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EURO2012: Last Four

Dopo i quarti di finale, sono rimaste solo quattro squadre in corsa per la vittoria finale negli Europei di Polonia e Ucraina. Quattro squadre che non hanno trovato nessuno in grado di fermarle, quattro squadre a 180 minuti dal trionfo: probabilmente, mai come questa volta, sono arrivate fino a qui le quattro Nazionali migliori viste a questo Europeo.
PORTOGALLO – La meno quotata alla vigilia. Inserita nel “girone di ferro” con Germania, Danimarca e Olanda, la squadra di Paulo Bento in questo torneo ha piegato la testa fino ad ora solo davanti alla Germania, all’esordio. Poi un cammino inarrestabile. Guidata da un Cristiano Ronaldo che sembra entrare sempre più in forma ad ogni partita, dopo la sconfitta (1-0) con la Germania ha battuto prima la Danimarca (3-2) e poi l’Olanda (2-1) chiudendo il gruppo B al secondo posto con 6 punti, proprio alle spalle dei tedeschi. Ai quarti di finale tocca alla Repubblica Ceca inchinarsi davanti ai Portoghesi, che dominano la partita e vanno vicini al gol più volte con una serie infinita di giocate del solito Cristiano Ronaldo (applaudito a scena aperta da Figo ed Eusebio, non proprio gli ultimi arrivati se si parla della maglia portoghese con il numero 7 sulla schiena): i cechi resistono in ogni modo ma al 79′, su cross di Moutinho, Cristiano Ronaldo con un movimento a palla lontana manda a stendere un difensore e si ritrova libero di incornare in rete il gol dell’1-0, che garantisce al Portogallo l’accesso alle semifinali.
Una sorpresa? Visto il girone in cui era inserita la squadra di Bento probabilmente sì, ma i risultati europei recenti della Nazionale portoghese parlano in realtà abbastanza chiaro. Quarti di finale nel ’96, semifinale nel 2000, finale nel 2004, ancora quarti nel 2008: è evidente che il Portogallo a questi livelli inizia a farci l’abitudine. E del resto sulla carta la formazione portoghese ha esperienza da vendere: c’è innanzitutto un piccolo “blocco” madrileno formato dai freschi Campioni di Spagna Pepe, Coentrao e appunto CR7. Bruno Alves e Joao Pereira completano la difesa davanti a Rui Patricio, un portiere giovane ma che comunque -anche se non era difficile- offre decisamente più garanzie di Eduardo. A centrocampo brilla la stella di Nani, decisamente ispirato in alcune partite, e quando a “fare legna” c’è gente come Moutinho, il genoano Miguel Veloso -tornato finalmente ai livelli che gli competono, dopo una stagione decisamente sottotono- e il fresco Campione d’Europa Raul Meireles si capisce che l’esperienza non manca di certo a questa squadra. Gli attaccanti -Helder Postiga, Oliveira, Varela, Hugo Almeida- sono come al solito il grande problema del Portogallo, ma con un CR7 così di fianco nessun traguardo è precluso. Prossimo avversario la Spagna. Esito scontato? Forse no.
SPAGNA – Campioni d’Europa uscenti, Campioni del Mondo in carica: le Furie Rosse non potevano non essere tra i favoriti di questi Europei. Zero sconfitte e un solo gol al passivo dovrebbero bastare a far capire la robustezza della candidatura spagnola alla vittoria finale. Quell’unico gol subito, firmato da Di Natale all’esordio, gli è costato l’unico stop fino a qui, contro l’Italia. Poi solo vittorie: un netto 4-0 all’Irlanda e un 1-0 alla Croazia che sono valsi agli spagnoli il primo posto nel girone con 7 punti, innanzitutto. Poi la lezione di calcio rifilata alla Francia nei quarti di finale. Una Francia troppo brutta per essere vera, che scende in campo “forte” dell’idea di essere stata l’ultima squadra a eliminare la Spagna da un torneo (erano i mondiali tedeschi: sono passati 6 anni da allora). Ma non può bastare. I francesi visti a questo torneo sono veramente poca roba: senza idee e mai in grado di mettere in difficoltà una Spagna che, al contrario, sembra poter scardinare la Francia in qualsiasi momento. Nonostante i due terzini schierati sulla fascia destra, Debuchy e Reveillere, è proprio da lì che passa la Roja: Iniesta libera Jordi Alba che può mettere un bel cross in mezzo. Arriva Xabi Alonso, uno dei 5 reduci dell’eliminazione del 2006, e alla sua partita numero 100 con la maglia della Spagna sblocca il risultato: 1-0, e partita che si trascina alla fine dicendo poco altro. Nella pochezza della Francia resta solo il tempo per un fallo in area all’87’: dal dischetto ancora Xabi Alonso firma  il 2-0.
Non certo una sorpresa questa Spagna che, finalmente, sembra essere riuscita a prendere il meglio dalle due superpotenze della Liga. Nonostante il volere comune che indica una Spagna “modello Barcellona”, infatti, anche qui è presente un blocco madrileno fondamentale. In difesa soprattutto, dove di fianco a Piquè e Jordi Alba sono Sergio Ramos e Arbeloa a sfruttare gli automatismi messi in mostra durante tutta la stagione per proteggere Iker Casillas. A centrocampo Xabi Alonso sembra avere il mix di tecnica e sostanza ideale per completare il reparto blaugrana formato da Busquets e i “geni” Xavi e Iniesta, con quest’ultimo particolarmente ispirato in questi europei. Davanti ci sono…due centrocampisti: David Silva, Campione d’Inghilterra, e Cesc Fabregas utilizzato in un ruolo decisamente insolito e sottoposto sempre a una staffetta con Fernando Torres. Punti deboli? Difficile trovarne ad una squadra che arriva in fondo ad ogni competizione a cui partecipa da 6 anni a questa parte. Contro una difesa ordinata e un centrocampo tecnico in grado di spezzare la fase offensiva, però, la Roja non è mai riuscita a vincere. Sì, stiamo parlando dell’Italia. Ma il Portogallo ha caratteristiche molto simili.
GERMANIA – La solita schiacciasassi. Mai una sconfitta, mai un pareggio. 4 vittorie di fila, unica Nazionale a chiudere la fase a gironi a punteggio pieno. 4 gol subiti e 9 realizzati in 4 partite. Sotto i colpi dei panzer tedeschi sono crollate, nell’ordine, Portogallo (1-0), Olanda (2-1) e Danimarca (2-1) per arrivare al primo posto nel girone con 9 punti. Poi è stato il turno della Grecia, in una sorta di derby d’Europa dai mille significati ma senza storia. Giochicchiavano, i tedeschi, e sembravano quasi fare fatica a segnare. Sembrava una partita stregata, una di quelle in cui la palla non vuole entrare, così quando al 39′ il Capitano Philip Lahm batte Sifakis da 25 metri, la Germania dà l’impressione di tirare il fiato e considerare la partita già archiviata. Errore gravissimo contro la Grecia: al 55′ infatti arriva il pareggio di Samaras. Ma una vecchia regola di sport e di vita dice che non è mai consigliabile fare incazzare un tedesco (solo gli italiani possono farlo impunemente) e così in 13 minuti la squadra di Löw spiega ai greci come stanno le cose: dal 61′ al 74′ Khedira, Schurrel e Reus mettono la partita in ghiaccio, con buona pace della Grecia e di tutti quelli che sognavano la vittoria di Davide contro Golia.
Troppa Germania per questa Grecia, troppa Germania per tutti. Come al solito, del resto. Fra Mondiali ed Europei si sono giocate nella storia del football 32 fasi finali: in 20 di queste, la Germania è arrivata almeno in semifinale. Poche le vittorie rispetto a questa enormità di semifinali, ma un significato chiaro, semplice, lineare: la Germania è sempre riuscita ad allinearsi perfettamente al calcio di ogni epoca. La Germania rappresenta il presente e il passato del calcio europeo. E il futuro, con una tra le Nazionali più giovani del lotto. Davanti al fenomeno Neuer, classe 1986 e forse già oggi il portiere più forte del mondo, il Capitano Lahm dà “esperienza” a tutta la squadra dall’alto dei suoi 28 anni. Sulla sua linea giocano due compagni di squadra suoi e di Neuer al Bayern Monaco, Jerome Boateng e Badstuber, e completa il reparto il gioiellino del Borussia Dortmund Hummels. A centrocampo fanno la voce grossa altri due gioielli del Real Madrid: Sami Khedira e soprattutto Mesut Ozil, accompagnati da Schweinsteiger, Muller e -meno spesso- Toni Kroos del Bayern. In attacco il capocannoniere Mario Gomez divide la scena con i soliti Miro Klose e Lukas Podolski.  Un carroarmato questa Germania, troppo bella per essere vera, troppo lanciata verso la vittoria finale per non incontrare sul suo cammino la solita Italia. Un’Italia che i tedeschi continuano a idealizzare come “terra di conquista” dopo il Mondiale del ’90, ma una Italia che -nella realtà dei fatti- gli ha fatto ingoiare più di un boccone amaro. Indimenticabile l’ultimo, quella semifinale in Germania nel 2006 quando le squadre vennero accolte in campo sotto le note di “Un’estate italiana”: un goffo modo utilizzato dai tedeschi per ribadire la propria superiorità, che nella pratica si trasformò nella più bella delle cariche degli azzurri. Il risultato ce lo ricordiamo tutti, vero?
ITALIA – Lo abbiamo scritto dopo la prima partita, con la Spagna: attenti a sottovalutare questa Italia. E proprio la Spagna ha avuto probabilmente l’unica occasione concreta per eliminare gli azzurri da questi Europei, con il celebre “biscotto” non concretizzato contro la Croazia. Il biscotto non è arrivato, l’Italia ha passato il turno e la sicurezza nei propri mezzi è aumentata partita dopo partita. Dopo il pareggio al debutto (1-1) contro la Spagna, che resta paradossalmente l’avversario più semplice da affrontare per gli Azzurri come tipo di gioco, è arrivato lo scialbo pareggio con la Croazia e la ancora più scialba vittoria contro l’Irlanda: secondo posto nel girone con 5 punti ma una Nazionale con troppi punti interrogativi, con una preparazione particolare che la faceva sfiorire nei secondi tempi e con qualche dubbio tattico di troppo: la presenza o meno di Balotelli, la convivenza Pirlo-Thiago Motta, i nomi degli esterni difensivi, persino il modulo. Passano le partite e i dubbi si risolvono, arriva l’Inghilterra e Balotelli è in campo, Thiago Motta in panchina, gli esterni sono Abate e Balzaretti e il modulo è il 442 a rombo, con Pirlo al centro del gioco, De Rossi sugli scudi, Montolivo particolarmente ispirato e Diamanti che vede progressivamente aumentare il suo minutaggio. Gli inglesi sono, semplicemente, annichiliti. In una delle partite più belle di questo Europeo, il dominio Azzurro va ben al di là dello 0-0 finale. L’inizio in realtà è equilibrato: prima De Rossi con un esterno sinistro al volo prende il palo da lontanissimo, poi Buffon compie un autentico miracolo su una conclusione da due metri. L’Italia sembra sedersi sull’occasione iniziale, mentre l’Inghilterra la sfrutta per schiacciare gli azzurri nella loro metà campo. Buffon resta però praticamente inoperoso ed è l’Italia che per tutta la partita ha le occasioni migliori con Balotelli, De Rossi, Montolivo, Diamanti e Nocerino ispirati da un immenso Pirlo. Anche Hart però non deve compiere particolari miracoli e, dopo una partita con quasi il 70% di possesso palla, si arriva ai calci di rigore. L’errore di Montolivo potrebbe essere fatale: quando arriva sul dischetto Pirlo l’Italia è in bambola e l’Inghilterra sulle ali dell’entusiasmo. Ma, appunto, arriva sul dischetto Pirlo. Avete mai visto un giocatore cambiare l’inerzia del match a partita finita? Lui lo fa: cucchiaio lentissimo, Hart si butta alla sua destra e può solo guardare la palla che finisce in rete. Gli azzurri non sbagliano più, Cole e Young invece sì: l’Italia è in semifinale.
Un’Italia che può fare paura a tutti, un’Italia che -ora che ha preso fiducia nei propri mezzi- è in piena corsa per la vittoria finale. Un’Italia che raramente abbiamo visto giocare così bene, forse nella semifinale della Coppa del Mondo 2006, altrimenti bisogna tornare molto molto indietro nel tempo. Eppure bastava guardarla sulla carta senza gli occhi oscurati dal tifo per capire le doti di questa formazione: quante squadre possono contare su una accoppiata in mezzo al campo formata da Pirlo e De Rossi? Se poi loro due giocano ai loro massimi livelli, come stanno facendo, non ce n’è per nessuno. Eliminati l’inadatto Giaccherini e l’equivoco Thiago Motta (che può giocare al posto di Pirlo, non insieme a lui), il solo Cassano davanti non riesce a fare danni in una formazione che, da centrocampo in su, non teme nessuno. Restano le incognite di una difesa in cui Abate e Balzaretti si fanno saltare troppo facilmente, e Bonucci e Barzagli riescono a tenere bene fino a quando non sono troppo sollecitati: situazioni in cui i vari Ozil, Gomez, Muller, Kroos e Klose potrebbero andare a nozze. Ma insomma: loro sono la Germania, noi l’Italia ed è la semifinale di una competizione europea. Dalla loro parte ci sarà il pronostico, ma dalla nostra c’è la storia.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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