Bauscia Cafè

Peccato

Manchester-Milan inizia con una bella inquadratura di Ronaldinho che si slinguazza da solo e ridacchia, gesti con i quali tocca i vertici di intensità della serata.
Gara difficile per il Milan, al quale mancano Pato, Antonini, Nesta, Gattuso, Rosetti, Dida, Kakà, Berlusconi, lo stadio di proprietà, le famiglie allo stadio, Rocchi, la mentalità europea, quattro rigori, l’abbassamento dei toni, i giovani di una volta, una musichetta suonata decentemente, le mezze stagioni, il punto di vista estetico, Tagliavento, il risultato normale, il regime fiscale spagnolo, la par condicio, “noi il Manchester l’avremmo battuto” ed altri campioni, con i quali il risultato sarebbe stato ben diverso. Certo che no, non si può disputare una partita in queste condizioni: avrebbero dovuto rinviarla, mandare qualcuno a prendere a martellate gli alluci di Rooney e Ferdinand, far valere la metà, per decreto, i gol segnati in trasferta a San Siro, ma si sa che questi europei sono dei bacchettoni, loro e questa assurda storia delle regole e della correttezza, e hanno voluto giocare lo stesso, bravi, clap clap.
Quando inizia la partita, i due strascicanti telecronisti ci trasportano nel loro mondo fatato. Nei primi sette minuti, il Milan non esce dalla metà campo, Rooney tira tre volte in porta e si vede pure il primo sinistro della carriera di Gary Neville, ma “è un buon Milan, che ha iniziato col piglio giusto”. Poi, una pallonata colpisce Dinho che si era mezzo appisolato ed esce di poco, e “ora il Manchester ha paura”. Arriva il gol del Manchester, ma “il Milan è ancora vivo”. Ci si aspetta da un momento all’altro un “i rossoneri hanno già la testa alla partita col Chievo”.
Milan Rooney Tunes
La gara prosegue, ma è chiaro come i ragazzi di Leonardo stiano snobbando l’impegno. Galliani, a fine primo tempo, dichiara “Il campionato è la nostra competizione, quella che storicamente più ci si addice, non scambierei uno scudetto con tre Champions”, poi smette la canotta e i sandali, stavolta non servono. Gli stimoli in Europa non sono quelli giusti, e si sa che il Milan è capace di tirar fuori la prestazione solo quando risuonano i gorgheggi di Lady Gaga e Belen comincia ad ondeggiare ed esibirsi in pose da pornodiva consumata: niente musichetta, niente ondeggiamenti, niente Milan. Onyewu, strappato ai Toronto Raptors nel draft di inizio stagione, viene risparmiato in attesa dei ben più sentiti impegni domenicali.
Il secondo tempo inizia con Cerqueti e Collovati che suonano la carica, dopo che Bartoletti ci aveva lasciati con un “perché non sognare?”. Poco dopo, infatti, si sogna: Thiago Silva mostra all’Europa cosa gli ha insegnato Kaladze in questo fruttuoso anno di allenamenti e viene arrotato da Nani, che scappa sulla fascia e strivella per Rooney, che quasi si rammarica di non poter segnare di testa. Il sogno prosegue, e per i due telecronisti “non cambia niente, il Milan deve comunque segnare tre gol”, anzi, quasi è un bene che il Manchester abbia segnato, fatene un altro e poi vedrete, saranno cazzi. Ferguson, impietosito, al sessantacinquesimo toglie tutti ed abbassa i ritmi, con la sua squadra che si limita a controllare l’immenso vantaggio acquisito. Nonostante il Manchester giochi quasi per inerzia arrivano altre due pere, ma quel che bisogna sottolineare è il momento-tenerezza: entra Beckham e lo stadio esplode in un grande applauso, che fa passare in secondo piano la risicata vittoria e sottolinea come l’amore abbia vinto ancora una volta.
Finisce 4-0, un risultato che lascia spiragli aperti per il ritorno, un decreto interpretativo e un ricorso al Tar. I giocatori e lo staff rossonero danno ancora una volta l’esempio della loro enorme cultura sportiva lasciando solo il povero Failla a bordo campo per poi presentarsi ai microfoni per la consueta, onesta ammissione di colpe. I giornalisti Rai incalzano, fioccano critiche aspre, domande scomode, silenzi imbarazzanti. Bartoletti attacca Leonardo con un “Non pensi che l’Inter adesso dovrebbe avere paura di questo Milan arrabbiato?”, Gentili lo mette in croce pronunciando parole di fuoco come “Non è andata come speravamo”, Zazzaroni si crede brillante ed ironizza sul vino offerto da Ferguson.
Insomma, è la peggior figura di merda europea dai tempi di Manchester-Roma, il fallimento del “progetto” rossonero, una barzelletta che ha fatto ridere l’Europa intera, ma va tutto bene, da domenica si torna alla crisi Inter, al Milan di grande intensità visto a Roma, a Thiago Silva splendido baluardo, Dinho dispensatore di assist e a Borriello implacabile bomber.
In attesa della partita di Londra, noiosa ed inutile continuazione di questa Champions, che dopo l’eliminazione di Milan e Real (che dà ulteriore lustro alla mitica vittoria al Bernabeu) appare più che mai povera di valori e priva di ogni interesse.

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