Bauscia Cafè

Parma-Inter 1-0

Parma: 83 Mirante; 87 Rosi (29′ st Benalouane), 5 Zaccardo, 29 Paletta, 18 Gobbi; 32 Marchionni, 10 Valdes, 20 Acquah; 21 Sansone (33′ st Belfodil), 11 Amauri, 7 Biabiany
Inter: 1 Handanovic; 23 Ranocchia, 25 Samuel, 40 Juan Jesus (41′ st Duncan); 4 Zanetti, 14 Guarin, 19 Cambiasso (45′ st Livaja), 11 Alvarez (28′ st Coutinho), 55 Nagatomo; 8 Palacio, 22 Milito

Possiamo dirlo? Dobbiamo dirlo: l’Inter rapida, cinica, determinata e cattiva di inizio anno non si vede più da qualche partita a questa parte. Quell’Inter lì, per la precisione, sembra rimasta a Torino.
Se la sconfitta di Kazan con una formazione giovanissima era poco probante per trarre delle conclusioni oggi, anche lasciando fuori quella partita, possiamo dire che tre indizi fanno una prova: 1 punto in 3 partite tra Atalanta, Cagliari e Parma è qualcosa che va ben al di là di episodi, di arbitri, di situazioni generiche. L’Inter, pur ben messa in campo, è apparsa a tratti confusa, a tratti poco incisiva, sempre mancante in brillantezza e concretezza. Non bastano più i cambi di modulo o l’ingresso di questo o quel giocatore per cambiare il volto a una partita, non c’è più quella piacevole, bellissima sensazione della vittoria come finale quasi inevitabile. Per Stramaccioni è ancora presto per parlare di un calo fisico, ma se il calo non è fisico allora va ricercato in altre componenti: ha forse ragione chi dice che a Torino questa squadra ha perso l’umiltà, guardando troppo da vicino situazioni e prospettive che -ancora- non le appartengono? Probabilmente sì, anche se inconsciamente. Il mister sa che questa non è la “sua” Inter, non è più quella squadra umile e caricata a molla che deve conquistare ogni centimetro di campo con ordine e con sudore, e non grazie al peso della maglia. Eppure qualcuno che lo diceva anche dopo Torino c’era: questa squadra non può -non deve- lottare per lo Scudetto. E’ stata costruita per tornare in Champions e quello dev’essere l’obiettivo. Perchè a guardare troppo in alto, a volte, si perde di vista la realtà.
Il primo tempo, al Tardini, non è stato neanche giocato male. Due grandi interventi di Handanovic, certo, ma anche Mirante è stato chiamato agli straordinari su un colpo di testa di Cambiasso e, in generale, l’Inter sembrava poter tenere il pallino del gioco con un Alvarez in palla e un Milito che, con i suoi movimenti, riusciva a mettere molto in difficoltà la difesa del Parma. Il centrocampo tecnico proposto da Stramaccioni, Guarin-Cambiasso-Alvarez, sembrava reggere bene la scena e gli unici problemi, semmai, erano sugli esterni, dove da un lato Zanetti restava sempre decisamente troppo basso, mancando completamente in fase di spinta, e dall’altro il tandem Rosi-Biabiany faceva ammattire Nagatomo e uno Juan Jesus mai così in difficoltà. L’Inter sembrava meno confusionaria delle ultime uscite, ma peccava comunque in brillantezza.
Nel secondo tempo arrivano le occasioni che sono mancate nel primo (due volte Milito, Cambiasso, Guarin), ma vengono accentuati degli errori in fase di impostazione e precisione, soprattutto negli ultimi 20 metri. L’ingresso di Coutinho per Alvarez (forse un po’ tardivo, l’argentino non ne aveva più) sembra essere il preludio a un aumento della pericolosità della squadra, ma passano pochi secondi e succede l’incredibile: Sansone prende palla nella sua metà campo, fa 50 metri completamente indisturbato palla al piede e, dal limite, la piazza all’angolino dove neanche Handanovic può arrivare. Una dormita colossale di Cambiasso, Guarin, Samuel e Juan Jesus che lasciano un giocatore correre dritto per dritto per 50 metri, senza neanche abbozzare un intervento. La più classica delle dormite della difesa. Il disastro è fatto e quest’Inter non ha certo le energie per rimediare a un errore del genere in 15′: ci prova il solo Coutinho, pericolosissimo da fuori, ma non c’è la forza neanche per l’assalto finale.
Questa non è più l’Inter carica e determinata, non è più l’Inter umile e cosciente dei propri limiti che eravamo abituati a vedere: ma deve tornare a esserlo. Lavorare, lavorare, lavorare: serve un immediato bagno di umiltà e un aumento della concentrazione. Serve ricordarci chi siamo, da dove veniamo e quali sono i nostri veri obiettivi. Serve smetterla di guardare più in alto di noi e di farsi tirare in ballo in polemiche sterili quanto controproducenti: fissare l’asticella fra il secondo e il terzo posto e lavorare duro, durissimo, per raggiungere l’obiettivo.
Non potremo puntare allo scudetto, ma 4 punti in 4 partite (come la Juventus) sono troppo pochi anche per questa Inter.
#Svegliala

I SINGOLI
HANDANOVIC: il solito fenomeno, risolve 3-4 situazioni complicatissime. La sensazione è che senza di lui avremmo molti punti in meno.
RANOCCHIA:  un intervento bellissimo su un cross di Biabiany, poi tanta solidità. Fra i tre di dietro, il più sicuro.
SAMUEL: troppo spesso costretto a coprire Juan Jesus, si lascia incantare da Biabiany sull’azione del gol leggendo malissimo il gioco.
JUAN JESUS: troppa differenza di passo con Biabiany, soffre dall’inizio alla fine. Chiude male sul gol di Sansone, tatticamente c’è ancora tanto da fare.

ZANETTI: l’ennesima partita anonima. Troppo schiacciato in difesa (e non per richieste tattiche) fa mancare il supporto alla fase offensiva.
GUARIN:  a ondate. Pericoloso davanti, manca in impostazione e sembra poco determinato. Indecente su Sansone.
CAMBIASSO: lascia sfilare Sansone anche lui, ma sembra il più lucido della squadra. Ed è tutto dire.
ALVAREZ: parte bene, non perde mai palla, fa il compitino ma lo fa bene. Cala alla distanza. Indicarlo come colpevole di qualcosa, oggi, è ridicolo.
NAGATOMO: male male male Yuto. In grossa difficoltà su Rosi e Biabiany, raramente pericoloso davanti.
PALACIO: anonimo. Cerca di accendere la luce in attacco ogni tanto, ma oggi non gira.
MILITO: nel primo tempo mette in difficoltà tutta la difesa, nel secondo fa poco. Troppo poco.
COUTINHO: un altro buon impatto sul match, tanto movimento, una conclusione pericolosa, ma è solissimo. Farlo giocare di più?
DUNCAN: pochi minuti ma fatti bene nonostante un fallaccio su Belfodil. Ferma anche Biabiany lanciato a rete.
LIVAJA: solo recupero, non tocca palla

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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