Bauscia Cafè

AC Silvio 1986

Ora, uno non  vorrebbe star qui a parlare sempre irrimediabilmente delle stesse cose, davvero. Però se è vero che il calcio in Italia rappresenta soprattutto uno spaccato storico e culturale degli ultimi cento anni di vita della Nazione, chi come noi è appassionato di questo sport non può esimersi dal commentare lo scempio che nella Milano che retrocede stanno facendo di quella che era -per un verso o per l’altro- una delle più importanti squadre di calcio italiane.
La chiamavano AC Milan ed era, pensate, la prima squadra italiana a vincere la Coppa dei Campioni strappandola letteralmente dalle mani del grande Benfica di Eusebio. Era il 22 maggio del 1963 e si giocava al Wembley Stadium, a Londra. Giorgio Ghezzi, Mario David, Mario Trebbi, Victor Benitez, Cesare Maldini, Giovanni Trapattoni, Gino Pivatelli, Dino Sani, Josè Altafini, Gianni Rivera, Bruno Mora, allenati da Nereo Rocco: nomi che resteranno impressi per sempre nella storia del calcio italiano. Una società gloriosa che, fra alti e bassi, riuscì a vincere fino al 1986 un’altra Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, due Coppe delle Coppe e la bellezza di dieci Scudetti: un palmares di tutto rispetto, che faceva dell’AC Milan una delle più importanti realtà italiane.
Qualsiasi squadra in Italia, in Europa e nel Mondo andrebbe fiera di un passato del genere. Pensiamo alla nostra Inter: qualsiasi tifoso che si rispetti conosce a menadito gli eventi principali dell’ultracentenaria storia nerazzurra, i nomi dei campioni che hanno reso grande questa maglia, gli innumerevoli successi ottenuti sui campi di tutto il mondo. 9 marzo 1908: “Nascerà qui, al ristorante L’Orologio in Milano, ritrovo di artisti e sarà per sempre una squadra di grande talento. Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo“. Su: quale tifoso non si metterebbe a commentare parola per parola questa citazione, argomentandola e spiegandola come uno scolaro davanti a un passo della Divina Commedia? E chi non ricorda con gioia e orgoglio i nomi dei giocatori che hanno fatto grande questa squadra? Virgilio Fossati e Cevenini III, Giuseppe Meazza e Antonio Valentin Angelillo, “Stefano” Nyers e “Nacka” Skoglund, tutta la Grande Inter la cui formazione è conosciuta a memoria da qualsiasi appassionato di calcio che si rispetti, e poi Boninsegna, Beccalossi, Bini, Oriali, Zenga, Matteoli, Matthaus, e chissà quanti altri…chi sarebbe disposto a rinnegare anche uno solo di questi nomi? Quale tifoso nerazzurro potrebbe anche solo lontanamente considerare l’ipotesi di dimenticarli?
E il discorso non vale solo per l’Inter ovviamente, ma per qualsiasi altra squadra. Andate da un tifoso della Roma, per esempio, e parlategli di Roberto Pruzzo e Bruno Conti, di Giuseppe Giannini e Giacomo Losi: parlategli delle squadre di Schaffer e di Eriksson, della Roma di Dino Viola e Nils Liedholm e vedrete quel giusto e inevitabile luccichio negli occhi di chi è orgoglioso della storia della sua squadra. Attraversando il Tevere basta fare i nomi di Pino Wilson e Chinaglia, di Giordano e Re Cecconi, di D’Amico e Maestrelli per ascoltare un qualsiasi tifoso laziale parlare per ore della sua squadra del cuore. Ma vale per tutti, indistintamente: Sallustro, Altafini e Careca (per non parlare di Maradona) a Napoli, Dall’Ara, Bulgarelli e Savoldi a Bologna. Per squadre come il Torino poi c’è l’imbarazzo della scelta, fra la leggenda del Grande Torino e i vari Pulici, Castellini, Claudio Sala…persino la Juventus, che pure avrebbe i suoi buoni motivi per sentirsi legata a doppio filo a un solo nome -Agnelli- che da 90 anni guida i destini del club, ha il suo sancta sanctorum di tutto rispetto dal quale estrarre dei nomi diventa impresa ardua (oltre che potenzialmente poco igienica). Inutile poi rivolgersi all’estero, al Real di Di Stefano, al River Plate della Máquina, all’Ajax di Crujff e via discorrendo tra le mille leggende che hanno scritto la storia del calcio mondiale.
Tutte le squadre del mondo nutrono rispetto e infinito orgoglio per il proprio passato.
Tutte tranne una.

Il dvd celebrativo per il 25 anni dell'AC Silvio
Ecco che cos’è diventato oggi il glorioso AC Milan di cui parlavamo all’inizio di questo post. Un’appendice del padrone, un utile giochetto, un gigantesco e costosissimo manifesto elettorale. Un grosso scatolone in cui arrivano fior di campioni quando la leadership del capo viene messa in discussione e che può essere invece abbandonato a sè stesso quando non ci sono elezioni all’orizzonte. E così ecco che il glorioso passato viene cancellato, ecco che i Kilpin e gli Anquilletti, gli Schnellinger e gli Schiaffino, Gren, Nordhal, Liedholm e Gianni Rivera non sono più nessuno. Provate a chiedere a un giovane milanista notizie di Dino Sani, chiedetegli chi erano Pierino Prati o Angelo Sormani. Niente. Spariti, dimenticati, cancellati da un Baresi degno rappresentate di ciò che è venuto dopo, sacrificati sull’altare della vanagloria di un uomo che vede i precedenti 90 anni come un intralcio, un inutile fardello che rischia di fare ombra al vero protagonista, all’unico beneficiario di questo vergognoso revisionismo: sè stesso. Lui, che se avesse potuto in quel pomeriggio di febbraio del 1986 avrebbe anche cambiato il nome a quel devastante strumento politico e di immagine che stava acquistando: AC Milan poteva essere frainteso, poteva generare confusione…siamo sicuri che per un attimo ci ha pensato e che nella sua testa è balenato quel pensiero stupendo, quel nome perfetto, quell’AC Silvio 1986 che avrebbe accelerato il suo percorso liberandolo allo stesso tempo del peso del passato. Ma no, sarebbe stato troppo palese. Eppure il risultato è stato lo stesso. Oggi il glorioso AC Milan è diventato  lo squallido e penoso AC Silvio, a tutti gli effetti emanazione del capo.
Lo abbiamo scritto poco tempo fa, ma è un pensiero che ci martella la testa da anni: che nostalgia del Milan di una volta.
Se ripenso a quando questo signore cercò di comprare l’Inter mi vengono i brividi.
Non accetterei questa baracconata neanche in cambio di tutte le Champions League del mondo.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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