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"Anti-Inter", la finale. Ed altro

il ritratto di Adrian Gray
il ritratto di Adrian Gray
Dopo mesi di sfide, ballottaggi ed avvicendamenti che hanno mietuto vittime eccellenti,  va finalmente in scena la finale di “Anti-Inter”, il talent-show che da tenuto col fiato sospeso l’Italia intera. Milioni di telespettatori in estasi davanti alla tv, le premesse per uno spettacolo senza precendenti: lo share decolla quando loro, Roma e Milan, scendono in campo a contendersi lo scettro di antagonista unica ed indiscussa dei nerazzurri. In questi lunghi mesi, hanno superato la concorrenza di corazzate come la Juventus di Felipe&Melo, la Sampdoria di Pozzi e Pazzini e il magico Napoli di Mazzarri, l’uomo che in proporzione alla sua dotazione ne ha stese più di John Holmes. Qualità al top anche per quanto riguarda il direttore di gara: tocca a Tagliavento, che si è assicurato sul filo di lana il contest per i fischietti deliziando il paese con le sue ormai celeberrime “intepretazioni alla lettera”. In lacrime, in un angolino buio e puzzolente, il secondo classificato Rocchi, che dopo la sontuosa prestazione nel derby si sentiva già in tasca la designazione.

La gara è una parata di stelle. In campo, va in scena l’orgia degli esteti, l’orgasmo dei sensi, un trionfo di beatitudine le cui sintesi spodesteranno presto tutti i threesome su Youporn. Le telecamere, per concedere qualche attimo di tregua ai goderecci spettatori, indugiano sulla tribuna, dove un Ferguson terrorizzato ma allo stesso tempo visibilmente eccitato segue con ansia gli sviluppi di questa appassionante finale.

Alla fine di un primo tempo elegantemente concluso senza reti, va in scena la testimonianza di Jankulovski, scampato per pochissimo alla deportazione ad Appiano Gentile. La ripresa conferma quanto detto durante la settimana: è in scena il top del calcio italiano. Un sabato per ghiottoni, quello della ventisettesima giornata: oltre alla supersfida dell’Olimpico, grande spettacolo anche a Firenze, dove torna in auge lo Zico del terzo millennio, l’uomo che aveva infiammato le prime puntate di “Anti-Inter” a suon di piroette e giravolte. D’obbligo, per i sostenitori viola, porsi alcune domande: contro la loro squadra, Quaresma si è esibito in giocate da campione e Diego e Grosso (ed Amauri all’andata!)sono riusciti a segnare nella stessa partita. Che ci sia, forse, qualcosa che non va?

A Roma, comunque sia, si va sul velluto fino al novantesimo. Gli spettatori di sesso maschile sono costretti a mascherare con imbarazzo evidenti gonfiori intimi, mentre le donne, incantate dalle invenzioni di Dinho e dalle cannonate di Borriello, si producono in ammiccamenti e sfregamenti più o meno voluti. L’atmosfera è così calda che deve intervenire Galliani in sandali, calzini bianchi e canotta sporca di ragù per placare l’incendio di passione.

La grandezza delle due contendenti non permette che il risultato si sblocchi: finisce pari, con uno 0-0 molto chic e trendy che non placa affatto i bollori del pubblico, ma che anzi favorisce le congiunzioni tra tifosi di opposte fazioni. Beltà e raffinatezza anche nel dopo-partita, con Leonardo che piangiucchia per il non-rigore non concesso dopo un pur leggiadro decollo di Ambrosini e Ranieri che gongola per il punticino guadagnato.

A designare la vincitrice del talent show sarà dunque il televoto: vista l’altissima posta in palio, ci si aspettano telefoni bollenti per settimane. Oltre alla possibilità di contendere lo scudetto all’Inter, infatti, la squadra vincitrice si porterà a casa uno stock di pompose targhe celebrative, corredate da pratiche istruzioni per apporle facilmente sulle maglie da gioco. Tra i votanti, verranno estratti cinque fortunati che riceveranno un cd di grugniti, ululati e bestemmie, per esercitarsi a casa e non farsi trovare impreparati la prossima volta allo stadio.

Nella partita di domenica sera, Inter e Genoa si ritrovano addosso l’enorme pressione di dover mettere in campo uno spettacolo tale da non far rimpiangere le leccornie della serata precedente. Prodigandosi in un grande sforzo, però, le due compagini riescono nell’intento: dopo novanta minuti di ciabattate, scazzi ed imprechi, il risultato è un altro godibile zero a zero, assolutamente all’altezza di quello dell’Olimpico. Migliore in campo Quaresma, che ha infiammato il pubblico con qualche tocco dei suoi e che ha svegliato la squadra dal misterioso torpore nel quale era rimasta intrappolata fino al suo ingresso in campo: che anche alla luce di questo fatto ci sia da porsi qualche domanda?

L’impressione, e qui divento serio per un attimo, è che la sfida di Champions stia catalizzando su di sé molte energie, soprattutto mentali: non è un caso, secondo me, che da un mese a questa parte gli approcci alla partita non siano più gli stessi. Anche un po’ di stanchezza, certo, e magari anche un comprensibile e fisiologico calo di prestazioni dopo 5 mesi da schiacciasassi: l’avvicinarsi del ritorno col Chelsea, però, è sicuramente un elemento di cui tenere conto, sebbene la tesi del “eh ma la mente è al [temibile avversario di turno]” mi sia sempre sembrata niente di più che una pessima giustificazione per dei brutti risultati.

Un’altra impressione che ho è che questa squadra si esalti nelle difficoltà, come testimoniano il trionfo nel derby, gli splendidi sessanta minuti in nove contro la Samp, la reazione immediata al gol di Kalou e la bella vittoria della scorsa settimana con una formazione a dir poco rimaneggiata. Ieri sera era tutto “normale” o quasi, ed era una delle classiche partite che vengono affrontate senza troppo mordente e con la presunzione del “prima o poi tanto un gol lo troviamo”. Abbiamo iniziato a far benino soltanto quando la gara era agli sgoccioli ed avevamo in campo ottantatré punte, e anche questo per me non è un caso.

Che dire, venerdì prossimo a Catania le difficoltà saranno parecchie, in un ambiente caldo e con davanti una squadra tra le più in forma del campionato. Speriamo che la mia tesi si riveli fondata.

A Stamford, poi, ci saranno più difficoltà che in ogni altra occasione.

E qui ci aggiungo un bello “sgrat”, che non fa mai male.

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