesce a compiere un atto di sottomissione totale ed esplicita, se riesce ad uscire dal proprio io, se riesce a fondersi col Partito in modo da essere lui il partito, diviene onnipotente ed immortale.

da “1984”

La differenza che passa tra l’Inter di ieri sera, della settimana scorsa, di questa incredibile annata, e il Barcellona (e tutti quelli che abbiamo incontrato – e battuto) sta tutta qua. L’annientamento del singolo è la chiave, caro Zlatan. La totale dedizione alla squadra, al bene comune, al trionfo collettivo: sono queste cose che distinguono una squadra da undici giocatori. Milito ed Eto’o che fanno i terzini per sessanta minuti, Sneijder che gioca da uomo più avanzato rimbalzando contro colossi del doppio della sua stazza, Chivu terzo dei trequartisti, e più generalmente tutti coloro che hanno indossato la nostra maglia ieri sera, sono diventati immortali. E lo hanno fatto non inseguendo nessun tipo di gloria personale, non assecondando un orgoglio che gli impone di essere protagonisti ad ogni costo, ma fondendosi in un’unica entità, divenendo onnipotenti ed, appunto, immortali. Tu, invece (insieme a Messi, per dirne un altro) (anche se lui, almeno, parte di qualcosa di  immortale lo è stato) hai sempre rifuggito questo concetto: non hai mai cessato di essere un singolo, non hai mai compiuto un atto di “sottomissione totale ed esplicita” verso i tuoi compagni. Ed è per questo che ieri sera, ancora una volta, ti sei dimostrato mortale. Un grandissimo, un eroe che mi ha dato grandi gioie. Ma pur sempre mortale. Cancellato, ingoiato proprio da quei giocatori che un anno fa avevi lasciato per “raggiungere i traguardi che all’Inter non avrei potuto raggiungere”, ti sei ritrovato a fare i conti col peggiore (per te, ovviamente: per noi è il massimo, in assoluto) degli epiloghi possibili.
Si vince così, nel 2015: con giocatori che sacrificano ogni personale velleità sull’altare della Squadra. Si vince con gente che esce fuori grondando sudore, sangue, denti, capelli. Tu non sei mai uscito dal campo con la lingua penzoloni (anzi, ieri e martedì scorso te ne sei andato fresco come una rosa), non ti sei mai abbassato a sacrificarti per gli altri. Perciò, sei destinato ad essere sconfitto: sarai sempre libero, estroso, magico. Ma non imbattibile. Non immarcabile. Non eterno.
Perciò, grazie. Grazie a te e a Mino, per averci resi protagonisti del più grande affare della storia del calcio. Un affare che esula dai meri valori tecnici, in quanto, con tutte le sue ripercussioni, ha permesso all’Inter di diventare il più splendido collettivo di questo pianeta. Grazie.
E, ovviamente, grazie a tutti i nostri Immortali, a tutti coloro che hanno compiuto il mitico atto di “sottomissione totale ed esplicita” e che hanno lasciato su quel campo, sui mille campi di questa stagione, tutto ciò che avevano in corpo, scaricando sul terreno la loro, la nostra enorme voglia di vincere. Grazie al presidente, ormai completamente ripagato dei suoi sforzi, morali ed economici. Grazie ai cinquemila che hanno seguito la squadra, grazie a chi ha sofferto davanti alla tv. Grazie anche agli ideatori di spot, magliette e frasi celebri, per aver reso ancora più dolce il nostro trionfo. Grazie a tutti.
E ora, qui, tutti si aspettano un “ma soprattutto, grazie a ….”. Purtroppo, non posso accontentarvi. Perché “grazie” è veramente troppo poco. Lui, che ha convinto i suoi uomini a compiere quell’ormai famoso atto, che è riuscito in meno di due anni a rendere l’Inter una grande d’Europa, e che, comunque vada, è entrato per sempre nella nostra storia, merita di più.

Barcellona-Inter Champions League

Josè, io ti amo.

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