Bauscia Cafè

I debiti di riconoscenza.

euroLInter come pensa di rientrare dai costi? “Ci sarà grande attenzione nella campagna acquisti e vendite e tutto sarà fatto in modo da raggiungere lobiettivo nei prossimi tre anni, cercando di mantenere la squadra molto forte, facendo in modo che il club abbia mercato”. Massimo Moratti.
“In modo che il club abbia mercato”, vuol dire, che in caso di cessione del club da parte della famiglia Moratti, il valore dato al pacchetto azionario non risentirà della cronica capacità di generare perdite da parte della società nerazzurra.
Lattenzione ai bilanci è da ritenere senza dubbio positiva. E non per un discorso etico, o legato alla crisi del momento, ma è cosa buona e giusta per ogni società che si rispetti, a maggior ragione quando lazionista di maggioranza si sia comprensibilmente stancato di firmare lassegno di ricapitalizzazione. In questi 14 anni Moratti ha speso circa 700 milioni tra acquisto della società dalle mani di Pellegrini e aumenti di capitale. Lha fatto per libera scelta, per finanziare la sua (e la nostra) passione. Ma per dare un futuro al club, anche in caso di suo abbandono è opportuno che la società riesca nellimpresa dellautofinanziamento.
Il passo non sarà repentino, il programma è stato fissato in 3 anni. A differenza del presidente dei cugini che sbandiera ai quattro venti che in Italia non cè la crisi, salvo poi essere smentito da kakà, non si venderanno i campioni per risanare il bilancio, ma gli investimenti  saranno oculati ed indirizzati in una direzione ben precisa.
I passi che ci aspettiamo (o aspetteremmo).
1) Innanzitutto un mercato caratterizzato prevalentemente dagli scambi. Non a caso per gli acquisti di Motta e Milito Preziosi riceverà diverse contropartite tecniche atte a ridurre lesborso finanziario. Anche lipotesi di Burdisso per Carvalho andrebbe in questa direzione.
2) Non ripetere gli errori alla Suazo. Lhonduregno guadagna 3.5 milioni netti più i premi. Non si possono garantire questi ingaggi a giocatori di fascia media (tendente alla bassa). In caso di cessione, infatti, diventano delle zavorre impossibili da piazzare se non accollandosi parte dellingaggio.
3) Ridurre il numero dei componenti della rosa, dando maggior spazio al vivaio. Su questo punto la strategia di Mourinho è quasi impeccabile. Il monte ingaggi verrebbe eroso sul fronte della quantità. Lunico corollario del teorema 22+3 portieri (di cui 9 sotto i 22 anni, Mou dixit) riguarda lintegrità fisica dei soggetti. Integrità legata anche alletà dei signoli, tranne qualche eccezione.
4) Legato a doppio filo al punto precedente è lintroduzione di un tetto massimo detà. Lacquisto di Deco, tanto per fare un esempio, andrebbe contro ogni logica. Fisica, atletica e economica perché si strapagherebbe un ex ottimo giocatore che se ne andrà a scadenza, sempre che riuscirà a camminare sulla proprie gambe. Deco sarebbe il nuovo Vieira.
5) Lnvestimento sui giovani, anche affermati, sarebbe la politica da seguire anche dal punto di vista finanziario. Occorre ragionare in termini di costo annuo. La somma tra ammortamento e ingaggio per intenderci. Ma nellanalisi andrebbe inserito anche il valore di cessione. Lesempio di Muntari, da questo punto di vista, deve far scuola. Un giocatore giovane, un ingaggio limitato e la possibilità di reimmetterlo nel mercato garantendo come minimo la somma sborsata.
La situazione delle 4 big inglesi.
Complice lexploit delle inglesi nelle ultime Champions è iniziato il dibattito sullindebitamento della Premier, considerato in qualche modo “senza fair play”, in quanto teso “drogare il mercato” con la composizione di rose molto competitive a discapito di chi non fuò far ricorso alle fonti di indebitamento. Occorre fare chiarezza, perché non cè niente di peggio che gridare allo scandalo invece di imitare i migliori.
Manchester United. La fonte più consistente del debito del MU è quella contratta del proprietario Glazer per acquistare la società: 836 milioni di €. In gergo è unoperazione di leveraged buy-out. A ripargarlo, però, ci pensa la società con i propri flussi di cassa. In parole poverissime, il proprietario riuncia a parte dei flussi di cassa futuri per ripagare il debito (capitale più interessi). Queste operazioni sono possibili solo se le banche coinvolte giudicano la società in grado di far fronte alle scadenza debitorie attraverso la generazione di flussi di cassa positivi derivanti dal business in cui operano. Ogni anno sono i 38 i milioni di € in interessi sul debito. Interessi che vengono puntualmente pagati.
Liverpool. La situazione debitoria della controllante del Liverpool (440 mln di €), la Kop Football è stata generata dai due proprietari americani  Hicks e Gillett, i quali hanno contratto un prestito di 350 mln (poi rifinanziato) per acquisire il pacchetto di maggioranza del club. Il Liverpool ha un fatturato di 227 milioni di € ed ha chiuso lultimo esercizio in utile di 10,2 mln di sterline. La Kop ha chiuso con una perdita di 46,2 mln di sterline, ma ha in scadenza delle linee di credito (per 350 mln) entro il 24 luglio 2009. Si prospetta perciò un nuovo rifinanziamento del debito, oppure, nella peggiore delle ipotesi, la cessione dei suoi pezzi pregiati. I dati testimoniano come il Liverpool sia una società che produca utili, i problemi finanziari non sono legati alla “gestione sportiva”, ma a mere logiche di acquisizione del club.
Chelsea. I debiti del Chelsea (720 mln di € secondo alcune fonti, 935 mln secondo altre) sono per la stragrande maggioranza crediti di Abramovich. Il magnate russo ha utilizzato lo stumento del debito e non quello dellaumento di capitale per finanziare i Blues. Per chiarire meglio, Romano ha già investito risorse personali. Ha già “cacciato la grana“, in gergo assolutamente non tecnico. Il Chelsea in futuro dovrà restiturla se e quando il patron lo vorrà. In pratica con una semplice operazione di conversione del debito a capitale sociale con emissione di azioni al posto di obbligazioni (annullate di conseguenza) il Chelsea potrebbe cancellare il debito monstre. Discorso diverso potrebbe essere lanalisi della provenienza delle fortune di Abramovic, ma non essendo onniscienti, ci limitiamo a porre attenzione alla gestione finanziaria del club.
>A
rsenal.
I Gunners hanno un debito di 380 milioni contratto quasi totalmente per la costruzione dellEmirates Stadium, costato quasi 400 milioni di sterline. La differenza è stata messa dagli sponsor. Mancano ancora 23 rate annuali da 20 mln di € per rimborsare capitale ed interessi. Stiamo perciò parlando di un investimento, uno degli stadi più moderni al mondo, fonte di ricavi non indifferente per le casse londinesi. La politica societaria ha avuto una ripercussione inevitabile su quella sportiva. Giocatori giovani, pagati poco, eventualmente rivendibili con plusvalenze rilevanti e dallo stipendio non eccessivo. Wenger non ha la pressione della vittoria, ma continua a fare egregiamente il suo lavoro.
A livello complessivo, perciò, stiamo parlando di un sistema che genera utili. I ricavi derivano in gran parte dalla contrattazione collettiva dei diritti tv: 2.4mld di €. La Premier è il prodotto di maggior successo in Asia, mercato che ha intenzione di colonizzare Perez con la sua nuova squadra di galacticos. Le altre fonti sono il merchandising e i proventi derivanti dallo stadio, biglietti, negozi e strutture. Stadi, ça va sans dire, di proprietà. Senza contare che si tratta spesso di club quotati in borsa, con controlli meno blandi della nostra Consob. Per una lettura interessante in materia, “Il business del calcio. Successi sportivi e rovesci finanziari”, Egea, 2004.

La Liga di Florentino.
Laltro campionato concorrente della nostra A è la Liga. Florentino Perez, come hanno fatto in passato gli stessi Berlusconi e Moratti può spendere tutti i soldi che vuole. Evidentemente ha lappoggio delle banche, che hanno fatto le loro valutazioni, a fine esercizio ci sarà il giudizio di una società di revisione che tutelerà i soci madridisti sul bilancio presentato dal presidente. Con gli ingaggi di Kakà e C.Ronaldo, può anche non vincere nulla per i prossimi anni (dubitiamo), ma si siederà con un potere contrattuale sterminato al tavolo delle trattative con tv e sponsor. E indubbio che la tassazione ridotta al 25% degli stipendi per i primi 5 anni per gli stranieri sia un vantaggio competitvo, ma gli ultimi a  farlo notare dovrebbero essere i club italiani (e non solo per il nero).
Viva lIta(g)lia.
Il nostro provvedimento normativo lesivo della concorrenza è il decreto-legge n. 282 del 24 dicembre 2002, convertito, con modificazioni, nella legge n. 27 del 21 febbraio 2003, meglio conosciuto col nome improprio di decreto spalmadebiti (meglio spalmaperdite). I club infatti hanno potuto spalmare le svalutazioni dei calciatori in seguito alle allegre gestioni degli anni passati in 10 anni. LUe è intervenuta ritenendo il decreto lesivo delle norme sulla concorrenza e lItalia ha ridotto a 5 gli anni di utilizzo della facoltà normativa. Le fonti di ricavo sono inferiori a quelle dei competitor(s): botteghino e merchandising nei confronti di entrambi, diritti tv inferiori di 1 mld di € a quelli della Premier. Mentre i costi, soprattutto in termini di monte ingaggi, sono troppo elevati. Si tratta di un sistema che genera perdite, tranne rarissime eccezioni.
Questo è giustificabile sia in termini di deficienza manageriale della Lega (Beretta sarà il salvatore della patria?) che ha avuto ripercussioni sulla contrattazione allestero, ma anche allannoso conflitto di interessi esistente tra chi doveva  acquistare i diritti tv (Berlusconi) e chi rappresentava gli interessi delle società (Galliani). Senza contare il problema delle plusvalenze fittizie, delle false fidejussioni, della quotazione ridicola permessa alla Lazio per ripagare il debito della Cirio nei confronti di Capitalia e di Roma e Juventus che dal giorno del debutto a Piazza Affari hanno visto diminuire considerevolmente il valore azionario, a cui si aggiungono gli occhi semichiusi della Consob sullaggiotaggio che va in onda nelletere romano da 20 mesi a questa parte.
Per giungere a Calciopoli, il più grande scandalo della storia dello sport italico.
Se foste uno sceicco pieno di soldi, investireste in un campionato che per anni ha avuto un duopolio di finti successi, che continua ad avere nel conflitto di interessi uno dei problemi irrisolti del nostro mondo pallonaro (e non solo), che ha un sistema di controlli fiscali e finanziari lacunosi e differenti da regione a regione (vedi  la Lazio di Lotito e la Reggina di Foti alle prese con i debiti fiscali rateizzati, cosa negata al Torino di Cimminelli) e che ha prodotto scudetti fasulli per via di arbitri compiacenti, sim slovene, svizzere o lussemburghesi e guardalinee dalla bandierina telecomandata?
La strada sembra segnata. Senza inversioni di tendenza saremo destinati a rimanere la Serie B dEuropa.
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