Bauscia Cafè

Il vigile Ventotaglia

Giustizia è fatta
Giustizia è fatta
Il vigile urbano Ventotaglia camminava con passo svelto nelle strade del quartiere di sua competenza, blocchetto in mano e fischietto in bocca. Aveva uno strano modo di lavorare: egli, infatti, era inflessibile nei confronti dei guidatori di vetture scure, e comprensivo ed indulgente verso i guidatori di vetture chiare.
Giunto ad un incrocio, ebbe subito modo di sfoggiare la sua disparità di trattamenti. Esaminando attentamente il traffico, notò che la pressione di una delle gomme di un’auto blu notte era al di sotto dei livelli consigliati: senza indugio, il Ventotaglia tirò un soffocone nel fischietto e fermò l’incauto automobilista, al quale si accinse a comminare una pesante sanzione da 381,44 euro pagabili in comode rate. Mentre stava sputando sulla multa, per farla aderire meglio alla fronte del gaglioffo, accanto al vigile passò una candida Vespa cilindrata 3000 con dodici ragazzini a bordo, dei quali uno, munito di fionda, tirava castagne in testa alle vecchie, e un altro si disfaceva dei caschi usandoli come palle da bowling per colpire i passanti. Ventotaglia guardò amorevolmente la comitiva sul motorino e sorrise, dicendo, tra sé e sé, “Son ragazzi”. Poi, volse gli occhi al malvivente che aveva appena acciuffato, e il suo sguardo, da benevolo, divenne di nuovo di ghiaccio. Ligio al dovere, non si allontanò finché la multa pregna di saliva non fu perfettamente assicurata alla fronte del briccone.
Sereno, Ventotaglia proseguì il suo giro di ronda, deciso a far rispettare la sua legge. Nei pressi di un semaforo, assisté ad una brutta scena. Scattato il verde, il signor Ivano, alla guida della sua tinozza grigio topo, inserì la prima e partì placidamente. Mentre stava occupando l’incrocio, però, una temibile McLambochevrolatti color diarrea tenue, passata col rosso al semaforo attiguo, gli tagliò la strada, sfiorandolo di un millimetro. Il signor Ivano, visibilmente irritato, si tolse la cintura per sporgersi dal finestrino ed inveire contro il pirata della strada; successivamente, colmo di rabbia, gli rivolse un lungo applauso ironico, a cui il pirata, che guidava nudo e con gli sportelli aperti, rispose con un imponente dito medio. Ventotaglia, alla vista del sarcastico battito di mani, partì a tutta velocità verso il signor Ivano, lo fece uscire dalla macchina, gli spezzò una costola e gli sequestrò tinozza, cellulare, pantaloni, chiavi di casa e portone di casa. Al pirata, che teneva ancora il medio ben eretto, rivolse uno splendido sorriso berlusconiano, facendogli più volte cenno di andare tranquillo per la sua strada.
Col tempo, il modo di operare di Ventotaglia divenne di dominio pubblico, e i possessori di auto scure cominciarono a minacciare rappresaglie. La voglia di far la festa all’iniquo vigile era tanta, e il suo passaggio era spesso salutato con un insistito sventolare di fazzoletti bianchi, quasi ad irridere i suoi criteri di favoritismo. Dopo svariati attentati, tra i quali un fischietto-bomba, una trappola sotterranea e una fucilata nelle palle, nei piani alti capirono che la situazione si stava facendo pesante. I Grandi Detentori Delle Verità, allora, si mobilitarono per difendere l’operato del vigile, sostenendo che egli applicava il codice della strada alla lettera e che non aveva alcun tipo di condizionamenti, ma solo un problema alla vista che gli impediva di metter bene a fuoco gli oggetti chiari.
Gli automobilisti-scuri, udendo queste parole, si sentirono alquanto presi per il culo, e presero a lamentarsi come e più di prima. Per i Grandi Detentori Delle Verità, questa non era che l’ennesima dimostrazione di come gli Scuri soffrissero di manie di accerchiamento e fossero in realtà dei poveri pazzi paranoici, capaci di criticare qualsiasi cosa, anche le decisioni legittime a norma di regolamento. La Gente, ovviamente, sposò con gioia questa linea ed acclamò Ventotaglia come eroe e coraggioso maestro di vita, pregandolo di continuare sulla sua strada. Di lì a poco si diffuse un generale sentimento di repulsione generale nei confronti degli Scuri, che si vedevano così costretti a sopportare la non piacevole condizione di cornuti e mazziati.
Anche se…c’è da dire che le macchine scure arrivavano a destinazione, mentre, per dire, la Vespa coi dodici scugnizzi si schiantò contro un’autocisterna pochi chilometri dopo la mancata multa, e la Mclambochevrolatti esplose all’improvviso nel mezzo di una gita a Montecarlo. Le auto bianche, anche se favorite da Ventotaglia prima, e da tutti i vigili poi, fornivano assai poche garanzie di affidabilità: la loro qualità era scarsa, nemmeno paragonabile a quella delle auto “rivali”.
Per questo, nessuno degli Scuri cambiò macchina: sì, erano cornuti, erano mazziati, ma arrivavano sempre dove volevano.
Gli altri, no.

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