Bauscia Cafè

Uno di noi

Il Lippi Bis
Il Lippi Bis
Sei arrivato in un pomeriggio di primavera, come il naso chiuso e gli occhi gonfi. Eri l’uomo che il tuo mondo invocava da tempo, uno che dopo poche ore aveva già rivoluzionato le metodologie d’allenamento della squadra. Con te sì, che era un’altra musica. Il settantenne, dopo la partita col Siena, era già un ricordo.

D’altra parte, tu sei un’altra cosa. Sei venuto su con le indicazioni dello stratega che portò Domoraud a Milano, che sconvolse il Brasile con la coppia Pirlo-Montolivo. Con un autentico genio del pallone come lui alle spalle, non potevi che diventare il grande tecnico che sei.
E così ti sei seduto su quella panchina, e non te ne sei più andato. Due partite, due vittorie: e chi sarebbe stato così pazzo da toglierti dal tuo posto, dopo una tale dimostrazione di forza? Di certo, non una dirigenza illuminata come quella juventina. Hanno fiutato qualcosa di grosso, hanno capito che avevano fra le mani il nuovo Guardiola, no, di più, il nuovo Wenger, massì, il nuovo Michels, il nuovo Gregucci, esageriamo, chi se ne frega.
Ecco allora che arriva il momento del mercato, con te, lì, in prima linea, a scovare talenti. Arriva una chiamata, è Lui, ti dice “prendi Cannavaro”,  e via, arriva Cannavaro. Altra chiamata, ancora Lui, “prendi Grosso”, e arriva Grosso. Un’altra chiamata, “ma chi è a quest’ora” dice tua moglie che non dorme da una settimana per tutte queste chiamate, “lo sai, devo rispondere”, le dici, è ancora Lui, “prendi Macellari”, “no ma sei sicuro? Macellari no, dai” “PRENDILO!!!”, ma la dirigenza non riesce a convincerlo a sposare il progetto Juve e non se ne fa niente.
A quel punto sale in cattedra Secco, che a dispetto del nome è un fiume in piena, pregno di intuizioni geniali, e piazza i colpacci. Vede un centrocampista brasiliano schiacciare il duo Pirlo-Montolivo nella Confederations, e se ne innamora. “Se è riuscito a sfuggire alla gabbia di Marcello, può fare qualsiasi cosa!!”, urla Alessio, con il pugno alzato, al CdA di giugno. “Andiamo a prendercelo!”, è la risposta degli altri presenti. Parte subito la chiamata a Corvino.
“Ehi, quanto vuoi per Melo?”
“Mah, una decina di milioni”
“Facciamo venti?”
“No guarda, ho detto dieci, non mi smuovo”
“Venti più Marchionni”
“No, no, al massimo me ne dai otto”
“Vabbè, ci risentiamo”
Poi riuscite a convincerlo, e piazzate l’affarone. Ormai scatenato, Secco ti porta pure Diego, il trequartista che inseguivate dal ’96, e Caceres, terzino selvaggio. Hai un’armata invincibile, e lo dimostri subito. A Roma è spettacolo: 3-1 per voi. I telecronisti sono in subbuglio, i tifosi sono in subbuglio, tutto il mondo è in subbuglio. Avete lo Zico del terzo millennio, il Dunga del terzo millennio,  mentre agli altri, in sede di mercato, sono toccate le briciole.
La cavalcata è inesorabile, e la terza stella sempre più vicina. A novembre scatta qualche campanello d’allarme, mannò, non è niente, c’è la sfida con l’Inter, c’è da saltellare come oranghi per un paio d’ore, altro che campanelli d’allarme. Lì realizzi il tuo capolavoro tattico: vinci senza nemmeno volerlo, così, per sbaglio, quasi chiedi scusa, alla fine. Ti presenti col Bayern pieno di baldanza, pronto a spazzarli via, però non vedi palla e ne prendi quattro. Sì, quattro. Quattro pere che significano Europa League.
No, via, tranquilli, è stato solo un incidente. E in effetti sì, è un incidente, ma un incidente di quelli tosti: un tamponamento fra aerei, un frontale fra treni, un macello. E non vincete più. Perdete con tutti, contro il Bari, contro il Catania, contro il Milan, contro voi stessi, fate le partitelle in allenamento ed entrambe le squadre perdono, è il disastro. Tu, col tuo carisma e le tue invenzioni tattiche, dai la scossa alla squadra, che ogni domenica che passa dimostra di aver ormai completato l’opera di trasformazione nel Milan di Tabarez. Sei un genio, Ciro, tant’è che sei amato anche e soprattutto dai supporter avversari, che sperano con tutte le loro forze che tu, da quella panchina, non ti debba alzare mai.
Purtroppo, in questo calcio senza sentimenti, senza amore (Leo e i suoi ragazzi non sono ancora riusciti a contagiarci), senza riconoscenza, uno come te, così sopra le righe, così diverso, così avanti, non poteva durare più di tanto. Sei praticamente esonerato dal 10 di gennaio, ma tu non vuoi saperne, sei Rocky, vai  avanti, non molli. Poi arrivano Ranieri e Riise e davvero sei alla fucilata. Poi perdi con l’Inter, anche qui nei minuti finali, con gol decisivo di Balotelli: è troppo anche per Blanc, sei fuori.
Niente sarà più lo stesso senza di te: il calcio, ieri, ha ricevuto un duro colpo. Da quando sei spuntato otto mesi fa, la domenica, oltre a vedere le partite, ci si divertiva, si facevano quattro risate. Ci davi sempre del gran materiale per passare delle allegre giornate in compagnia, ci hai conquistato col tuo sguardo perso nel vuoto, con il cambio Trezeguet-De Ceglie, col tuo dirne quattro a Maifredi.
Grazie, Ciro. E’ stato bello. Ci hai fatto sognare, e noi non lo dimenticheremo.
Torna, appena puoi.

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