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Periodo Ipotetico Nerazzurro

Il periodo ipotetico è una struttura sintattica composta da una proposizione subordinata condizionale (protasi) e dalla sua reggente (apodosi). Nelle ultime ore il tifoso interista ha riscoperto la magia della sintassi e della grammatica italiana, da che il fato gli ha concesso di abusare del suddetto periodo ipotetico.

Se avessimo vinto con il Bologna, gestendo gli ultimi minuti, vincendo oggi saremmo a cinque punti dalla vetta. Se non avessimo buttato la partita con il Sassuolo e con il Bologna saremmo addirittura a tre punti dallo scudetto battendo il Verona. Se non avessimo perso 18 pti da situazione di vantaggio, vincendo oggi saremmo a 10 pti di vantaggio sulla Juventus. Se avessimo vinto tutte le partite fino ad oggi saremmo imbattuti.

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Sfortunatamente la realtà non è fatta di ipotesi, ma è costituita da fatti e questi ci dicono che purtroppo siamo al momento ad undici punti dal primo posto. Questa è la nostra dimensione, questa è la nostra classifica. Se nel nostro percorso siamo stati incapaci di gestire certe partite e non solo in campionato (Barcelona, Dortmund) evidentemente c’è un insieme di fattori e di cause che hanno prodotto questi risultati che non sono casuali.

Con il Napoli in Coppa Italia meritavamo di vincere. Se Eriksen avesse segnato sull’assist di tacco di Sanchez, se nel primo tempo non ci fossimo addormentati sul rilancio di Ospina, oppure se avessimo concretizzato le palle-gol del primo tempo saremmo andati in finale. Eppure non è successo. Se avessimo avuto Sensi ed Asamoah per tutta la stagione, oggi avremmo più punti. Eppure questi sono fuori da mesi. Se c’è qualcosa che tanti anni di calcio ci hanno insegnato è che se una squadra ottiene all’incirca gli stessi risultati per diverse stagioni, la probabilità che sia tutto frutto del caso o della sfortuna si assottiglia.

Questa stagione non è conclusa, ma penso sia legittimo trarre qualche conclusione. Anche quest’anno siamo partiti fortissimo, come nel primo anno di Spalletti, salvo poi avere una flessione nella seconda parte di stagione. Nelle prime 19 gare di Serie A abbiamo fatto 46 punti (media pti: 2,4), mentre nelle 11 successive ne abbiamo fatti 18 (media pti: 1,6). Credo che nessuno si offenderà se dico che abbiamo avuto un calo evidente pre-lock down e poi perpetuato anche una volta tornati a giocare. Ci sono tante variabili, ma questi numeri sono abbastanza eloquenti.

“Dobbiamo farci tutti delle domande: non mi riesco a spiegare quello che è successo nella ripresa. Non siamo ancora una grande squadra e dovremo dimostrare di meritare l’Inter fino all’ultima partita”

Antonio Conte post Inter-Bologna

Ci facciamo infatti parecchie domande e non è detto che le risposte siano particolarmente complesse da dare. L’Inter sta faticando, la sensazione è che non si riesca a riproporre quella brillantezza mostrata nella prima parte di stagione. Un film già visto da queste parti.

Come potrete immaginare la gara di oggi contro il Verona la sento molto poco. Mi preme fare rapidamente questi nove/dieci punti che ci separano dalla certezza della Champion’s League l’anno prossimo e provare a fare un colpaccio in Europa League, perchè vale la pena tentare, anche se non sono particolarmente ottimista. Guardando alla prossima stagione, invece, che inizierà tra un mese e mezzo mi chiedo quante cose possano mutare in un lasso di tempo così breve. La mia preoccupazione è che non basti un mese e mezzo per trasformare anni di “Se” in momenti concreti, ma spero che la società mi sappia smentire.

Mi rivolgo alla società ed in particolar modo alla figura di Giuseppe Marotta, che dal mio punto di vista è stato il miglior acquisto degli ultimi anni, verso cui ripongo le mie speranze. Finora giudico positivamente il suo percorso con i nostri colori, nonostante non siano arrivati titoli. Ha ridato un ordine chiaro alla società e una struttura solida che negli anni precedenti a volte è mancata. Anche sul piano della gestione dell’area tecnica ha stabilito regole chiare, principi comportamentali e valori umani da rispettare e ha iniziato un percorso che sul lungo periodo darà senz’altro risultati positivi.

Da questa squadra invece mi aspetto poco o nulla: un quarto posto singhiozzato, una Europa League dignitosa e poi si inizia la nuova stagione. Non nutro purtroppo particolare fiducia in una squadra che da undici giornate rende da metà classifica (settimo posto nel girone di ritorno) e non mi lascio più incantare dai filotti e dalle partenze-razzo. Senza tornare troppo indietro, ho già visto le sequenze di vittorie con Pioli, Spalletti e adesso anche Conte, seguite poi da flessioni deprimenti.

Avessimo per una volta fatto il percorso inverso, dico io, almeno vedrei margini di miglioramento. Invece no. Continuiamo ad avere partenze di un certo tipo, salvo poi scendere tristemente di rendimento. “Problema atletico!”, sbraitano a sinistra. Ma quest’anno hai persino Pintus come preparatore atletico, un professionista esemplare ed il calo di risultati c’è stato lo stesso. “Allora il problema è mentale!” insorgono a destra. Sono usciti giocatori che avevano creato problemi ed è stato preso a detta di tutti un allenatore che sul piano della determinazione non è secondo a nessuno, appoggiato da una società forte alle sue spalle. Eppure, eccoci di nuovo.

Alla fine mi sono fatto la mia idea. Determinazione, condizione atletica, spirito di squadra, conoscenza del campionato ed età media sono tutte giustificazioni che lasciano il tempo che trovano e non mettono il giusto peso sul vero ed unico motivo per cui i risultati sono stati questi in passato e lo sono nel presente: non siamo qualitativamente all’altezza.

Qualcuno potrebbe obiettare che per gestire una gara con Sassuolo e Bologna non serva essere il Real Madrid e non avrebbe affatto torto. Però in un campionato di 38 gare tutti hanno flessioni, tutti lasciano punti per strada ogni tanto e buttano via partite in modo stupido, persino il precitato Real Madrid: è la qualità della squadra a garantire che le probabilità e la frequenza con cui questo si verifica siano minime.

Ho solo un desiderio: voglio che l'Inter continui a crescere qualitativamente, anno dopo anno, seguendo un percorso chiaro e razionale. twittalo

L’anno scorso si è scelta una direzione e sono arrivati certi profili, perfetto: si continui a seguire questa squadra, ma rimaniamo razionali. Non lasciamo che la delusione ci faccia fare delle scelte affrettate in un senso oppure in un altro. Nello specifico: non comprerei giocatori che hanno già dato il meglio e sono all’ultimo contratto della carriera, ma continuerei ad investire su profili che possano rendere per più anni, confidando nelle capacità dello staff di individuarli. Parimenti non butterei via quanto si è fatto quest’anno, ma continuerei ad insistere insieme al tecnico sul sistema di gioco da lui proposto. Miglioriamo, alziamo il livello, ma con scelte ponderate.

Non voglio più vedere onestamente i giocatori alla Nainggolan, voluti fortemente dal tecnico, presi con un importante esborso, diventati poi pesanti zavorre a bilancio e niente di più. Per questo non condivido si parli ancora di Vidal, Dzeko e Giroud: c’è vita oltre questi nomi ed una squadra come l’Inter deve essere in grado di individuare profili analoghi più giovani e una volta acquistati il tecnico deve saperne fare uso: fa parte delle competenze e delle responsabilità di ciascuno.

La gara contro il Verona oggi è certamente tosta, difficile, ma gradirei vedere una reazione dopo la prova con il Bologna. Vorrei vedere una squadra che scende in campo sapendo di venire da una brutta uscita, come lo studente che dopo un votaccio torna dal professore per riscattare la sua prova. Perchè se da un lato è vero che fintanto che si arriva in Champion’s League il resto conta poco, dall’altro credo che raggiungere gli 80 punti possa aiutarci anche in prospettiva futura, cementando le convinzioni su ciò che si è fatto di buono quest’anno: pertanto mi auguro davvero che la squadra riesca a portare a casa questo risultato.

Il_Casa

Interista, fratello del mondo. Dal 1992 un'unica fede a tinte rigorosamente nerazzurre. Sobrio come Maicon, faticatore come Recoba.

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