Bauscia Cafè

21 anni

Moratti è un uomo incredibile, che ha dimostrato al mondo del calcio come dev’essere un Presidente. Tutti gli interisti devono essere orgogliosi di aver avuto un Presidente come lui.

José Mourinho

29 Novembre 2012: Inter Campus all'ONU
29 Novembre 2012: Inter Campus all’ONU

Beh tutto chiaro finalmente, no? Avrete letto di tutto negli ultimi tre giorni su Suning, su Jindong, su Nanjing e su tutta un’altra serie infinita di nomi di cui fino a una settimana fa in molti ignoravano anche l’esistenza. Quegli stessi che fino all’altro ieri straparlavano di 20% e quote di minoranza, vi hanno finalmente spiegato per filo e per segno le quote, i numeri, i voti, i bilanci, i programmi futuri da qui al 2021 e oltre. Volete sapere quante volte andrà in bagno Jindong il 15 settembre 2018? Chiedete a loro: lo sanno, potete giurarci. C’è rimasto ancora qualcosa da aggiungere in questo delirio di sovrainformazione? No, probabilmente no.

O forse sì.
Forse c’è da fermarsi un attimo, prima di guardare al futuro.
Forse c’è da tornare indietro nel tempo, al 18 febbraio 1995.

Stava per compiere 50 anni Massimo, e si regalava un sogno. Un sogno già vissuto quando era bambino, quel giorno di 40 anni prima in cui suo papà Angelo diventava Presidente dell’Inter iniziando a legare a doppio filo il nome e le fortune di questa meravigliosa squadra al suo cognome. Moratti. Non c’è interista che non lo conosca, non c’è interista che non abbia esultato con -e grazie a- Moratti.

21 anni fa.

Oggi, 7 giugno 2016, per la prima volta da 21 anni ci siamo svegliati con Massimo Moratti fuori dalla proprietà dell’Inter.

Quante cose succedono in 21 anni? Nel caso dell’Inter, tutte. Nel caso di Moratti, tutte.
Sentirete parlare da chiunque dei “primi, faticosissimi anni”. Non è esattamente così che è andata: in realtà bastano due anni a Moratti per alzare al cielo un trofeo mettendo in chiaro un po’ di cose.

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Immaginate per un attimo di leggere che l’Inter è andata a prendere Messi pagando l’intera clausola rescissoria al Barcellona, e aggiungendoci pure una manciata di spicci come indennizzo. Ecco: è così che ci sentivamo quel 25 luglio 1997. E’ così che ci ha fatto sentire Massimo Moratti.

E prima di Ronaldo, badate bene, c’erano stati Javier Zanetti (suo primo acquisto, poi dici il destino) e Roberto Carlos, Paul Ince e Youri Djorkaeff. Zamorano, Simeone, Paulo Sousa..devo continuare? Non è un problema, davvero: Roberto Baggio, Andrea Pirlo, Christian Vieri. Peruzzi, Panucci, Cordoba, Seedorf, Blanc, Jugovic. Vado a memoria, la lista è infinita. I più forti giocatori d’Italia, d’Europa e del Mondo. Solo in Italia una squadra del genere poteva non vincere. Doveva non vincere.

E lui lì a guardare inerme, a sopportare tutto armato solo di una passione infinita. Della nostra passione, di quella stessa passione che lo ha reso capace di colpi clamorosi e crolli altrettanto clamorosi. E così ci trovavamo un giorno ad alzare la Coppa UEFA e il giorno dopo umiliati da Iuliano. E lui si trovava un giorno ad annunciare Ronaldo e il giorno dopo a dimettersi per le critiche, e poi a tornare in sella per acclamazione. Era il 1999 e no, proprio nessuno voleva fare a meno di lui. Del suo amore, della sua passione, del suo essere così disperatamente attaccato all’Inter, della sua simbiosi totale con questa squadra e con la nostra storia.

Massimo Moratti è l’Inter, i suoi valori sono quelli dell’Inter e i valori dell’Inter sono i suoi. Quegli stessi valori che prima sembrano quasi una debolezza, poi diventano un punto d’onore, d’orgoglio.

E’ grazie a Massimo Moratti che siamo rimasti fuori dalla merda del calcio italiano che tutti conosciamo. Grazie all’appoggio di Giacinto, suo amico da sempre che con gli anni diventa anche per lui quello che è sempre stato per l’Inter: un faro, una luce da seguire, una guida innanzitutto morale. E’ Giacinto che lo ferma più di una volta, è Giacinto che gli spiega che no, vincere non è l’unica cosa che conta. Quei deliri li lasciamo ad altri, noi siamo l’Inter.

E’ Giacinto l’unico che può raccoglierne l’eredità nel 2004, quando si dimette di nuovo. Ed è lui a deciderlo, è Massimo Moratti a decidere che per la prima volta un ex-giocatore dell’Inter ne diventerà il Presidente. Resterà così fino all’ultimo giorno, fino a quel maledetto 4 settembre 2006. E’ il giorno più brutto di tutti: Giacinto se ne va e nessun altro se non lui può sostituirlo, nessun altro se non lui può portare l’Inter a salutare il suo Eroe come si deve.

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Con il lutto al braccio e le mani al cielo, il 9 settembre 2006 è Esteban Cambiasso a dare il via alla nuova Inter di Massimo Moratti. Alla Nuova Grande Inter. Come quella di papà Angelo, sì. Anzi persino meglio: 5 Scudetti consecutivi, grappoli di Coppe Italia e Supercoppe, la Champions, il Mondiale per Club. Il Triplete.

Il Presidente più longevo della Storia dell’Inter, il Presidente più vincente della Storia dell’Inter, il Presidente più vincente della Storia del Calcio Italiano: e no, mi dispiace per voi che state andando a controllare con albi d’oro e calcolatrici alla mano, ma qui non si tratta di sommare numeri. Qui si parla di amore e di Passione, con la maiuscola, non di contabilità.

https://twitter.com/SerieA_TIM/status/739782701801218048
Dopo essere stato il primo a cedere la poltrona di Presidente dell’Inter a un ex-giocatore, diventa il primo a cederla a uno straniero. Siamo fratelli del mondo in fondo: arriva Erick Thohir e Moratti per la prima volta fa un vero passo indietro.
Oggi il passo indietro è di quelli grossi, di quelli sui quali è quasi impossibile ritornare. Oggi Massimo Moratti diventa un tifoso come tutti gli altri. Con 21 anni in più sulle spalle, con tanti trionfi e tante delusioni addosso, ma con la stessa voglia, con la stessa passione, con lo stesso amore che ha messo in ogni suo gesto per la nostra Inter.

Un addio? Si dice addio a qualcosa solo quando la si lascia anche col cuore, e il mio cuore resta legato all’Inter.

Massimo Moratti

Oggi Massimo Moratti diventa un tifoso come tutti gli altri con la stessa speranza, la nostra, che per la prima volta nella storia dell’Inter certi trionfi possano portare un altro cognome. Con la presa di coscienza che il calcio è cambiato, che c’è un solco tra alcuni club e altri ed era arrivato il momento di decidere da quale parte stare. Con la convinzione di aver scelto la parte giusta. Con una sola frase sempre nella testa.
C’è solo l’Inter.
Per te, Massimo, come per tutti noi.
C’è solo l’Inter.
E tu l’hai servita come meglio non potevamo chiederti.
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Grazie, Presidente.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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