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Lautaro Martinez festeggia il gol dell'1-0 contro l'Atalanta

Al giro di boa.

LLa percezione del tempo che scorre è una sensazione soggettiva che ha affascinato da sempre filosofi e psicologi, che a turno hanno consumato litri di inchiostro per capirne i meccanismi. Empiricamente la facciamo dipendere da tanti fattori – il numero di cose che facciamo, il livello di attenzione, e quanto ci piacciono. Non è un caso, quindi, che si ipotizza che a livello del cervello questa percezione dipenda dalla quantità di una sostanza che è la stessa che produciamo quando proviamo una sensazione di piacere per qualcosa.

Ieri sera i tifosi dell’Inter hanno avuto la chiara sensazione che la loro percezione del tempo sia cambiata più volte nell’arco di un paio di ore. Un primo tempo, specialmente la prima parte, nel quale il tempo è volato e un secondo tempo nel quale Kronos arrancava mestamente e sembrava provasse quasi gusto nel farci passare i secondi quanto più lentamente possibile.

È successo questo perché la partita di ieri, quasi unica nella stagione della serie A per intensità, è stata fondamentalmente la sommatoria di due mini-gare, la prima, corrispondente ad almeno 35 minuti del primo tempo, nella quale ci siamo veramente divertiti ad ammirare due squadre che si affrontavano a viso aperto (con il piccolo vantaggio di avere la nostra avanti), e la seconda, nella quale abbiamo subito con sofferenza il predominio territoriale e di gioco dell’Atalanta.

Come premessa, un riconoscimento: l’Atalanta gioca e sta in campo veramente molto bene. È tra le poche squadre Italiane per cui si possa riconoscere un vero sistema di gioco che quest’anno appare espresso in tutte le sue potenzialità con alcuni calciatori, come Ilicic – tra i più sottovalutati del panorama Europeo – che paiono fatti dal sarto per questo sistema. Inoltre, cosa ancora più rara, questa squadra corre e gioca bene per novanta-minuti-novanta e così facendo ha le armi per mettere in grossa difficoltà qualunque avversario, almeno in gara singola.

Inter-Atalanta è stata due partite in una, la prima, nella quale ci siamo veramente divertiti e dove il tempo è come volato, la seconda nella quale ci siamo dovutiproteggere dall’energia dei Bergamaschi e dove il tempo sembrava non passare mai.

Antonio Conte aveva preparato la partita molto bene. Recuperato Sensi, ha potuto avere finalmente un calciatore di qualità al centro con cui poter dialogare con le punte. Non è stato un caso che – pronti via – dopo soli tre minuti proprio Sensi abbia iniziato l’azione conclusa a rete da Lautaro dopo il consueto dialogo di prima con l’altro tenore di attacco. E non è stato un caso che, soprattutto nel primo tempo, il numero dei cross sia diminuito sensibilmente rispetto alle scorse partite, segno che abbiamo preferito il gioco centrale (e di ripartenza). In difesa, Biraghi ha svolto un grande lavoro su Hateboer, aiutato da un Bastoni sempre più a suo agio e sempre più continuo nella sua prima stagione in una squadra di alto livello. Sono sicuro che Mancini abbia il suo nome ben in stampatello per le prossime convocazioni della Nazionale. La tattica di non sottostare ai ritmi che l’Atalanta avrebbe imposto alla partita e di affidarsi alle ripartenze funzionava alla grande, e avrebbe anche fruttato qualche cosa in più se avessimo avuto in campo qualcuno più votato alla corsa e alla velocità di pensiero di Gagliardini.

Il problema è che tutto questo è durato 35 minuti. Dopo quel momento le gambe hanno cominciato a cedere e quando non reggono le gambe, si indietreggia. Il centrocampo è retrocesso di dieci metri buoni, le punte si sono trovate improvvisamente più sole e si è spenta la luce. La difesa  – è vero – ha retto molto più di quanto i numeri della partita e il possesso palla degli Atalantini facciano pensare perché per fortuna abbiamo degli ottimi difensori di posizione, ma la verità è stata che dal 40’ della prima frazione, il tempo per noi ha cominciato a scorrere lento, lentissimo.

Era molto tempo che non si vedeva una partita di serie A giocata a viso aperto in questo modo dalle due squadre. Inter-Atalanta è stata un grande spettacolo di intensità ed agonismo. Ci servono queste partite perchè questa è… twittalo

Quando è così serve qualche cambio. Sensi era al rientro dopo diverse settimane e non aveva i 90 minuti, Biraghi ha cominciato a vedere la sagoma di Hateboer sempre più minacciosa (con Gasperini che poi gli ha pure messo Ilicic a corrergli dalla sua parte), Candreva non è più tornato indietro come aveva fatto nel primo tempo, e soprattutto entrambi gli attaccanti erano stanchi morti e non reggevano più uno solo dei rari palloni che arrivavano loro (peraltro quasi solo da lanci lunghi). A chi scrive a un certo punto è venuto il deja-vu della partita contro la Juventus. Allora era stato l’infortuno di Sensi che aveva provocato, come contraccolpo, l’arretramento in blocco del centrocampo e la cessione di 15-20 metri a quelli della Juve che nel secondo tempo comandò il gioco e andò a vincere. Forse il mio deja-vu è stato solo condizionato dal vedere il cambio Lautaro-Politano, almeno il goal avversario c’è stato questa volta prima che Politano entrasse.

I cambi, dicevamo. Per Sensi stanco, è entrato Borja Valero, non proprio l’Usain Bolt della Castiglia; per Lautaro Martinez cotto, è entrato Politano, che fa pensare che Sanchez sia davvero alla frutta; il terzo cambio… beh, il terzo cambio neanche c’è stato, il che fa capire che Conte non veda molte alternative in panchina al momento. Che, purtroppo, pare essere abbastanza vero. Se da una parte abbiamo concluso il miglior girone di andata dal 2006/07, dall’altra la sensazione è che per tenere il ritmo e non dare la sensazione di aver overperformato da Agosto ad oggi, è necessario più di un puntellamento della rosa. Fortunatamente il mese è quello giusto e per l’inizio di Febbraio la squadr aha bisogno e si merita una rosa con maggiore disponibilità di qualità in almeno 2-3 ruoli.

Finora abbiamo fatto non bene, benissimo. Dobbiamo dare continuità a tutto quanto e puntellare la rosa dove necessita di qualche riparazione. Non c’è bisogno di fare molto, ma vale la pena di migliorare dove si può.

Quello che stiamo facendo è finora bellissimo. L’Inter lotta di nuovo per il primo posto, ha un gioco, ha una forte personalità, è un gruppo affiatato con grandi persone. I tifosi sono molto vicini (stasera lo stadio si è sentito tantissimo per quasi tutta la partita). Ancora non si è fatto niente però, e abbiamo ancora una Coppa Italia che comincia fra due giorni e una Europa League da giocare al massimo delle nostre possibilità. C’è tanta curiosità di vedere come andremo da oggi fino a Giugno, con la sensazione che potremo lottare concretamente per toglierci delle grosse soddisfazioni. E sarebbe anche ora.

Tzara

Nella vita ha cambiato città, Nazione, lavoro e amori ma l'Inter è sempre rimasta. Non ha molti desideri, ma se riavesse un centrocampo con Veron, Cambiasso Stankovic e Figo non si dispiacerebbe.

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