Bauscia Cafè

Partizan – Inter 1 – 3

Il 31 agosto 2012 scrivevo tra i risolini di chi pensa “povera illusa”:

“C’è un’Inter nuova che sta nascendo, esattamente come 8 anni fa nasceva, con la pareggite, l’embrione della Seconda Grande (Grandissima) Inter. Non sarà perfetta, non sarà forse vincente da subito, ma ha questa grinta. Lasciatela lavorare, applauditela e imparate a rispettare l’immenso lavoro che c’è dietro. AMALA.”

Lo scrivevo perché mi sembrava che fossero innanzitutto tanti interisti a non credere in questa idea, c’era un sacco di insofferenza verso un mercato che a molti sembrava inutile. Invece a me – con tutto che il mercato è quell’aspetto del calcio che mi fa desiderare di seguire il golf – è piaciuto, perché con i mezzi e i giocatori a disposizione si è puntato tutto sul gruppo e non sui singoli. E scusate se è poco.
Mentre io parlavo in toni entusiastici di Stramaccioni, di alcuni giocatori, allo stadio mi esaltavo per una diagonale ben fatta, per i cambi di gioco che invochiamo continuamente, per la rapidità con cui si passa dalla difesa all’attacco, per una parvenza di idee e gioco (potrei andare avanti ma ve lo risparmio) intorno a me leggevo solo di morte e distruzione. Il più classico dei moriremo tutti, per intenderci.
Ho preso molto bene la nostra posizione in classifica l’anno scorso, perché ho pensato subito a quello che poi ha detto Samir ieri sera, l’Europa League è servita per giocare subito partite vere. Ci abbiamo messo tanto a carburare e quando ad agosto c’erano partite “così così” io ero fiduciosa, sapevo che la preparazione atletica, interrotta continuamente dalle amichevoli di lusso di qualificazione all’EL avrebbe dato i suoi frutti solo dopo parecchio tempo.
Mettere su una squadra così è un processo che passa dal “cercare di resistere 90 minuti soffrendo come delle bestie per non far vincere gli avversari”, passando per “giocare anche un po’ di merda ma riuscire a buttarla dentro e prenderne poche”, per arrivare alla sublimazione del “giocare pure bene, far divertire i tifosi e portare a casa risultati sonanti”.
Ora, per favore, vi chiedo solo di crederci e avere fiducia, di non precipitarvi subito alla conclusione che “moriremo tutti” alla prossima sconfitta (perché prima o poi perderemo, lo sapete no?). In fondo tutto quello che questo gruppo ci chiede è di essere uniti, come lo sono loro.

United States of F.C. Internazionale

Miss Green⁵

Sono nata e cresciuta all’ombra dello stadio, nel piazzale ho imparato ad andare in bici e in motorino. Da piccola dicevo che Malgioglio era mio padre, si somigliavano molto.

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