Bauscia Cafè

Due punti buttati…

Ci sono quelle giornate che nascono male, prendono una piega altrettanto sibillina e alla fine devi quasi ringraziare che sia andata male, ma non malissimo. Hakimi positivo al Covid19 nel pomeriggio è stata una di quelle notizie da accogliere con uno sguardo severo rivolto al cielo. Aspetti il ritorno in Champion’s League mesi, hai un nuovo giocatore che ti sta convincendo, che ti accende la partita e il giorno in cui stai per cominciare lo perdi. Nel mio piccolo, faccio un in bocca al lupo a lui e agli altri ragazzi che hanno contratto il virus: oggi parleremo solo della partita di ieri sera e del momento che sta vivendo l’Inter.

Stato d’animo

Un pareggio che onestamente non può rendere felici. Al netto delle difficoltà e delle assenze, inutile filosofeggiare, in casa contro il Borussia M’Gladbach avremmo dovuto vincere. In un girone dove adesso ci attende la trasferta in Ucraina e poi la doppia sfida contro un Real Madrid che avrà bisogno di fare punti, mettere subito nella giusta direzione il girone doveva essere imperativo. Invece riacciuffiamo allo scadere una partita, come l’anno scorso con lo Slavia Praha, che vale un punto, ma che sa davvero di due punti persi.

Le differenze rispetto allo scorso anno ci sono ovviamente. La squadra questa sera complessivamente meritava la vittoria e i nostri avversari hanno fatto davvero poco. Il Borussia M’Gladbach al netto di qualche situazione interessante in ripartenza ha mostrato una discreta tenuta difensiva e una grande fisicità, ma davanti hanno fatto poco o niente.

I due gol, per assurdo, li abbiamo letteralmente regalati. Il primo lo abbiamo gentilmente offerto in prima battuta con un passaggio superficiale di De Vrij in uscita, poi nobilitato da un fallo completamente senza senso di Vidal, che invece di temporeggiare entra dritto sull’avversario in area di rigore. Il secondo su una palla scoperta, con il rischio enorme di una palla in verticale abbastanza leggibile, il cileno decide di prendersi un rischio e tenere la linea invece di scappare insieme all’uomo: palla in profondità, per il corpo arbitrale è tutto regolare (De Vrij sembra possa tenere in gioco l’attaccante) e Hofmann segna, con la sfera che passa tra le gambe di Handanovic, autore poco prima di un’uscita goffissima che gli era costata un giallo.

Numeri impietosi

Il Borussia M’Gladbach ha letteralmente messo due tiri nello specchio, uno di questi su rigore e ha segnato due gol. Complessivamente la prova difensiva dell’Inter è stata abbastanza buona, fatta eccezione per quelle disattenzioni sciagurate che ci sono costate davvero tanto. A tal proposito, con il rischio di parlare “di pancia” e di risultare impopolare, vorrei andare ad esprimere il mio pensiero su un fatto che mi sento di sottolineare.

Nel derby Kolarov abbatte Ibrahimovic, girato di spalle e dentro l’area, con un intervento privo di senso, poi dorme sul secondo gol. Oggi Vidal, che tolti i due episodi avrebbe giocato pure una buona partita, commette un errore disarmante sul rigore e uno di “scelta” nel secondo gol. Questi sono episodi che costano punti in due partite estremamente delicate.

Gli anni scorsi lamentavamo mancanza di esperienza, della capacità di capire/gestire certe situazioni e di giocatori in grado di fare le cose correttamente anche nei dettagli. Il paradosso è che abbiamo preso due uomini sulla carta di grande esperienza e abituati a giocare a certi livelli e di fatto sono stati proprio loro a “cannare” in questa maniera quando contava.

Si, proprio tu!

Sia chiaro, la cattiva prestazione individuale ci sta. L’errore in campo va sempre accettato. Però, anche soffermandoci solo sui rigori, due cagate di questo livello si perdonano volentieri ad un ragazzo di vent’anni, mentre se me la fanno due uomini di trentatré e trentaquattro anni onestamente mi girano le scatole e mi faccio pure qualche domanda, ma voglio credere che siano stati solo parecchio sfortunati.

Davanti ci siamo appoggiati moltissimo a Lukaku, che è stato il nostro perno, vero e proprio fulcro da cui partivano tutte le occasioni. Negli altri interpreti a mio modo di vedere è mancata brillantezza e probabilmente è nella natura delle cose se consideriamo che siamo ad inizio stagione e molti hanno giocato in nazionale e potevano essere un po’ acciaccati. Lautaro per esempio ha giocato in Bolivia quasi una settimana fa, poi di nuovo il derby, mentre Perisic e Sanchez erano acciaccati dopo le sfide con le nazionali. Eriksen non ha fatto male, ma per me lui non può essere considerato un giocatore come gli altri e devo necessariamente aspettarmi decisamente di più.

Sul danese, su cui anche in queste pagine è stato detto praticamente tutto, credo si possa aggiungere un’ultima cosa: Eriksen che piova o ci sia il sole, che sia l’ultimo minuto oppure il primo, con la squadra in vantaggio oppure in svantaggio, che giochi mezz’ala, trequartista o terzino destro ha sempre lo stesso ritmo di gioco, sempre la stessa faccia e sempre la stessa mimica. La qualità non la discuto, è un giocatore di grande valore, ma a volte vorrei vedere quella voglia di prendere in mano la squadra, tecnicamente, ma anche sul piano emotivo e caratteriale.

L’espressione.

A me onestamente non me ne frega nulla se non dribbla, se il suo passo non è rapido o se nei contrasti a volte tende a essere morbido. La cosa non mi sposta nulla. Quello che invece ho a cuore è che si imponga tecnicamente per quelle che sono le sue qualità: grande visione di gioco, palleggio, tiro, capacità di vedere calcio in anticipo e capacità aerobiche che gli permettono di avere un ampio raggio di azione.

Un giocatore con queste qualità però ad un certo punto deve per primo prendersi la squadra, con la sua forza e le sue caratteristiche. Deve cercare la palla, prendere la squadra per mano, calarsi nel cuore del gioco prima di tutto con la testa. Dopo nove mesi di Inter invece la cosa che mi fa cadere le braccia è che Eriksen ancora ha l’atteggiamento di chi è sceso ieri dall’aereo, come se intorno avesse dieci giocatori che non lo conoscono.

Sneijder, per scomodare i santi, senza neppure farne un discorso tecnico, aveva prima di tutto questa capacità, che giocasse da un giorno o da cent’anni in un gruppo: prendeva la squadra, ne diventava il cuore, catalizzava il gioco e riusciva a farlo anche se intorno aveva uomini di enorme personalità come Eto’o, Motta, Milito e Maicon. Dopo pochi minuti di gioco, in automatico, gente enorme come Stankovic, Zanetti e Cambiasso avevano lui come riferimento tecnico in campo: lui si era preso subito, in modo naturale, quella targa e i suoi compagni si erano immediatamente affidati a lui. Ibrahimovic, 39 anni, nel Milan di oggi ha fatto la stessa cosa: la squadra da Gennaio è cambiata in modo radicale e molto di questo cambiamento passa da lui. Ribery nella Fiorentina ha un peso analogo e pur con i limiti dell’età.

Era la sua prima partita…

Eriksen dopo nove mesi non è riuscito minimamente a proporre qualcosa di analogo. Per assurdo l’ultimo giocatore che ho visto riuscire a tratti a proporre qualcosa di simile da noi è stato Sensi, che anche quest’anno ha ripreso da dove aveva lasciato, con l’ennesimo affaticamento muscolare.

Rimanendo sul danese, per capirci, a mio parere non regge neppure l’idea che sia Conte ad ingabbiarlo oppure a volere qualcosa di differente: Conte vuole prima di tutto vincere e alla Juve si affidò a Pirlo in un sistema che inizialmente neppure doveva prevederlo. Se Eriksen facesse realmente emergere le proprie qualità e fosse leader tecnico della squadra giocherebbe tutte la partite, se non gioca è perché evidentemente non lo ha fatto. Si comporta come un gregario, come lo studente bravo ed intelligente che in una classe dove può “vivacchiare” fa il minimo indispensabile per portare a casa la sua sufficienza.

Che altro dire? Ci sarebbero i doverosi elogi a Lukaku per l’ennesima prova di livello proposta, con la certezza di aver trovato un centravanti da Inter che si rinnova – da un anno – di partita in partita. Da segnalare anche il discreto esordio di Darmian, che come giocatore all’interno della rosa saprà fornire il suo contributo e oggi ha fatto abbastanza bene. Nulla di paragonabile ad Hakimi, ma è riuscito a mostrare una certa intraprendenza e ad andare vicino al gol con un colpo di testa pericoloso sul finale di gara.

Non è stato semplice dal punto di vista psicologico oggi ricevere la notizia di Hakimi positivo alle 17. Stamattina si è allenato con noi e oggi avrebbe dovuto giocare. I ragazzi hanno dimostrato di essere uomini prima che calciatori

Antonio Conte, dopo la gara.

Il girone di Champion’s si preannuncia molto difficile. Con l’exploit dello Shaktar, che con diversi positivi è andato a vincere in casa del Real Madrid, la classifica si fa subito complicata.

In Champion's League se puoi vincere devi vincere. Abbiamo perso due punti, speriamo di non rimpiangerli. twittalo

Adesso pensiamo alla partita con il Genoa, dove sarà imperativo tornare a vincere dopo tre partite senza vittoria. Auguriamoci di recuperare degli assenti e incrociamo le dita nella speranza che non ci siano altri casi di positività. Onestamente non so che tipo di stagione possa venirne fuori quest’anno, né se si riuscirà a portarla a compimento, ma per il momento guardiamo alla prossima partita.

Il_Casa

Interista, fratello del mondo. Dal 1992 un'unica fede a tinte rigorosamente nerazzurre. Sobrio come Maicon, faticatore come Recoba.

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