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Inizia la vera stagione

Josè ci riprova, ma prima c'è il Parma
Josè ci riprova, ma prima c'è il Parma
Con la partita interna contro il Parma domani inizia la vera stagione 2009-2010, quella fatta di “una partita ogni tre giorni”. Negli anni scorsi l’Inter ha spesso utilizzato la sosta delle Nazionali per mettere benzina nelle gambe e provare ad accelerare, anche se le prime 4-5 partite sono state sempre un’incognita a causa della deficitaria condizione fisica. Ricordiamo per esempio che l’Inter dei record del 2006-07 dopo una più che discreta partenza, rallentò un po’ all’inizio di Ottobre, prima di esplodere nella serie da 17 vittorie consecutive (record europeo nell’ambito del Big 5). L’anno successivo l’inizio fu ancora più stentato: dopo il pareggio interno la squadra faticò ad avere ragione di avversari modesti, anche se non mancarono mai le vittorie. La vera brillantezza la si ritrovò contro la Sampdoria e improvvisamente all’Olimpico, con l’abituale vittoria a domicilio contro la squadra dell’economista Francesco Totti. Lo scorso anno, infine, ancora qualche ritardo, soprattutto dovuto al tentativo di provare schemi di gioco convincenti, con la sonante vittoria a casa Roma che fa da fermalibro, in un campionato viziato dai troppi pareggi interni, che altrimenti sarebbe finito ad aprile come quello del 2007.
C’è da dire che ci sono delle differenze e delle analogie tra gli anni di Mancini e quelli di Mourinho. Differenza principale: con la preparazione dello staff di Mourinho la squadra ha avuto meno picchi di forma e un rendimento molto più regolare per tutta la stagione. Inoltre in Champions ha pagato, nel girone, una voglia esagerata di sperimentare e nel complesso c’è stato poco turnover anche se siamo arrivati a giocarcela a Manchester con una squadra che stava in piedi e correva e che è uscita per ingenuità difensive e gli errori di mira del nostro santone svedese. L’Inter del Mancio ha avuto il momento migliore tra autunno e inverno, è andata meglio nei gironi, ma si è come afflosciata a Primavera. Nel 2007 la bella stagione arrivò che il campionato era bello che vinto e il distacco aumentò a dismisura perchè la Roma, di fatto, mollò mentalmente con avversari come Cagliari e Torino. L’analogia principale sta nel fatto che i risultati sono stati più o meno simili e che la squadra ci ha sempre messo un po’ a carburare.
Oggi però la morfologia della rosa mi pare modificata. Non ci sono più i corazzieri di una volta (è per questo che Cobolli parla di corazzata Inter, perché pensa che sulle corazzate si imbarchino i corazzieri… ovviamente non sa che non si producono più quel tipo di navi)! La squadra è nettamente più agile, ha mostrato di poter essere in forma già da subito, anche se la stanchezza si fa sentire dopo qualche sgroppata e rimane immutato il peso di giocatori come Motta (comunque magro), Vieira (mai così vivace da due anni a questa parte), Lucio (dà l’idea di allenarsi il doppio dei compagni), Maicon (a lui serve giocare per smaltire gli etti di troppo), però c’è meno fisicità nel complesso e più velocità. Soprattutto dalla trequarti in sù.
Questo fatto, si dice, dovrebbe fare la differenza in Champions. Non lo so. Io dico solo che con l’inizio della Champions ciò che fa veramente la differenza è la profondità della rosa. La capacità di mantenersi a grandi livelli di impegno e concentrazione per 2 impegni alla settimana, di alto profilo. Il rischio maggiore della partita di oggi non è la notoria sagacia tattica autunnale di Guidolin (che è solito smarrirsi a Gennaio-Febbraio), quanto la distrazione indotta dall’imminente sfida con i campioni d’Europa. In questo astuto giochetto ci si sono messi anche i media, come se la partita con il Parma non esistesse (la voglia irrefrenabile di Juve conduce a salti temporali), ma la garanzia per questo frangente è rappresentata da Mourinho, che da anni gestisce situazioni del genere. L’allenatore della Juventus, Marcello Ferrara, al contrario è a digiuno e potrebbe patire i cattivi umori degli spogliatoi. Speranze? Previsioni? Nulla di che. Intanto vediamo se contro una squadra chiusa riusciamo a fare gioco come è nelle nostre intenzioni. Le pause nazionali mettono benzina, ma tolgono allenamenti.

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