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Inter-Barcellona: cosa è successo?

I Campioni d’Europa e del Mondo battuti. La squadra più forte d’Europa si inchina all’Inter.
Questa è una verità assoluta, forse l’unica, che possiamo scrivere, incidere e lasciare a imperitura memoria dopo la partita di ieri. I tempi non sono ancora maturi per capire se e quanto questa impresa di fine aprile servirà a rendere gloriosa la stagione nerazzurra, ma questo è un punto fondamentale da non dimenticare in nessun caso.
Non sono una persona a cui piace sdottorare di verità assolute in corso d’opera: dunque per il momento vedo ciò che sta facendo questa squadra e mi limito a registrarlo, in attesa di poter tirare le somme.
Qualche parola però si può spendere sul trionfo di ieri. Un trionfo che porta bene impresso il marchio di fabbrica di Josè Mourinho, un trionfo che, attraverso un’analisi tattica, può essere forse analizzato sotto molti più aspetti di quanti si pensi.
Ciò che ha colpito fino ad ora di quest’Inter, infatti, è senz’altro la sua capacità di giocare in maniera diversa a seconda dell’avversario che si trova davanti. E anche ieri sera Josè Mourinho ha saputo muovere i fili giusti per farci vedere un’Inter che giocava nell’unico modo in cui si può mettere in crisi il Barcellona: chiusura totale degli spazi in difesa, ripartenze veloci tramite verticalizzazioni e soprattutto intensità. O meglio, intencità. Tanta, tantissima intencità.
Prima della partita si favoleggiava di 442, 4231, 4213, 4141 e chissà cos’altro. Garanzie o novità? Sicurezza o sperimentazione? Quale strada avrebbe scelto Mourinho? E lui, Mourinho, a sceglierne una mai battuta prima. Non certo per il modulo o per gli uomini, ma senz’altro per l’interpretazione. Non si può coprire tutto il campo contro il Barcellona, degli sfoghi bisogna lasciarglieli. Non si può stare lì a difendersi, perchè prima o poi un gol te lo fanno. Non si può attaccarli in maniera scriteriata, perchè ci si espone a tutta la loro batteria offensiva. Qual è la chiave? La chiave è nel solito 4231, la chiave è nei soliti Eto’o e Pandev.
Concedere le fasce al Barcellona e difendersi in area, come in parte già visto con il Chelsea, partendo dal presupposto che è dall’area che il pallone deve passare per finire in porta. Quattro difensori in linea a difendere dentro l’area, Eto’o e Pandev veri e meravigliosi terzini oggi per la prima volta, quasi a voler prendere in giro quelli che “Eto’o non può fare il terzino”, Cambiasso e Motta a chiudere la gabbia di Messi e a mettere la gamba su uno Xavi costantemente disturbato da Sneijder. E Milito, solo, a infastidire i due centrali e a colpirli nel loro punto debole: la profondità. Ecco come ci si difende dal Barcellona. Eto’o e Pandev avevano mai fatto questo lavoro? Milito aveva mai giocato così tanto sulla corsa? Sneijder aveva mai interpretato il ruolo così unicamente in chiave difensiva? No.
Ecco quali sono i giocatori che permettono di arrivare in alto.
In questa gabbia perfetta un ruolo molto importante l’ha avuto sicuramente l’assenza di Iniesta, anche se Mourinho non lo ammetterà mai. Ma una difesa totale e mai affannata come quella di ieri io non l’avevo mai vista. E tante altre cose ancora non avevo mai visto.
Non avevo mai visto, per esempio, neanche la seconda fase del gioco nerazzurro. Non ci si può solo difendere con il Barcellona, si diceva: attaccarli, dunque. Ma come? Serve un modo efficace, veloce, pericoloso e che comunque non lasci spazio e campo all’asse Xavi-Messi-Ibrahimovic. Semplice, banale: verticalizzazioni immediate per gli scatti di Milito ed Eto’o, che per l’occasione rende visibile al mondo il suo dono dell’ubiquità. Un gioco che solo Sneijder e Motta possono fare, un gioco che solo Milito ed Eto’o possono portare a compimento: eccola qui l’Inter voluta, creata e plasmata da Josè Mourinho. Eccolo qui il suo catenaccio.
Un catenaccio vero però, un catenaccio storico che segue direttamente le orme dei “padri” Rocco ed Herrera, non certo la porcheria vista più o meno di recente.
Nulla è lasciato al caso in questa Inter: tutti sanno cosa fare e tutti sanno come farlo. Difendersi in 4, 5, 6 in un determinato modo. Analizzare, rispettare e annientare le caratteristiche degli avversari. Ripartire rapidamente con verticalizzazioni, fraseggi o palla al piede a seconda di chi ci si trova di fronte. E tutti imparano la lezione in maniera perfetta. Sacrificio, abnegazione, devozione totale al progetto: sono queste le caratteristiche di Zanetti e Lucio, di Motta e Sneijder, di Pandev e Milito, di Samuel Eto’o. Sono queste le caratteristiche sulle quali l’Inter si gioca le sue chance di vittoria e di gloria. Sono queste le caratteristiche che bisogna avere per portare in alto questa squadra.
Sacrificio, abnegazione, devozione totale al progetto.
Tirare al volo da 35 metri e magari metterla anche è spettacolare, meraviglioso, ammirevole. Ma maledettamente inutile, nel lungo periodo. Perchè contro questo Barcellona ci vuole innanzitutto chi riesca a tornare fino alla propria area di rigore per contrastare prima Xavi e poi Abidal e consentire al Capitano di tenere sotto controllo Maxwell. Ci vuole chi, una volta recuperata mirabilmente la palla, la verticalizzi immediatamente per lo scatto di Eto’o e Stankovic: schemi studiati, situazioni provate in allenamento, palloni ad altissimo coefficiente di pericolosità.
Se si prende palla e si controlla con la testa, si porta avanti col tacco e si cerca un triangolo nello stretto con chi si aspetta tutto al di fuori di quella giocata, si è destinati a trovarsi davanti a un muro di difensori impossibile da saltare. Si è destinati a lasciare spiazziati i propri compagni, prima ancora degli avversari. Si opera, di fatto, uno stravolgimento degli schemi impostati in allenamento. Di quegli schemi che ti hanno portato, prima squadra quest’anno, a segnare tre gol al Barcellona. Di quella filosofia di gioco che sta portando la tua squadra, prima nella storia, a battere Guardiola con due gol di scarto. Così rischi di rovinare la partita perfetta, così rischi di compromettere una stagione intera. E per che cosa? Per un tuo gol, per la tua gloria, per dimostrarti importante?
Hai solo sei partite per cambiare idea. Dopodichè i tuoi gol puoi andare a farli altrove.
Ma pensaci bene prima di lasciare questa squadra. Guarda in che razza di situazione si trova il tuo “amico” Ibra e pensaci bene.
Il futuro è qui.
Il futuro è l’Inter.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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