Bauscia Cafè

Come eravamo – Herrera: vento del Sud

Una volta il calcio era diverso. Ce lo diciamo spesso, ne parliamo tanto, ma in fondo quanto ne sappiamo? Io faccio outing: di calcio del passato so pochissimo, però grazie a Gabriele Porri (Watchdogs) me ne sono innamorata e ho cercato poco a poco di saperne un po’ di più. Per questo quando mi sono trovata fra le mani delle riviste sul calcio degli anni 60, ho deciso di copiare degli articoli come mamma li ha fatti, per una serie di post che ci facciano scoprire (o rivedere) “come eravamo”.
Oggi ho scelto un bell’articolo di Aldo Bardelli (Bologna, 1912 – 1971) da Il Calcio e il ciclismo Illustrato del 1961 che parla di Helenio Herrera, alla sua prima stagione alla guida dei nerazzurri. È impressionante notare come in certe frasi dell’articolo si ripeta la storia, tante frasi che potrebbero essere state usate anche parlando delle panchine di Trapattoni, di Mancini, di Mourinho.

titolo herrera
Il titolo dell’articolo su Il calcio e il ciclismo illustrato.
Milano, gennaio
Herrera, alla fine, ha stretto la mano a Foni. C’erano da fugare le nubi di una certa intervista. Herrera ad ogni modo, l’ha smentita. Dopo la vittoria…, ma l’ha smentita. I fotografi hanno ripresto la scena per la… storia; Foni si è dichiarato soddisfatto delle spiegazioni del collega; Herrera si è guadagnato nuove simpatie.
Il «mago» fa la sua strada; e con successo crescente. I giocatori dell’Inter, hanno riferito, tra l’altro, che durante il riposo Herrera fosse perfettamente tranquillo. Il gol di Schiaffino aveva fatto vacillare in qualcuno la fiducia nella vittoria. Ma Herrera aveva risollevato lo spirito degli incerti dichiarando testualmente: «Non preoccupatevi. Vinceremo per 3 a 1!».herrera Avrebbe detto esattamente così, azzeccando anche il punteggio. Chi metterà più in dubbio il suo magico potere?
Don Helenio è un tecnico di solida preparazione e di lunga esperienza. I successi che ha raccolto come allenatore in Francia e in Spagna e che oggi raccoglie in Italia non sono davvero casuali. È uno psicologo sottile, un preparatore atletico sapiente, un tecnico provveduto; ed anche scaltro, quanto basta per infilarsi nella corrente giusta. Quando arrivò in Italia parlò di fedeltà assoluta al giovo offensivo, di certezza nelle vittorie facili. Ma dopo Padova cambiò subito opinione e impostò la squadra per il risultato più che per lo spettacolo.
Del resto già lo aveva fatto con il Barcellona, così che non si può parlare neppur di un ripensamento improvvisato. L’Inter gioca oggi esattamente come sotto Herrera giocava il Barcellona; e come tutte le squadre si propongono ormai di giocare. Il «neo-metodo» non è una nostra trovata polemica; è una constatazione. Herrera lo applicava da tempo e non ha avuto difficoltà nell’applicarlo nell’Inter, appena ha avuto a disposizione gli elementi adatti (Balleri per primo).
I successi tecnici di Herrera, quindi, non debbono stupire. Può stupire, semmai, la vasta e fragorosa popolarità che si è conquistata, in poco tempo, in un ambiente difficile come quello milanese. Ma qui soccorre la legge dei contrasti. La figura spagnolesca, la dialettica scoppiettante, la civetteria del paradosso, gli atteggiamenti un po’ istrionici di Helenio Herrera avrebbero avuto, forse, scarso successo nel Sud, dove tutti sono un po’ come lui. A Milano, invece, il personaggio ha conquistato subito la platea.
Herrera ha acceso la fantasia dei milanesi in un momento che imponeva una spregiudicata fiducia nel successo finale, da parte di tutti. L’Inter doveva essere avvolta in una fiammata di rinnovati entusiasmi. Le previsioni caute, le dichiarazioni meditate, le interpretazioni anodine che fanno parte del tradizionale bagaglio psicologico degli allenatori avrebbero lasciato l’ambiente della squadra più freddo che mai.
Per riscaldarlo ci volevano proprio la spavalderia e il tenace ottimismo di Herrera; e ci volevano specialmente nei momenti difficili, che ci sono stati e magari torneranno prima che la giostra finisca.
È merito di Herrera, ad esempio, se contro la Roma l’Inter ha saputo reagire alla beffarda conclusione del primo tempo con un ardore, uno slancio una risolutezza del tutto… meridionali. Herrera ha portato nel Nord un soffio di vento del Sud. Ci ha portato, insomma l’eterna primavera. Si può , dunque, parlare anche di «magìa».

Aldo Bardelli

INTER: Buffon 7, Picchi 7, Gatti 6, Bolchi 6, Guarneri 7, Balleri 7, Bicicli 7, Lindskog 8, Firmani 6, Corso 9, Morbello 7.
ROMA: Cudicini 7, Fontana 7, Corsini 6, Giuliano 7, Stucchi 5, Pestrin 6, Orlando 4, Lojacono 6, Manfredini 6, Schiaffino 7, Selmosson 3.

La classifica al 22 gennaio 1961
La classifica al 22 gennaio 1961
Fonte: Il Calcio e il Ciclismo Illustrato, Anno XXXI, N.3, 22 gennaio 1961

Per concludere, un consiglio di lettura. Purtroppo si tratta di un libro difficile da trovare, ma se ci riuscirete, non ve ne pentirete. Garantisco io e se cliccate qui anche Sabine Bertagna (se non è una garanzia questa!): La mia vita, Helenio Herrera, Edizioni Mondo Sport 1964

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