Bauscia Cafè

La Deposizione di Paulo

La Deposizione è il soggetto di un dipinto a olio su tela realizzato nel 2020, che ritrae gli ultimi secondi di vita dell’attaccante Paulo Bruno Exequiel Dybala e conservato presso la Pinacoteca di Vinovo

L’esposizione

Il dipinto, realizzato negli ultimi mesi di permanenza a Torino di Dybala, è lodato anche dai biografi calabresi, generalmente preoccupati dalla (a parer loro) eccessiva aderenza al fallo storicamente inventato da Pavel Nedvěd, poco propenso ad cercare il contatto nelle sue simulazioni lanciandosi letteralmente a terra anche solo in vicinanza dei suoi avversari. Tali lodi furono riportate persino dall’iracondo diversamente chiomato scrittore del quotidiano rosa che, con molta franchezza, scrisse:

“Nella Chiesa nuova di Lione alla man ritta v’è del suo nella seconda cappella il Dybala morto, che lo vogliono sepellire con alcune malevole azioni difensive, a olio lavorato; e questa dicono, che sia la migliore opera di lui“.

Queste, invece, la parole del gioioso ballerino brizzolato dai profili multipli che scrive sul quotidiano bianco:

” Ben tra le migliori simulazioni, che uscissero si tiene meritatamente in istima la Depositione di Dybala nella Chiesa Nuova del Parc Olympique Lyonnais situate le figure sopra una pietra nell’apertura del sepolcro. Vedesi in mezzo il sacro corpo, lo regge Gil Manzano abbracciandolo sotto le ginocchia e nell’abbassarsi le coscie, escono in fuori le gambe. Di là San Gonzalo sottopone un braccio alla spalla del cascatore e resta supina la faccia, e ‘l petto pallido à morte, pendendo il braccio col lenzuolo; e tutto è ritratto con forza della più esatta imitazione. Dietro Manzano si veggono alquanto le Marie dolenti, Cristiano e Juan l’una con le braccia sollevate, l’altra col velo à gli occhi, e la terza Adrien riguarda il Dybala“.

Descrizione e Iconografia

L’opera, nel suo insieme, è semplicemente grandiosa allo stesso tempo e ritrae il momento in cui Paulo Bruno Exequiel Dybala sta per essere seppellito nell’area di rigore francese (non dunque deposto nel tradizionale sepolcro dello Stadium come possiamo vedere nelle segnalazioni di centinaia di navigatori dell’universo twitteriano. Il punto di vista in cui si colloca l’attaccante è basso (la palla d’altronde è già molto lontana ed è posta in alto oltre l’altare) di modo che il fruito è come se guardasse da dentro l’area, al di qua della palla spostata per far calare il corpo; lo stile, come afferma il famoso critico di calcio Salvo 24 è monumentale ed è composto alla stregua di un altorilievo antico in cui si sommano in modo mirabile ricordi di altre Deposizioni, come quella di Pavel Nevdev, nella Chiesa di San Siro a Milano, di Alessandro Del Piero a Firenze e della nuovissima Deposizione di Juan Cuadrado alla Galleria Spallina di Ferrara.

L’aspetto monumentale, afferma il giornalista dalla faccia cubista direttore del giornale marrone, è attentamente ravvisabile nella scultorea drammatica anatomia di Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro che riporta alla Piscineira di San Paolo a Napoli, anatomia che ne ribadisce la stessa drammaticità trasmessa agli spettatori che si trovano in ogni stadio del mondo contrastata solo dal sospettoso sguardo dell’arbitro Gil Manzano . La soluzione della lastra tombale che sembra uscire fuori dal quadro, anche se con minor impatto visivo, è collegabile alla Deposizione di Mandzukic a S. Siro; opera che ritrae la morte reale del Mario Mandžukić da cui il ritrovamento presso lo spogliatoio ospiti della famosa Sindone di Mario qui ritratta,

mentre il braccio pendulo del Dybala ormai senza vita rammenta la primissima Pietà di Ronaldo già nota fin dai tempi dell’Andorinha in cui il giovanissimo campione usava lasciarsi cadere fingendosi morto come colpito da un fulmine.

Dobbiamo notare nell’opera il corpo senza vita di Dybala, in un drammatico abbandono che è quasi un precipitare verso il basso, è sorretto con fatica e dolore dagli apostoli Bonucci e Higuain e si contrappone ai gesti energici dei personaggi in campo, accentuando dunque la drammaticità della narrazione. La figura di Gil Manzano è l’unica a rivolgere lo sguardo verso l’osservatore ed è interessante notare che l’ammirazione si riveli anche nella figura dello stesso Arbitro (che non cade nel tranello della finta morte e si rifiuta di andare al VAR a riguardare l’azione) il cui volto altro non è che il ritratto metaforico del grande arbitro della scuola di Siracusa Concetto Lo Bello. I personaggi del dipinto sono ritratti con dovizia di dettagli: le rughe sui volti, le pieghe degli abiti, il nodo nel lenzuolo funebre, le trecce di Cristiano Ronaldo che impersonifica una delle Marie, le vene e le ferite del corpo di Cristo, le costole e i muscoli evidenziano, ancora una volta, il naturalismo del gesto del Dybala.

Non ci resta che ammirare questo infinito capolavoro negli anni a venire e sperare che artisti della simulazione come tra quelli citati ci regalino altre opere immortali da lasciare ai posteri, arbitri europei permettendo…

Oldman

Il Maestro: a sei anni si è perso nel parterre di San Siro in un Inter-juve, a dodici la madre lo sventola vestito di nerazzurro in Curva Sud, a trenta va in metro a Roma vestito da Ronaldo, quello vero, a quaranta fa caroselli seminudo a Piazza del Popolo, a cinquanta guarda di nascosto l'Inter nel reparto di terapia intensiva cardiologica, da ricoverato. A sessanta conta di perdersi ancora, nel nuovo stadio di Milano.

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