Bauscia Cafè

Celi neri

Già, i soliti giochi di parole (si ringraziano quest’oggi i Bluvertigo per la citazione del titolo): d’altronde che fare se non provare a sorridere, tenendo conto che mancano ancora sei partite di campionato alla fine di questa tortura sportiva ?
Certo, pensare di affrontare la partita dalla quale dipenderà (teoricamente, in realtà Moratti è imprevedibile e lo sarà ancora di più da qui a fine estate) il futuro di Stramaccioni sulla nostra panchina, con altri due giocatori consegnati all’infermeria per lungo tempo, senza attacco e moralmente annientati non è esattamente il massimo per provare a scherzarci su, ma in qualità di BloggerOttimista® ho il dovere morale di scrivere delle restanti partite dell’Inter convinto che tutto questo a breve finirà. Cosa ci riserveranno le prossime pagine di Storia della Beneamata non mi è dato saperlo, posso però azzardare un classico “peggio di così è quasi impossibile”.
A Cagliari, no perdonatemi, a Trieste è andata in scena una sorta di Inter-Atalanta 2.0: i nostri ad interpretare dignitosamente il match, sfiorando il gol in almeno 4 occasioni mentre Handanovic restava inoperoso, il Cagliari a trastullarsi in cerca di un segnale dal cielo. O dal Celi.
E proprio l’omonimo del ben più celebre, gagliardo e compianto Adolfo ha pensato bene, dopo aver snobbato un fallo+rosso ai danni di Rocchi ed un rigore su Ibarbo (a mio avviso non così netto come i soloni della carta stampata male voglion farci credere), di abboccare alla plateale simulazione di Pinilla per sbloccare un noioso pomeriggio soleggiato ed affondare definitivamente ogni velleità nerazzurra.
Tutto il resto è noia: l’Inter perde definitivamente Gargano e Nagatomo e non ha né forza, né mezzi né nerbo per reagire. Il 2-0 è più telefonato dell’happy ending di una puntata qualsiasi di Walker Texas Ranger. Walter Samuel schierato in attacco la dice lunghissima sulle difficoltà di Stramaccioni, costretto ad inventarsi ruoli dal nulla, alla stregua di quelli che a Football Manager si ritrovano la squadra decimata da infortuni, mancati acquisti e prestiti frettolosi e son costretti ad improbabili travestimenti da centravanti del terzino di turno (perdonatemi la divagazione videoludica).
E riparte puntualissimo il tourbillion di titolacci assortiti che mettono in dubbio la qualità della rosa e se la prendono con l’allenatore, la preparazione, i giocatori, i senatori, i medici, Paolo Fox,  Magalli, il Dow Jones, il mancato intervento di Bonolis e il nuovo film di Enrico Brignano.

Bizzotto sarebbe fiero di lui.
Bizzotto sarebbe fiero di lui.
Inutile ripetere discorsi triti e ritriti, puntare il ditino verso questo o quell’altro, implorare la sfiga di avere un minimo di pietà per le settimane che ci separano dalla fine di una stagione che più nefasta non si può.
In questo momento siamo una sorta di accumulatore di negatività, tra infortuni pazzeschi, sconfitte a non finire, giocatori da recuperare e altri che sembrano dare il meglio proprio adesso che il meglio non serve più. A tal proposito, ribadisco che i vari Alvarez, Pereira e ci metto pure un etto e mezzo di Silvestre che faccio signò lascio? meriterebbero, forse, di essere valutati in una rosa completa e in una stagione quantomeno normale, senza emergenze, senza ossessioni e con un progetto di gioco preciso da portare avanti con tutte le pedine al proprio posto.
Nessuno di loro vale una maglia da titolare, tutti però possono avere una certa utilità nell’arco di una stagione e garantire una discreta affidabilità: ma è solo l’opinione di chi, prima di cestinare tutto, cerca di capire se non sia opportuno fare una valutazione più serena.
E quindi? Se lo chiedeva anche Nk qualche giorno fa, stiamo ancora attendendo una risposta. Mourinho ha da poco certificato, come se ce ne fosse stato bisogno, la solitudine politica dell’Inter nella serie A italiana, tagliata fuori da tutto e da tutti, mai agevolata sul mercato (se non da quei 2/3 soliti club coi quali però non si è ancora instaurata una partnership che vada al di là del semplice calciomercato), impegnata in una lotta impossibile che finora, probabilmente, non si è voluto combattere fino in fondo.
Credo che l’Inter, alla luce di una stagione così deludente e del rammarico nel sapersi fuori da tutto quando seconda e terza della classe danno vita ad uno spettacolo agghiacciante come quello di Milan-Napoli, abbia una grossa occasione da cogliere, quasi come quella che ha l’Italia a livello politico: assumere una posizione precisa (che non sia più quella a 90 gradi, grazie), lottare senza mai voltarsi indietro e tornare a fare la voce grossa a costo di scoprire un altro vaso di Pandora. Oppure tessere un intreccio di alleanze che ci liberi definitivamente dal duopolio biancorossonero: un all-in senza dietrofront, una scelta netta che forse sarebbe opportuno prendere da subito.
La solitudine non giova a nessuno, anzi rischia di ampliare lo scollamento dal Palazzo, con tutte le conseguenze (anche sportive) del caso. E la connivenza silenziosa è persino peggiore. Così come insensato è denunciare malafede per poi assistere passivi ai bagordi altrui.
Lasciamo che i vari Mauro, Sconcerti e compagnia blaterante possano utilizzare i loro preziosi consigli a mo’ di supposta, facciamo tesoro delle tante, troppe cose brutte accadute negli ultimi due anni, un sano mea culpa che tenga però conto di come il sistema stia cercando di annientarci approfittando di una congiuntura economico/sportiva già di per sè estremamente dura da affrontare salvaguardando i risultati.
Perché che l’Inter non goda del rispetto delle istituzioni sportive italiane e dei soliti noti è sotto gli occhi di tutti, ma prima di gridare al complotto sarebbe opportuno preparare al meglio la controffensiva. Sia dal punto di vista politico che da quello squisitamente tecnico.
Anche solo per provare a tornare ad essere più forti di eventuali (quanto sicure) ingiustizie future e cercare ancora di essere artefici del nostro destino sportivo. Nei limiti del possibile.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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