Bauscia Cafè

Inter Caritas

L’Inter è una squadra generosa, questo lo sappiamo. Non si contano le iniziative benefiche portate avanti dal Società e giocatori negli ultimi anni.
A quanto pare ieri sera abbiamo deciso di ufficializzare una nuova iniziativa, che nel corso degli ultimi anni non abbiamo quasi mai mancato di organizzare in modo più o meno consapevole.
Si chiama Inter Caritas e va in scena una volta l’anno allo stadio Olimpico di Torino. Consiste nel permettere ai nemici di sempre, caduti in giusta disgrazia, di prendersi una piccola soddisfazione, l’unica alla quale possono aspirare durante l’anno solare e la stagione calcistica, e di andare a festeggiare sotto la curva dei loro tifosi come se avessero vinto (sul campo…) uno scudetto o una Champions League.
Lo scorso anno questa magra consolazione fu per i Gobbi l’inizio della fine. Tempo quattro giorni e si presentavano in Champions incassando quattro pere in casa dal Bayern Monaco. Nel nostro spirito magnanimo abbiamo poi pensato bene di vendicare l’onta subita sconfiggendo i crudeli Tedeschi in Finale di Coppa.
Voci non confermate, e comunque false e tendenziose, mi dicono che i Rubentini abbiano in realtà tifato per i suddetti tedeschi, ma si tratta ovviamente solo di illazioni messe in giro per gettare fango sulla Vecchia Baldracca.
Anche quest’anno Inter Caritas è andata in scena come da copione e tutti noi non possiamo far altro che augurarci che porti a tutti gli stessi benefici risultati dello scorso anno.
Tuttavia non è che si possa vivere di sole speranze e francamente io, quest’anno, avrei evitato il ripetersi dell’evento, ma in Società non hanno voluto sentire ragioni. Anche per motivi di ordine pubblico era importante che la tradizione venisse rispettata.
La verità è che nel primo tempo abbiamo letteralmente regalato il campo alla Giuve, giocando esattamente come loro volevano. Ci siamo sempre infilati nell’imbuto creato al centro dalla loro difesa e centrocampo, messi molto bene bisogna dire. Abbiamo permesso di colpire di rimessa la nostra difesa che, come abbiamo già visto nelle passate settimane, è parecchio traballante in molte occasioni. I rischi non sono mancati e per quello che si è visto nei primi 45 minuti non possiamo certo dire che i Gobbi abbiano demeritato.
Hanno giocato esattamente come dovevano: da provinciale di successo (cit.)
Nel secondo tempo, azzeccati i cambi, la musica è molto cambiata. Finalmente abbiamo iniziato ad allargare il gioco. Maicon ed Eto’o hanno iniziato a fare sfaceli dei loro scarsissimi terzini, peccato che gli abbiamo preso le misure troppo tardi. Possiamo anche recriminare contro la fortuna se vogliamo, ma nei fatti non basta una traversa negli ultimi cinque minuti per salvare il bilancio di una partita che di DOVEVA vincere.
Sono mancati gli uomini più attesi. Pazzini e Snejider non sono riusciti a dare l’impronta sulla partita. Il primo poco servito, ma anche troppo poco mobile sul fronte d’attacco, per riuscire ad allargare le maglie di una difesa a maglie schierata praticamente sulla linea di porta.
L’olandese sentiva l’impegno, ma ha provato a lasciare il segno nel modo sbagliato. Si è perso troppo tempo in improbabili dribbling contro due o tre giocatori avversari alti due spanne più di lui e con poche remore nell’usare i chili in più. Per tutto il primo tempo ha tentato giocate di fino in spazi strettissimi, sbagliando molto e concludendo poco. Meglio nel secondo tempo, quando ha avuto la possibilità di servire giocatori più larghi e mobili, ma non basta.
Nel complesso una brutta battuta d’arresto in ottica rimonta, nella giornata in cui quellilà calano sul tavolo un poker che lascia poco spazio alle discussioni.
I giochi sono ancora aperti, specialmente perché è una corsa a tre con un Napoli che, fino ad ora sta tenendo benissimo il passo, ma non dipende più solo da noi.
Otto punti di distacco significa che non basterà vincere a Firenze e vincere lo scontro diretto, dobbiamo contare sul fatto che lascino qualche altro punto sul terreno.
Il gioco si fa duro, ma in fondo è proprio quello il momento nel quale diamo il meglio di noi.

Fonz77

Milanese per nascita e per convinzione. Interista nel sangue da generazioni da parte di madre, mio padre ne sa talmente di calcio che crede che giochi ancora Mazzola... Sono il cümenda del blog, in carne e spocchia. Apostolo del culto José e sempiternamente vedovo dello Special One.

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