Bauscia Cafè

Operazione Tagliatella

L’ “Operazione Tagliatella” è nata da un apparentemente innocuo messaggio di Sgrigna ad Animamigrante di qualche settimana fa (parlo di Sgrigna ed Animamigrante come se tutti li conoscessero. Ma chi cazzo sono Sgrigna e Animamigrante?), nel quale veniva lanciata l’idea di incontrarsi in occasione di Bologna-Inter. Idea che, inizialmente, riguardava soltanto i due sopracitati, deliziosi giovini in fiore in cerca di intimità al Dall’Ara. Le losche e peccaminose trame del nostro Sgrigna sono però state stroncate dall’innescarsi di un inesorabile processo a catena che ha portato tutte le più prestigiose firme di Bauscia Café

(le più prestigiose firme di Bauscia Cafè? Ma di cosa stiamo parlando?)

a ritrovarsi nel capoluogo emiliano con l’obiettivo di ingozzarsi come porci e seguire in stato confusionale la partita dell’Inter, tra un rutto alla salsiccia e l’abbiocco post-pranzo. L’ “Operazione Tagliatella”, come è stata ribattezzata dalla stampa, ha paralizzato l’Italia intera, mobilitando migliaia di persone che hanno mandato all’aria tutti i loro progetti domenicali per seguire col fiato sospeso le appassionanti avventure di sette tizi che si sono dati appuntamento in un città molto carina per andare a mangiare in un ristorante e poi guardare una partita di calcio tutti insieme.

Letta così sembra proprio una trama alla David Lynch.

Dopo questo necessario preambolo, passiamo alla cronaca della giornata, destinata ad entrare per sempre nei nostri cuori.

 

PERSONAGGI (in ordine di apparizione):

GRAPPA E VINCI (voce narrante e totem d’eleganza)

ANIMAMIGRANTE

SGRIGNA
NK
MISSGREEN
GIGI DI BIAGIO
ANDREA (amico di Gigi)
ALTRO AMICO DI GIGI
ADDETTO ALLA SICUREZZA
LA GENTE CHE ERA A BOLOGNA
 

ATTO I: L’ARRIVO IN STAZIONE E LA TRATTORIA

Spinto da un’inusuale diligenza e dalla paura dei ceffoni di MissGreen per un eventuale ritardo, salgo sul regionale per Bologna agghindato alla Marco Branca. Unici accessori al seguito, dettati dal maltempo, sono un ombrello in fantasia scozzese ed un agghiacciante k-way blu scuro, con la scritta “POLISPORTIVA PRATO NORD” in bella vista sul davanti, che mi auguro con tutto il cuore di non dover indossare per nessuna ragione.

L’arrivo è previsto per le 9.42: sarò il primo della spedizione a raggiungere il campo di battaglia, eccezion fatta per Animamigrante che si trova già a Bologna. Il treno arriva addirittura con cinque minuti di anticipo, segno che quella che verrà sarà una giornata campale; il tempo, contrariamente alle terroristiche previsioni fornite in settimana (che prevedevano temperature polari, neve e panico generale), sembra reggere.

Mi fermo ad attendere Anima in zona-biglietteria. L’unico problema è riconoscerlo (ve l’ho detto che non ho idea di chi cazzo sia). Pochi minuti ed un tizio viene verso di me fiducioso. Eccolo, è lui, mi dico. Si avvicina sempre più, io sorrido e tendo la mano, lui sorride a sua volta e fa

“Uè capo, ce li hai du spicci?”

Sebbene non possa del tutto escludere che si tratti effettivamente di Anima, scuoto la testa deluso e continuo ad aspettare. Poco dopo, sento un

“Ehi ciao!”, in tono entusiastico. C’è un tizio che sorride, molto vicino a me.

Ok, penso, o è Anima o è un maniaco sessuale. Nel dubbio, stringo la mano e saluto.

E’ Anima.

Ed anche un maniaco sessuale, come scoprirò più tardi.

Visto il consistente anticipo di cui godiamo nei confronti degli altri, andiamo a prenderci il primo caffè corretto della giornata. Paga Anima, anche perché se aspettava me stava fresco. Ci facciamo una passeggiata per ammazzare il tempo, passeggiata che interrompiamo quando sul suo cellulare arriva un misterioso sms che recita

“So cos’hai fatto stanotte”,

che per quanto mi riguarda è un messaggio meraviglioso, considerato anche che quella appena passata era la notte del suo compleanno. Poco dopo arriva anche l’attesa telefonata di Sgrigna, che ci annuncia di essere arrivato: lo raccattiamo ed andiamo a prendere il secondo corretto. Sgrigna dà subito prova della sua proverbiale prepotenza e della sua esuberanza fisica dando una gomitata alla Roy Keane ad uno che passava dietro di lui, rovesciandogli il caffè in terra.

Portiamo via Sgrigna dalla prima zuffa giornaliera per andare a prendere Nk, l’ultimo dei partecipanti ad arrivare in treno (con gli altri, che giungeranno a Bologna in auto, ci incontreremo direttamente alla trattoria). E’ la prima volta che ci vediamo nella vita reale: tutti si abbracciano, mentre io continuo a chiedermi chi diavolo siano queste persone e che cosa vogliano da me.

Il primo gruppo è al completo: può ufficialmente scattare l’Operazione Tagliatella, nel senso che tra poco si mangia. Una ventina di minuti di autobus e siamo già davanti alla trattoria; ora si tratta solo di aspettare l’arrivo della Miss, di Gigi e di Andrea.

In settimana, terrorizzata dalle previsioni propinate da Anima, la Miss aveva espresso tutta la sua preoccupazione nei confronti del maltempo e si era attrezzata di conseguenza, come testimoniano le ripetute foto da lei postate. Immaginando un arrivo in grande stile, scrutiamo speranzosi le macchine di passaggio.

A un certo punto, un’auto parcheggia davanti alla trattoria. Dopo alcuni istanti interlocutori, ne esce una canuta settantenne in compagnia di due valletti di mezza età. Sgrigna coglie la palla al balzo e dice

“Uè ciao Miss! E’ durato parecchio il viaggio, eh? Dovete aver trovato traffico!”

riscuotendo grandi consensi e vigorose pacche sulle spalle.

Nonostante gli altri non siano ancora arrivati, entriamo nella trattoria e prendiamo posto al tavolo prenotato a nome “Vincenza Losangeles”, con la cameriera che ci prende per il culo. Giusto pochi minuti ed arrivano i tre componenti mancanti, con la Miss che non delude le attese: cappellino con visiera, galosce ultraimpermeabili, burqa mistico in tinta turchese e cane da slitta. Ci abbracciamo tutti e poi, mettendo da parte i convenevoli, ordiniamo tagliatelle al ragù per sette da mangiare rigorosamente con l’ausilio del cucchiaio, richiesto da uno Sgrigna palesemente alticcio per la felicità proprio della Miss, che accoglie la novità con ripetute espressioni di disappunto.

Tagliatelle, arrosto misto, patate e vino fanno salire l’umore della truppa. Sgrigna, al terzo bicchiere di rosso, cade in preda ad allucinazioni e vede Bergessio che porta in vantaggio il Catania, poi inizia a nascondersi da solo il bicchiere per paura di quel che potrebbe accadere dopo. Si chiacchiera, si beve e si magna, ma comincia a farsi tardi: è ora di andare allo stadio.

Saldiamo il conto consegnando Anima alla trattoria come pegno e ci avviamo verso il Dall’Ara. C’è un’unica novità rispetto a prima:

piove.

 
 

ATTO II: LA PARTITA

Mentre gli altri si inzuppano sotto l’acqua, io sfoggio con orgoglio il mio prezioso ombrello dalle tinte scozzesi, reagendo inoltre con baldanza agli avvertimenti – palesemente dettati dall’invidia – degli altri componenti del gruppo, secondo i quali l’ombrello mi sarebbe stato sicuramente sequestrato dagli addetti alla sicurezza all’entrata dello stadio. Noncurante di quelle assurde illazioni, giungo alla fila per l’ingresso perfettamente asciutto, con un sorriso sprezzante dipinto sulle labbra.

Man mano che avanziamo, però, vengo preso dall’angoscia. E se avessero ragione loro? E se davvero degli energumeni volessero mettere le mani sul mio amato ombrello?
Comincio ad essere a disagio. Mi sento come se tenessi in mano il peccato. Guardandomi intorno, mi sembra di vedere dietro ogni angolo brutti ceffi dal sorriso maligno che sghignazzano alle mie spalle, come consci della mia condanna.

Arriviamo all’entrata. Io ho lo sguardo colpevole, e cerco di nascondere l’ombrello in tutti i modi, dissimulando la sua presenza con le tecniche più improbabili. Manca solo che mi metta a fischiettare. Ovviamente, gli steward mi notano subito e mi intimano di lasciare l’ombrello fuori dallo stadio, controllandomi inoltre accuratamente biglietto e carta d’identità. Disperato, lo appendo per il manico ad una ringhiera, conscio che probabilmente sarà l’ultima volta che lo vedrò (ma comunque serbando la flebile speranza di ritrovarlo all’uscita).
Per qualche strano contrappasso, Nk (uno dei più feroci oppositori del mio ombrello) passa invece lo sbarramento di gran carriera, senza il minimo controllo, cavalcando al galoppo il cane da slitta della Miss e facendo il verso degli indiani con la mano sulla bocca.

Nel frattempo, la pioggia aumenta considerevolmente. Non ho più scelta: vado da Sgrigna e gli chiedo di riconsegnarmi il micidiale impermeabile targato Prato Nord, che gli avevo appioppato ore prima nella speranza di non rivederlo mai più (l’impermeabile, non Sgrigna). Ripetutamente schernito dal branco ed in particolare da un Gigi in vena d’ironie, mi infilo l’obbrobrio e mi avvio mestamente verso la gradinata.

I nostri biglietti sono per la curva San Luca, dove come in ogni curva che si rispetti i posti sono di chi arriva prima. Noi però arriviamo a cinque minuti dal fischio d’inizio, quindi ci tocca una visuale viziata dall’utilissima barriera divisoria tra i settori della curva, ma ci accontentiamo.
La disposizione è la seguente. Io, Nk e la Miss davanti; Gigi, Andrea e l’altro amico di Gigi dietro; Sgrigna a svariare su tutto il fronte. Quindi un 3-1-3 molto offensivo.

La partita inizia sotto una pioggia consistente ma tutto sommato sopportabile. La Miss sfodera il burqa e lo adibisce a copri-seggiolino, mettendo così all’asciutto il posteriore proprio e quello di Nk. Io rimango fuori dall’iniziativa: ormai dopo l’episodio dell’ombrello sono lo zimbello del gruppo.

Il Bologna preme nelle prime battute, Diamanti spara un paio di fucilate fuori di poco e noi sembriamo un po’ contratti. Mudingayi (del quale, come ho avuto modo di raccontare a pranzo, ho il numero di cellulare) (no, non per i motivi che pensate) dispensa  calci(o) in mezzo al campo, riempiendo di bastonate il pericoloso capitano avversario. In curva – quasi interamente colonizzata da interisti – serpeggia una certa ironia, rimarcata da un tifoso che, dopo che Gabbiadini si è trascinato goffamente la palla in fallo laterale, gli urla

“SEI TRISTE!!!!”,

che mi sembra un modo molto elegante di esprimere la propria disapprovazione nei confronti di un avversario.

Intanto la pioggia, grande protagonista della giornata, diventa incessante. La Miss, a sorpresa, sfodera allora un altro accessorio del suo fenomenale kit di sopravvivenza: un mini-ombrello ripiegabile, alla cui vista cado in un profondo sconforto ripensando alla recente dipartita del mio fedele compagno di viaggio. Comunque sia, l’ombrello viene consegnato a Nk, perno centrale del nostro schieramento a tre, che lo tiene in modo da coprirci tutti, mentre io e la Miss ci abbarbichiamo a lui in stile-koala. Gli altri dietro rimangono esposti all’acqua senza coperture, cosa che non disturba affatto Sgrigna, essendo lui provvisto di branchie.

Appena il Bologna allenta la pressione, quasi un po’ a sorpresa, passiamo in vantaggio. Ranocchia svetta su uno spiovente in area e mette dentro l’1-0 che cambia completamente la partita.
In curva esplode la gioia. Nk, con movenze alla Robespierre, solleva perentoriamente in aria l’ombrello con un gesto di grande teatralità, inondandomi con una cascata d’acqua; io, in tutta risposta, gli infilo un dito in un occhio. Tutto avviene più o meno inavvertitamente. La Miss, invece, resta fuori dalla baruffa.

Il primo tempo termina senza grossi patemi d’animo, e noi andiamo a rifugiarci sotto gli spalti per sfuggire per qualche minuto alla bufera. La situazione è drammatica: siamo fradici dalla testa ai piedi. Per rifocillarci, la Miss consegna a me e a Sgrigna la merenda: due plum-cake di sua produzione, su cui ci tuffiamo entusiasti.

Inizia il secondo tempo, e torniamo allo scoperto. Stavolta, però, ci facciamo furbi: tutti in piedi e disposizione molto più difensiva, con me e Nk sotto l’ombrello, la Miss col burqa, Gigi&co dietro a far le barricate e Sgrigna infiltrato tra le linee nemiche.

Al nostro cambio di modulo corrisponde anche una maggior fluidità della manovra interista. Godiamo di un certo dominio territoriale, con i tre mastini in mezzo che governano incontrastati. Sembra giunto il momento di raddoppiare, ed infatti il gol arriva: solito rinvione di Handanovic con le mani che innesca un contropiede micidiale, palla da Nagatomo a Palacio e assist al bacio per Milito che ci porta sul doppio vantaggio. In curva saltiamo giocondi, io minaccio nuovamente Nk col dito ma stavolta mi trattengo. Gli altri fanno festa, mentre Sgrigna è sparito dal radar.

Il Bologna, però, non accusa il colpo, e cinque minuti dopo si riporta in partita con un colpo di testa di Cherubin. Nonostante l’incontro sia ora apertissimo e il nostro vantaggio possa vedersi annullato da un momento all’altro, tutti noi serbiamo una certa tranquillità, una sensazione che non provavamo da un po’. Abbiamo di nuovo consapevolezza della forza della nostra squadra e grande fiducia; quest’ultima viene ben ricambiata circa cinque minuti dopo, con la splendida azione che porta al tocco sotto di Cambiasso ed al 3-1 che di fatto chiude la partita. Da lì in poi è gestione senza particolari preoccupazioni, tanto che sugli spalti ci scambiamo sorrisi compiaciuti e soddisfatti. Nemmeno la pioggia è più un problema, ormai siamo talmente inzuppati che nulla più ci tange.

Ad un certo punto si rivede anche Sgrigna, che ritorna in gruppo dopo essersi con ogni probabilità disimpegnato in qualche sabotaggio. La porta di Handa non corre ulteriori pericoli, ed anzi siamo noi a rischiare di segnare il quarto con Alvarez e Cambiasso.

La partita termina dopo cinque minuti di recupero, con un 3-1 bello ed importante e tutta la squadra a raccogliere gli applausi della curva. Dopo esserci fatti la foto di rito, usciamo dallo stadio provati ma soddisfatti, complimentandoci a vicenda per quel trionfo che si è rivelata essere l’Operazione Tagliatella. Nell’atmosfera di gaudio generale, colgo anche l’occasione per zittire le malelingue che consideravano la mia presenza “poco propiziatoria”, portando come flebile argomento il fatto che l’ultima partita dell’Inter alla quale avevo assistito, fino a ieri, fosse Inter-Schalke 2-5.

Nel senso, alla fine quello era un risultato che poteva starci.

E Stankovic ha segnato un gran bel gol.

messaggio subliminale

Ma torniamo a noi. Portati a casa i tre punti, magnate le tagliatelle, è rimasta una sola questione in sospeso:

il mio ombrello.

Determinato come poche altre volte, guadagno l’uscita, mi faccio largo fra la folla, mi sporgo, scruto, setaccio.

Niente.

E’ tempo di voltare pagina, mi dico. Ritorno in gruppo con gli altri, cercando di pensare positivo.

 juve merda

La Miss mi prende per il culo.

 

Sgrigna sa la verità su Aldo Moro

ATTO III – A TESTA ALTA

L’operazione è ormai conclusa. Gigi, la Miss e Andrea ci salutano e si avviano alla macchina tra gli applausi, mentre io, Sgrigna e Nk torniamo in stazione. Quasi a titolo di risarcimento per la mia perdita, appena arrivati vedo indicato sul tabellone un treno in partenza per Prato di lì a cinque minuti. Faccio il biglietto e lo prendo al volo, dopo aver salutato calorosamente i miei compagni con baci ed abbracci. Mentre corro verso il lontanissimo binario 1-est, con le scarpe inzuppate che fanno ciaf-ciaf, penso alla grandezza di quello che abbiamo appena compiuto, all’eroicità delle nostre gesta, alla pagina di storia scritta in queste ore gloriose, poi capisco che sto esagerando un po’ e mi infilo nel cesso del treno a riflettere. E’ tempo di chiudere la trionfale Operazione Tagliatella, di trascriverla negli annali e di spostare la prospettiva verso nuove imprese: è questo quel che penso una volta uscito dal cesso, mentre il treno fende l’appennino, nel momento in cui l’abbiocco mi coglie e mi accingo a dormire il sonno del giusto.

F

I

 N

 

Anzi, no. Quando tutto sembra essere volto al termine, vengo svegliato di soprassalto dal mio telefono che vibra. E’ Sgrigna, che mi annuncia l’ultimo sensazionale risvolto della Tagliatella, che non vuole proprio smettere di regalarci emozioni: mentre lui e Nk attendevano i loro treni, alla stazione di Bologna è arrivata l’Inter al completo. I nostri due, colti alla sprovvista, sono rimasti paralizzati dallo stupore, e il solo Nk si è ripreso in tempo per farsi una foto con Bedy Moratti. A detta di Sgrigna, lo stesso Nk, poco dopo, ha affermato convinto che Stramaccioni, dopo che avevano incrociato lo sguardo, gli ha fatto l’occhiolino.
Iniziano a circolare voci incontrollate: Sgrigna giura che Milito gli ha toccato il culo, mentre pare che Nk abbia stregato Bedy, la quale gli avrebbe consegnato le chiavi di una stanza d’albergo sussurrandogli sconcerie nell’orecchio.

E’ qui, in quest’atmosfera piccante e pruriginosa da soft-porno anni ‘80 che si conclude, e questa volta per davvero, l’Operazione Tagliatella.

Operazione che, come ha avuto modo di affermare Sgrigna qualche ora più tardi, è riassumibile in appena tre parole:

Un Clamoroso Successo.

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